Stop controllo e repressione. Ecco il nostro piano sulle droghe
La Contro-conferenza sulle droghe si è chiusa sabato scorso a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, dopo tre giorni intensi di dibattito, assemblee, workshop, testimonianze e confronto tra associazioni, operatori, persone che usano sostanze, amministratori locali, ricercatrici e movimenti sociali. Una partecipazione ampia e trasversale, capace di mettere in dialogo esperienze e competenze che da anni chiedono una riforma radicale della legislazione italiana sulle droghe.
La Contro-conferenza – convocata da una vasta rete di organizzazioni della società civile – è nata come risposta politica a una Conferenza governativa chiusa, priva di ascolto e completamente scollegata dagli indirizzi internazionali. La linea del Governo resta ancorata ai paradigmi repressivi introdotti trent’anni fa dalla legge 309/90.
Il documento approvato al termine dei lavori afferma la necessità di una valutazione onesta dei danni prodotti dal proibizionismo: incarcerazione di massa, stigmatizzazione, discriminazioni sociali, impoverimento dei territori, marginalizzazione crescente dei consumatori più vulnerabili. Il testo definisce un piano di riforma articolata, che fissa obiettivi intermedi, come la depenalizzazione dell’uso e la proporzionalità delle pene per lo spaccio, la fine delle sanzioni amministrative e delle misure discriminatorie come daspo e zone rosse e l’abrogazione dei provvedimenti repressivi del Governo Meloni (Decreto Rave, Decreto Caivano, nuove norme del Codice della Strada, Decreto Sicurezza). A questi affianca l’estensione reale dei Livelli Essenziali di Assistenza per la riduzione del danno, incluse stanze del consumo e drug checking. L’obiettivo è un nuovo assetto di governance basato sulla salute pubblica e non sul controllo penale, iperniato sulla costruzione di modelli di regolazione legale, a partire dalla cannabis.
C’è poi un luogo in cui le politiche sulle droghe diventano concrete, si incontrano con le persone, e producono effetti immediati sulla vita quotidiana. Questo luogo sono le città. Per questo è fondamentale la definizione di politiche locali di gestione sociale dei contesti urbani.
La Rete Elide delle città per l’Innovazione delle Politiche sulle Droghe ha ricordato che le proposte elaborate nell’Assemblea nazionale di Milano, a gennaio 2025, e inviate al Governo come contributo per la Conferenza sulle dipendenze, non sono state minimamente considerate. Non una convocazione, non un confronto, non un riconoscimento del ruolo delle città. La Conferenza governativa si è così chiusa in un orizzonte già tracciato: più sanzioni, più controllo, più repressione, senza alcuna valutazione delle evidenze e della realtà sociale.
È da lì che le città hanno scelto di ripartire, partecipando alla Contro-conferenza e condividendo le proposte emerse “con particolare attenzione a quelle che chiamano in causa il ruolo strategico delle amministrazioni locali nel governo del fenomeno, con un approccio integrato che metta al centro i diritti umani, la salute pubblica e la riduzione del danno”.
La sicurezza non cresce con il controllo: si costruisce con la cura delle relazioni e della comunità. E le città questo lo sanno bene.
[Articolo di Leonardo Fiorentini pubblicato su l’Unità dell’11 novembre 2025.]
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