Indagato per omicidio colposo

Non amo parlare di questo genere di cronaca, ma riteniamo necessarie delle precisazioni. Quasi tutti avrete letto la tragica notizia del diciassettenne morto mentre scavava una buca in spiaggia. Notizia che letta ha dell’incredibile, e che lascia qualsiasi genitore sgomento.

A peggiorare l’impatto della notizia arrivano i titoli dei giornali che annunciano che il papà è stato messo sotto indagine per omicidio colposo. Articoli di poche righe, come questo del Corriere, che non spiegano praticamente nulla:

Il padre di Riccardo Boni, diciassettenne morto a Montalto di Castro, giovedì scorso, nella buca di sabbia che lui stesso aveva scavato, è indagato.

Si tratta di un’iniziativa preliminare da parte della Procura di Civitavecchia che, sulla scomparsa del ragazzo, ha aperto un fascicolo. Il reato contestato è quello di omicidio colposo, un’accusa interamente da verificare ma che copre le eventuali omissioni che avrebbe potuto commettere il papà di Riccardo. Come noto, l’uomo si trovava sulla spiaggia in un luogo distante rispetto alla zona dell’incidente, e solo in seguito alle indicazioni del fratello minore di Riccardo si è riusciti a rintracciare il ragazzino.

La vittima era minorenne e, in questo caso, è la legge a stabilire che la responsabilità di quel che accade è in capo ai genitori. Adesso saranno gli accertamenti delegati alle forze di polizia a fare chiarezza. Non è escluso che l’indagato chieda di essere ascoltato dai pm per chiarire fin d’ora la sua posizione.

La prima cosa da spiegare chiaramente ai lettori, subito, fin dal titolo, sarebbe che si tratta di un atto dovuto, non di una colpa accertata. E invece si gioca un po’ sui termini, lasciando che il lettore medio possa scatenare la sua ignoranza sui social, magari indignandosi contro la cattiva procura, i magistrati ecc.

Sono anni che vediamo i giornalisti fare questo gioco, ed è tremendo. Nel caso specifico – trattandosi di un minorenne deceduto in circostanze potenzialmente evitabili – la legge impone alla Procura di fare tutte le verifiche del caso, inclusa la responsabilità genitoriale. Si tratta quindi di un atto imposto dalla legge, senza del quale la Procura non può fare alcuna indagine.

Non è un’accusa contro qualcuno, ma un dispositivo di legge che serve a garanzia di tutti. Difatti solo iscrivendo qualcuno nel registro degli indagati è poi possibile svolgere tutti gli atti necessari per arrivare alla conclusione delle indagini senza il rischio che qualche dettaglio possa essere dichiarato nullo.

Essere indagati non significa essere colpevoli, ma c’è gente che non ha chiara questa differenza, l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle e lo vediamo quotidianamente a commento di notizie di cronaca.

redazione at butac punto it

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