Il 13 aprile 2014 in Donbass…

Ormai non passa giorno senza che ci segnaliate un post di propaganda relativo alla guerra in Ucraina. Oggi il post che ci avete segnalato è collegato a un video di cui potete vedere screenshot in apertura di articolo, il testo che l’accompagna è questo:
Il 13 aprile 2014, in Donbass nella città di Zaporozhie un gruppo di operai, minatori, e militanti antifascisti venne circondato da oltre 1500 nazisti ucraini e per ore vennero riempiti di uova, sassi, petardi. Nonostante le minacce di morte, loro resisterono stretti gli uni agli altri cantando l’inno dell’Unione Sovietica. Quando l’assedio si sciolse alcuni antifascisti vennero arrestati e altri successivamente aggrediti con bastoni. Ma la loro fierezza e il loro coraggio furono di esempio per tutto il popolo del Donbass nella lotta contro il nazismo e la NATO che li sostiene e li foraggia dal 1991.
La prima cosa da dire è che Zaporižžja non è in Donbass: si trova nell’Oblast di Zaporizhzhia, che è una delle 24 regioni dell’Ucraina; confina col Donbas ma non ne fa parte, tuttavia si tratta di un dettaglio. In rete di fonti verificate che confermino i fatti raccontati dal post non se ne trovano. In compenso è pieno di post come quello che vi abbiamo riportato o racconti epici costruiti ad hoc e diffusi un po’ ovunque per creare un forte impatto emotivo, fortemente polarizzato. Tipico della propaganda.
È noto che nel 2014, dopo la caduta di Yanukovich, ci siano state manifestazioni e proteste di piazza, in varie città del sud-est – tra cui Zaporižžja – sia pro-Maidan che anti-Maidan, tutte cose che qui su BUTAC abbiamo trattato in passato. La caduta di Yanukovich come presidente viene definita da Mosca come un colpo di stato, ma in realtà, come riportano le cronache verificate, persino membri del suo stesso partito votarono perché venisse rimosso dall’incarico, il che la dice lunga su quanto fosse amato come presidente del Paese.
Ma l’episodio dei 300 filorussi che avrebbero cantato l’inno dell’Unione Sovietica mentre venivano bersagliati di pietre e uova non trova spazio nelle cronache da fonti verificabili che abbiamo consultato. Solo qualche tempo dopo i fatti sono spuntate queste narrazioni “epiche”, che comprendono tutti gli stilemi tipici della propaganda: dall’eroismo del popolo oppresso alla disumanizzazione del nemico. Invece nessuna fonte indipendente o affidabile – reporter internazionali, ONG, giornali neutrali – ha documentato a Zaporižžja un evento con le caratteristiche narrate. Sia chiaro, questo non significa che non ci sia stata la protesta: il video è reale, ma dare a intendere che quelli accerchiati fossero eroici antifascisti serve alla narrativa. Si trattava di uno sparuto gruppo di separatisti che volevano che anche Zaporižžja, come il Donbass, si staccasse dall’Ucraina e diventasse regione indipendente. Ma mentre in Donbass sono in qualche modo riusciti nell’intento, qui erano la minoranza e la loro richiesta non ha trovato terreno fertile. Sostenere che chi gli accerchiava fossero “nazisti ucraini” è un altro dettaglio sfruttato dalla propaganda: erano ucraini, punto, ucraini che non volevano cambiare bandiera.
Abbiamo già parlato tante volte di Donbass da queste parti e vi invitiamo a leggere i nostri articoli precedenti, come abbiamo parlato del 2014 sempre relativamente a quanto avvenuto unidici anni fa in Ucraina.
redazione at butac punto it
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