Il Tryzub, l’ambasciata russa e Carlo Calenda
Non sono un grande estimatore di Carlo Calenda, sarà che mi sta sulle scatole fin da quando interpretò Bottini in Cuore diretto dal nonno Luigi Comencini. Ero obbligato a guardare lo sceneggiato TV (all’epoca li chiamavamo così) e Bottini, protagonista principale, era in assoluto il personaggio che meno mi andava a genio. Inoltre sono un gamer, un gamer di 53 anni, e vedere un mio praticamente coetaneo scrivere una cosa così sui social mi aveva fatto davvero alterare:
Sarà forte ma io considero i giochi elettronici una delle cause dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento. In casa mia non entrano. https://t.co/ZC74SNSFCq
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 3, 2018
Ma tutto questo non ha nulla a che fare con quanto trattiamo oggi. Carlo Calenda mi può stare sulle scatole ma una cosa che ha fatto nei giorni scorsi l’ha portato sulle pagine di tutti i giornali, non solo italiani, e ammetto che ho trovato la sua scelta un’importante presa di posizione in un momento storico particolare come quello che stiamo vivendo.
Come riportato sempre sulla sua bacheca X, Carlo calenda si è tatuato il Tryzub sul polso:
E mo’ ce lo siamo tatuati per la vita.#slavaukraini pic.twitter.com/K7TIEejDpL
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 8, 2025
E non tutti hanno apprezzato:
Ma il politico italiano Carlo Calenda, come del resto alcuni altri suoi malcapitati colleghi, davvero comprende cosa significhi il simbolo che si è fatto tatuare sul braccio? In Russia, a tal proposito, si usa dire “son tutti frutti dello stesso campo”.
https://t.co/tZ1TBw57X8 pic.twitter.com/b6XTCM7ypj
— Russian Embassy in Italy (@rusembitaly) November 9, 2025
Ma stanno facendo il solito giochino propagandistico: nulla di quanto sostengono, infatti, è vero. Il Tryzub, o tridente, non è affatto un simbolo “nazista” come cercano di insinuare gli agenti del Cremlino. È l’emblema nazionale dell’Ucraina sin dal 1918, e le sue radici affondano fino ai sigilli dei principi di Kiev di oltre mille anni fa.
La disinformazione russa, però, gioca sempre la stessa carta: prendere un simbolo, strapparlo dal suo contesto, e appiccicargli un significato tossico. L’obiettivo? Far sembrare che chi lo usa sia un estremista, un fanatico, o comunque “dalla parte sbagliata”.
È accaduto con il battaglione Azov, con la bandiera ucraina e ora, di nuovo, con il Tryzub. Non ci stupiamo di nulla, nemmeno del fatto che la testata più filorussa d’Italia, nel raccontare la bagarre tra Calenda e l’Ambasciata russa, abbia evitato qualsivoglia verifica su chi dei due contendenti abbia ragione, con un articolo che si limita a raccontare il fatto, e dove si evita per scelta una firma riconoscibile e si preferisce usare la solita dicitura di F.Q.; sia mai possibile identificare quale tra i tanti agenti del Cremlino in Italia abbia firmato quello che definire articolo pare esagerato.
Origini storiche
Il Tryzub appare per la prima volta come marchio personale dei principi della Rus’ di Kiev, in particolare su monete e sigilli del principe Volodymyr il Grande, alla fine del X secolo. L’esatto significato originario del segno non è documentato, ma viene associato a simboli di potere regale e a motivi religiosi o mitologici.
Simbolo nazionale moderno
Dopo l’indipendenza del 1991, la Verkhovna Rada (parlamento ucraino) adottò il Tryzub nel 1992 come piccolo stemma nazionale. Rappresenta la continuità con la tradizione statale medievale e la rinascita della nazione ucraina. Compare anche al centro della bandiera presidenziale e su molti distintivi militari. Forse ai russi il simbolo non piace in quanto, appunto, rappresenta quella prima rottura del 1991, ma in ogni caso non si tratta di un simbolo riconducibile al nazismo, è molto più antico.
Uso contemporaneo
Oggi il Tryzub è molto presente nella vita pubblica ucraina: compare su documenti, sulle monete della hryvnia ucraina, nelle uniformi, sui monumenti e nella simbologia patriottica, fungendo da potente segno di unità e resilienza nazionale.
Concludendo
Diffidate da chi prova a collegarlo ai simboli nazisti: è la solita proiezione.

Avete presente quel vecchio gioco da bambini, quando il primo che chiede “chi l’ha fatta?” di solito è proprio il colpevole? Ecco, qui la dinamica è più o meno la stessa.
In chiusura vorrei invitarvi a Modena il 29 novembre, a Palazzo Europa, dove insieme ai professori Sofia Ventura, politologa, e Alessandro Vitale, docente di studi europei, moderati dall’amica Olena Kim, discuteremo di disinformazione e pregiudizi sul conflitto in Ucraina.
maicolengel at butac punto it
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