No, nessuno chiede una firma prima del sesso

Qualche settimana fa, grazie alla nostra nuova collaboratrice Beatrice D’Ascenzi, ci siamo occupati di una notizia che vedeva protagonista Laura Boldrini. L’articolo cercava di fare chiarezza sul fatto che Laura Boldrini non avesse proposto il “consenso scritto della donna prima di un rapporto sessuale”.

Ma evidentemente a un certo giornalismo, e a una certa politica vicina ai conservatori di destra, piace insistere con la disinformazione; ed ecco così che il 2 novembre Il Giornale, a firma di Melania Rizzoli, titolava:

Una firma prima del sesso

In Francia bisognerà sottoscrivere un documento prima di ogni rapporto. L’obiettivo: passare dalla “cultura dello stupro” a quella del consenso

Quindi stessa tematica della notizia su Laura Boldrini, solo che stavolta si sostiene che sia materialmente stata approvata una proposta di legge che:

…prevede il consenso informato prima di ogni rapporto sessuale, anche con il proprio partner, una firma su un documento che confermi la libera manifestazione della volontà della persona, una autorizzazione che dovrà essere valutata tenendo anche conto della situazione e del contesto.

Ma le cose stanno diversamente, e lascia un filo sconcertati che proprio una donna si presti a questa disinformazione.

Per essere chiari, la riforma francese modifica semplicemente la definizione legale di stupro, che passa da:

“atto di penetrazione sessuale commesso con violenza, coercizione, minaccia o sorpresa”

a

“qualsiasi atto sessuale non consensuale”

Ovvero si passa da una definizione che si basava più sulla forza fisica del gesto, la violenza, a una che si basa solo e unicamente sul consenso, come – a nostro avviso – è giusto che sia. E difatti la legislazione, così facendo, si allinea a quella di altri Paesi europei che hanno modificato quella definizione, come Francia, Spagna, Finlandia, Danimarca e Grecia.

Sia chiaro, come in tanti casi di malinformazione, l’articolo de Il Giornale queste cose le spiega tutte, ma sempre facendo riferimento a questa fantomatica firma che andrebbe apposta su un documento. Firma però di cui la legge non parla, come non ne parlano le cronache francesi, perlomeno non quelle faziose che vorrebbero che le cose stessero come un tempo, probabilmente anche un filo nostalgiche del delitto d’onore all’italiana (che, ricordiamo ai tanti che si appellano alla nostra millenaria cultura, è stato abrogato nel 1981, non mille anni fa).

Non c’è nessuna casellina del consenso da barrare prima di accoppiarsi, solo una legge che chiarisce un principio basilare: se manca il consenso è violenza. Punto.

Quello che mi fa una gran tristezza sono i toni usati da Rizzoli:

Si deduce quindi che il consenso informato, prima di ogni atto sessuale che si voglia consumare, andrebbe sempre firmato in doppia copia, una per ciascun partner, i quali dovranno custodire il documento in una cartellina privata, insieme a tutti gli altri consensi vergati in occasione di altri rapporti sessuali, abituali od occasionali, completati da date, orario e possibilmente luogo dell’atto, specificando naturalmente il nome, il cognome e data di nascita del partner sessuale, etero od omosessuale, anche se si trattasse di prostituite, trans, transessuali, escort, gender [sic, ma che vuol dire? ndr] ecc, per essere precisi, per non cadere nei cavilli giuridici e per adeguarsi alla lettera alla nuova legge nazionale…

…certamente si creerà qualche imbarazzo in molte coppie che intendono accoppiarsi senza problemi, una sera qualunque sotto la magia della torre Eiffel illuminata, travolte dal desiderio che dovrà essere tenuto a bada fino alla firma del contratto, pardòn del modulo di consenso, che non è dato sapere se già pre-compilato e distribuito nelle farmacie e supermercati, oppure dovrà essere vergato a mano, senza la presenza di un notaio, quindi con un valore legale sempre discutibile.

Vorrebbe forse strappare un sorriso, ma la materia è così delicata che a me sembra solo un tentativo, malfatto, di  ridurre a barzelletta ciò che non piace, ciò su cui non si concorda. È una tecnica vecchia come il mondo: ridicolizzare ciò che non si vuole capire, o peggio, ciò che si vuole delegittimare.

Eppure sarebbe bastato leggere le fonti francesi come Le Monde linkato poco sopra o Human Rights Watch per accorgersi che nessuno parla di moduli da firmare, né in Francia né negli altri Paesi in cui questa modifica è stata accolta già da tempo.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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veronulla