Dente di leone, cancro e clickbait
Su Instagram c’è una pagina che si chiama Inaspettato, che ha oltre 470mila follower – e quindi ha anche la possibilità di fare entrate economiche. Secondo i dati ricavati da DeRev una pagina con quel seguito potenzialmente potrebbe incassare tra i 5.000 e i 9.000€ a post, e tra i 1.000 e i 2.000€ a storia, ovviamente se si tratta di contenuti sponsorizzati. Quello che trattiamo oggi non lo è, ma poco cambia, perché si tratta di un contenuto clickbait diffuso solo per far crescere l’engagement della pagina.
Negli ultimi anni, il dente di leone ha attirato grande attenzione nel campo della ricerca oncologica, grazie ai risultati sorprendenti ottenuti da un gruppo di studiosi della University of Windsor in Canada.
In laboratorio, l’estratto della sua radice (Dandelion Root Extract) ha mostrato la capacità di eliminare oltre il 90% delle cellule di cancro al colon, lasciando però intatte quelle sane. Un risultato che ha spinto i ricercatori a studiare più a fondo il suo meccanismo d’azione.
Il merito sembra essere del taraxasterolo, un composto naturale del dente di leone che agisce su alcune vie molecolari coinvolte nella crescita dei tumori e nell’infiammazione cellulare, favorendo la cosiddetta apoptosi, cioè la morte programmata delle cellule malate.
Tuttavia, gli esperti precisano che si tratta di studi in vitro e su modelli animali, quindi non esistono ancora prove cliniche sull’uomo. Il potenziale è grande, ma servono anni di ricerca per comprendere davvero come sfruttare in sicurezza questa scoperta.
Fonte: University of Windsor – “Oncotarget”
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Ma come riportavamo qualche mese fa in un articolo sui presunti benefici per la salute del dente di leone o tarassaco:
…questa storiella circola dal 2016, quando ce ne occupammo a causa di articoli su blog anonimi che venivano condivisi da pagine social di vario genere. Bei tempi, almeno all’epoca si trattava di testi scritti da esseri umani. Oggi pure le IA ci si mettono. Sigh. All’epoca concludevamo così:
le ricerche di Siyaram Padney non dimostrano che la radice di tarassaco è efficace nella terapia dei malati oncologici.
No, non esiste motivo di ritenere che bere infusi di radici di dente di leone abbia una qualunque efficacia terapeutica.
La situazione in questi mesi non è cambiata di una virgola. Inaspettato cita proprio lo studio del 2016 che a oggi non ha portato alcuna nuova scoperta. I redattori della pagina prima di pubblicare il post avrebbero potuto fare qualche ricerca online e scoprire i nostri due articoli scritti all’epoca, ma Inaspettato non è una pagina di divulgazione bensì una pagina che sta solo cercando di accrescere il più possibile il numero dei propri follower per essere sempre più economicamente rilevante.
Come tante altre pagine, sia chiaro…
Continuiamo a ritenere che profili così siano un danno immenso per chi naviga alla ricerca di informazioni: una completa mancanza di etica dell’informazione sta prendendo il sopravvento anche su piattaforme che erano nate con l’intento al massimo di intrattenere, non di informare; ma adesso danno al pubblico l’illusione di averlo fatto, quando al massimo il pubblico sta leggendo l’equivalente digitale del “Forse non tutti sanno che” della Settimana Enigmistica (ma scommettiamo che le notiziole in quella rubrica venissero verificate un minimo, prima della pubblicazione). Serve un cambio di tendenza, o tra dieci anni chi verrà dopo di noi non saprà più dove sbattere la testa per cercare informazioni corrette.
Non credo di poter aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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In laboratorio, l’estratto della sua radice (Dandelion Root Extract) ha mostrato la capacità di eliminare oltre il 90% delle cellule di cancro al colon, lasciando però intatte quelle sane. Un risultato che ha spinto i ricercatori a studiare più a fondo il suo meccanismo d’azione.
Il merito sembra essere del taraxasterolo, un composto naturale del dente di leone che agisce su alcune vie molecolari coinvolte nella crescita dei tumori e nell’infiammazione cellulare, favorendo la cosiddetta apoptosi, cioè la morte programmata delle cellule malate.
Tuttavia, gli esperti precisano che si tratta di studi in vitro e su modelli animali, quindi non esistono ancora prove cliniche sull’uomo. Il potenziale è grande, ma servono anni di ricerca per comprendere davvero come sfruttare in sicurezza questa scoperta.
Fonte: University of Windsor – “Oncotarget”