Le promesse di ricchezza per giovanissimi

Qualche anno fa, al cenone di Natale, mio nipote, allora giovanissimo, iniziò a parlarmi entusiasta degli NFT. In famiglia ero l’unico minimamente competente in tecnologia, e lui mi spiegava che aveva deciso di investire in quel settore. Io, per farla breve, non la pensavo come lui: mi sembrava una moda passeggera, una bolla destinata a scoppiare. Il tempo, purtroppo, mi ha dato in buona parte ragione.

Qualche giorno fa invece ho ricevuto una mail che mi ha riportato alla mente quella conversazione. La mail era di un insegnante e gamer, che raccontava:

…passo diverse ore sulle app videogiochi, soprattutto di strategia, aperte alla fascia adolescenziale. Come accade su queste app, scatta una miriade di pubblicità, due in particolare hanno attirato la mia riflessione: l’acquisto di terreno virtuale e bitcoin…

…se un mio alunno non possedesse il mio stesso senso critico, varrebbe la pena, ma soprattutto guadagnerei o dietro avrei perdite e perdita di dati, per non essere catastrofici, come nel 1929 con la grande depressione?

Sentendo ogni tanto mio figlio parlare coi suoi amici, mi rendo conto che certe pubblicità all’interno dei videogiochi – specie su dispositivi mobili – cercano pesantemente di spingere il giocatore verso attività che dovrebbero generare introiti, ma che in realtà presentano più rischi che altro.

I terreni virtuali, il metaverso gli NFT

La promessa iniziale era geniale: vendere pixel sostenendo che un giorno avrebbero aumentato il loro valore in maniera esponenziale. Ma si trattava di una bolla digitale, che purtroppo non ha portato nulla di buono. A gennaio 2025 è uscito uno studio, non peer-reviewed ma comunque molto interessante, dal titolo già promettente:

Anatomy of a Digital Bubble: Lessons Learned from the NFT and Metaverse Frenzy

Studio che mostra come la bolla del Metaverso e degli NFT abbia funzionato come le truffe piramidali; lo schema era praticamente lo stesso. C’erano in gioco attori proprietari di ingenti quantitativi di pixel, venduti a prezzi gonfiati da un mercato che in realtà non esisteva. Tutti coloro che entravano nel business dopo questi primi grossi investitori si sono ritrovati con perdite finanziarie importanti. A guadagnarci sono stati solo quelli che, dalla cima della piramide, continuavano a insistere che si trattasse di un ottimo investimento. Anche mio nipote ci ha perso, per fortuna non così tanto. Senza un’educazione economica solida, è molto facile cadere nella trappola “rialzo=opportunità” senza capire che può essere benissimo pump & dump o appunto uno schema piramidale.

Le cryptovalute

Qui la questione è differente, perché tutti conosciamo le storie di chi ha fatto soldi grazie a Bitcoin, ma si parla molto meno di quanti hanno perso soldi a causa del trend legato alle cryptovalute. Se ne parla meno perché non sono racconti utili al sistema, ma sono tanti quelli che hanno investito in valute che sembravano promettenti e poi si sono ritrovati dalla mattina alla sera senza più un bit da spendere.

Purtroppo la narrazione legata alle cryptovalute funziona benissimo coi giovani, anche grazie a soggetti di dubbio valore morale che passano le giornate a mostrare come si vive nel loro attico a Dubai o altre location similari. Peccato che nove volte su dieci quell’attico è stato affittato per scattare qualche foto, la macchina è in prestito, i vestiti sono noleggiati come anche l’orologio di lusso. Spesso, oltretutto, i ragazzi che si prestano a queste pantomime lo fanno proprio perché hanno debiti da pagare con gli stessi che li hanno introdotti nel settore. La differenza sta tutta nel tipo di approccio: una persona informata a sufficienza dei possibili rischi può decidere di investire una percentuale delle proprie entrate, conscio che potrebbe perderla tutta. Un ragazzino giovane rischia di investire tutte le sue scarse risorse e trovarsi con in mano un pugno di mosche.

Cryptocurrency bubble

Uno scenario da Grande Depressione del 1929 si è già visto: ci sono tantissimi giovani che si sono ritrovati con portafogli di prodotti web – ma pagati con soldi veri – che oggi valgono meno di una figurina Panini. Su Wikipedia si trova una cronologia delle varie crisi del mercato delle cryptovalute, analisi che purtroppo pochi si fermano a leggere, convinti che a loro non succederà.

Concludendo

Noi non siamo esperti di economia web, ma riteniamo che il vaccino contro queste forme di investimento a rischio sarebbe una migliore alfabetizzazione economica. Peccato che al momento se ne faccia pochissima e in maniera spesso maldestra (vedo i libri del liceo di mio figlio, sento cosa viene insegnato a scuola). Quando poi a occuparsi della materia sono influencer su TikTok state tranquilli che l’unica economia che gli interessa è quella che porterà denari nelle loro tasche.

Sperando almeno di avervi portato a essere un filo più scettici su alcune forme d’investimento digitale non credo di poter, nel mio piccolo, aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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