L’empatia che fa comodo al Cremlino

Perché i russi non protestano? Una domanda che l’Occidente continua a porsi come se fosse nuova, dimenticando che la risposta cambia a seconda di chi la racconta.

Qualche tempo fa Valigia Blu ha pubblicato un lungo articolo firmato da Daria Kryukova, rifugiata politica russa in Italia. Il pezzo affronta una domanda che in Occidente torna ciclicamente: “Perché i russi non protestano?”.

La risposta di Kryukova è semplice: perché non possono. La tesi riportata su Valigia Blu da Kryukova è che i russi in Italia sanno cosa sta succedendo, lo capiscono, ma la paura e l’anestesia collettiva li paralizzano. Si tratta di un testo scritto con tono personale e dolente, e ha avuto grande risonanza sui social italiani.

Il problema è che quello che per molti lettori italiani suona come un “racconto umano e profondo”, per gran parte della comunità ucraina è una cornice narrativa perfettamente funzionale alla propaganda russa. Sia chiaro, siamo tutti d’accordo che questo non è intenzionale, ma in casi come questo la differenza nella percezione delle cose è molto netta.

La reazione ucraina: “Avete perso la battaglia”

L’associazione Stand for Ukraine ha preso una posizione molto forte sull’articolo di Kryukova, affermando che chi ha condiviso o apprezzato l’articolo di Valigia Blu “non ha capito nulla della propaganda russa” e ha quindi “perso la battaglia comunicativa”.

La durezza della reazione è facilmente spiegata: per chi subisce bombardamenti quotidiani e ha vissuto le deportazioni, leggere un testo che sposta la lente dalla responsabilità russa alla “sofferenza psicologica dei russi” è uno schiaffo in faccia. Secondo i membri dell’associazione, dopo quattro anni di guerra, parlare ancora dei “poveri russi paralizzati dalla paura” appare più un esercizio di autoassoluzione che un’analisi dei fatti.

Paragoni concreti

Una delle manifestazioni di piazza che è stata più citata dai sostenitori ucraini è quella contro il regime di Teheran, manifestazione che ha visto cittadini iraniani in piazza a Torino manifestare contro il governo del loro Paese. Anche loro, come i russi, sanno di correre rischi per i familiari in patria andando a manifestare. Ma l’hanno fatto comunque, ritenendo che la presa di posizione contro il regime fosse più importante di quanto non lo siano i rischi.

Insistere ad affermare, come fa Kryukova, che i “russi veri” sono buoni ma purtroppo paralizzati dalla paura è una narrazione rassicurante per il pubblico occidentale. Agli ucraini però farebbe piacere vedere anche un’ammissione di responsabilità collettiva; e invece il nulla. Nessuno ha colpe, nessuno ha responsabilità. A leggere le parole di Kryukova sembra che esistano solo russi buoni e innocenti e oligarchi cattivi e colpevoli, con in mezzo il nulla.

Ma la contrapposizione tra buoni e cattivi è molto infantile, e cascarci – a nostro avviso – è un grave errore. Gli attivisti ucraini la chiamano москальська м’якоть, letteralmente “morbidezza moscovita”: una forma di narrazione russa soft, non orchestrata dal Cremlino ma perfettamente utile ai suoi scopi.

Il problema non lo vediamo solo noi

Voice of America lo spiegava già nel 2024:

…la Russia riesce a promuovere ulteriormente le sue narrazioni sui media occidentali, a cambiare argomento e a distorcere la percezione della sua guerra aggressiva per incolpare l’Ucraina stessa.

In Crimea, per esempio, la notizia di un attacco ucraino è stata raccontata come “tragedia dei vacanzieri”, cancellando il dettaglio che l’obiettivo fosse militare.

La fascinazione del russo buono

In Italia, probabilmente per un fatto culturale, da Dostoevskij in poi siamo spesso rimasti affascinati dalla figura del russo tragico, incompreso e fondamentalmente buono. Così, quando leggiamo un testo che racconta i russi come anime nobili schiacciate dalla Storia, ci caschiamo a piè pari. È una narrazione semplificata dei fatti che ci piace molto. Sia chiaro, non siamo qui a sostenere che non esistano reali oppositori al regime di Putin e degli oligarchi, persone vere, coraggiose, come non mettiamo in dubbio che ci siano russi paralizzati dalle possibili ritorsioni.

Ma sarebbe importante non trasformare i russi spaventati nella narrazione dominante, poiché dall’altra parte abbiamo civili sotto le bombe per una guerra che non hanno iniziato loro. Questa è l’unica amara realtà dei fatti che dovremmo tenere chiara a mente.

Concludendo

L’articolo di Kryukova non è disinformazione di quella che trattiamo qui su BUTAC, ma diventa comunque un’arma di distrazione utile a quella propaganda che tentiamo di contrastare da tanti anni, fin da prima che la guerra in Ucraina scoppiasse. Storie come quella riportata da Valigia Blu rischiano di spostare il focus, deresponsabilizzare, addolcendo di fatto l’immagine del popolo aggressore.

Il pubblico ama le storie con i buoni e i cattivi. Ma quando la sceneggiatura la scrive Mosca, forse è il caso di fare più attenzione anche alle note a piè di pagina…

maicolengel at butac punto it

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L’articolo L’empatia che fa comodo al Cremlino proviene da Butac – Bufale Un Tanto Al Chilo.

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