L’ultima spiaggia

L’ultima spiaggia
La ruota panoramica dista pochi metri dai palazzoni in cemento armato costruiti nei decenni passati, molti dei quali ospitano alberghi a tre stelle che si affacciano sugli stabilimenti balneari numerati e coloratissimi. Poi è solo un’infinita distesa di lettini e ombrelloni che termina a ridosso della battigia, circa cinque metri di spiaggia bagnata giorno e notte dalle onde. Qui è vietato fermarsi e stendere il telo da mare: è permesso solo transitare, come ricordano i cartelli piantati dalla Regione Emilia Romagna.
Gatteo – che include la frazione di Gatteo a mare – è l’unico comune costiero italiano senza una spiaggia libera. L’accesso in acqua è consentito – per legge non potrebbe essere altrimenti – ma chi vuole prendere il sole o posare indumenti, borsa e oggetti personali deve necessariamente affittare ombrellone e lettino. Da queste parti è sempre stato così, o almeno dalla fine degli anni Cinquanta, quando mare e tintarella diventarono per milioni di italiani il passatempo estivo preferito.

Sulle coste si combatte per le concessioni balneari

Concessioni a prezzi stracciati

Gli ottocento metri di spiaggia sono tutti occupati dagli stabilimenti – una trentina circa – che pagano canoni irrisori (nell’ordine di 3-4mila euro all’anno) per una concessione che nei decenni non è mai stata messa in discussione. Nulla di eccezionale per la riviera romagnola, tra i comprensori turistici balneari più conosciuti d’Europa, dove con una spesa contenuta è possibile regalarsi una vacanza dignitosa. La zona, più che per la bellezza delle acque, è rinomata per i tanti servizi offerti ai clienti: i lidi sono costruiti ad hoc per ospitare famiglie e bambini, i gestori sono maestri dell’accoglienza e nulla è lasciato al caso. Basti pensare che a fine giornata, quando gli ultimi bagnanti si ritirano, un esercito di operatori pulisce e ripiana la spiaggia, che alle otto di sera brilla come un gioiello.

Gli ottocento metri di spiaggia sono tutti occupati da una trentina circa di stabilimenti, che pagano canoni di 3-4 mila euro all’anno per una concessione mai messa in discussione

L’importante, però, è non confondere i piani: da un lato la riconosciuta qualità e professionalità di chi offre il servizio, dall’altro il sacrosanto diritto dei cittadini di usufruire di una spiaggia libera che non c’è. Gatteo ha questa lacuna, enfatizzata dall’ultimo Rapporto di Legambiente, che pone la località romagnola in vetta alla classifica dei comuni costieri con la maggiore occupazione di spiagge in concessione. Appena dietro, decine di cittadine liguri e toscane, dove oltre il 90 per cento delle spiagge è privato.

«Ci sono spiagge pubbliche a Savignano e a Cesenatico, distanti meno di un chilometro», spiega il sindaco Roberto Pari, che riconosce come l’assenza di uno spazio libero rappresenti un punto a sfavore per il comune che amministra. «Avevamo pensato all’area oggi occupata dall’arena, a ridosso della foce del fiume Rubicone, tempo fa occupata da uno stabilimento balneare che fu costretto a chiudere a causa del divieto di balneazione, ma il problema è che quella porzione di terreno non fa parte del demanio marittimo ma di quello fluviale».

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Bolkestein e liberalizzazione del mercato

Per raggiungere la spiaggia libera più vicina – quella di Savignano a mare – è necessario percorrere il ponte pedonale sul fiume Rubicone intitolato a Giulio Cesare, che più di duemila anni fa, a qualche chilometro di distanza verso l’entroterra, avrebbe pronunciato la celebre frase alea iacta est (“il dado è stato tratto”), segnando l’inizio della seconda guerra civile romana. Oltrepassato il ponte, dopo una breve camminata che costeggia il camping, accanto a un’area riservata ai cani, si arriva finalmente a destinazione, una striscia di sabbia larga circa venti metri incastrata tra due stabilimenti. «Pochi si fermano qui, chi vuole la spiaggia libera va dalla parte opposta, in direzione Cesenatico», dice Francesco Occhipinti, presidente di Legambiente Forlì-Cesena. «Spetta al comune trovare uno spazio adeguato, ma la decisione non piacerebbe a balneari e albergatori. A Gatteo nessuno si è mai lamentato, alla fine le cose funzionano e va bene così».

Spiaggia libera a parte, ciò che preoccupa sindaco e gestori è l’applicazione della direttiva Bolkestein e la liberalizzazione del mercato dei servizi: a partire dal 2024, infatti, le concessioni di tutte le spiagge italiane verranno messe a gara e l’equilibrio attuale potrebbe essere stravolto. A Gatteo, in particolare, rischia di verificarsi una situazione paradossale, con i proprietari degli stabilimenti che potrebbero non aggiudicarsi la gestione delle spiagge attigue. Vent’anni fa, infatti, il comune ha deciso di vendere i terreni sui quali sono stati costruiti i lidi, la striscia di asfalto che precede la spiaggia, tanto per intenderci. Con la Bolkestein, qualora altri soggetti dovessero aggiudicarsi la concessione, questi si ritroverebbero senza uno stabilimento.

A preoccupare sindaco e gestori è la direttiva Bolkestein: a partire dal 2024 le concessioni delle spiagge italiane verranno messe a gara e l’ attuale equilibrio potrebbe essere stravolto

«Per i vincitori del bando un investimento del genere non sarebbe sostenibile», osserva Massimo Bondi, titolare dell’omonimo bagno e da trentuno anni presidente della Cooperativa bagnini di Gatteo a Mare, che aggiunge: «Siamo consapevoli che i canoni delle concessioni debbano essere rivisti, ma in tutti questi anni abbiamo offerto servizi a prezzi molto bassi. Qui con venti euro prendi due lettini e un ombrellone, usufruisci dei servizi e puoi fermarti dalle otto del mattino alle otto di sera. In altre zone d’Italia queste tariffe non esistono». Gli fa eco il sindaco: «È giusto rivedere il sistema delle concessioni, ma non possiamo dimenticare i gestori che fino ad oggi hanno offerto un ottimo servizio, investendo cifre importanti per mantenere uno standard qualitativo alto. Penso abbiano diritto quantomeno a un diritto di prelazione».

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Un problema più grande

Bondi e altri quattro gestori in realtà si sentono un po’ più al sicuro, perché una decina di anni fa, sempre dal comune, hanno acquistato un tratto di strada classificato come “relitto stradale”, poi riempito di sabbia e trasformato in spiaggia. Sull’assenza di uno spazio gratuito a disposizione dei bagnanti, il rappresentante dei bagnini taglia corto: «Non c’è mai stata una spiaggia libera e non penso sia possibile realizzarla. La mia famiglia gestisce il lido dagli anni Sessanta, non abbiamo mai vietato l’accesso al mare e perfino l’utilizzo delle docce».

Il dibattito sulla spiaggia libera e sulla gestione delle concessioni rischia però di offuscare altri temi importanti. «Nessuno parla dell’innalzamento del livello del mare – denuncia Occhipinti – nonostante, di recente, la Regione abbia speso circa 20 milioni di euro per il ripascimento con sabbie sottomarine (circa 1 milione e 500mila metri cubi, provenienti da giacimenti off-shore individuati a circa 40 miglia al largo della costa regionale ndr). Una cifra considerevole per rinforzare il litorale adriatico dall’erosione costiera, con le spiagge che si accorciano a ritmi impressionanti. Noi denunciano questa mancanza di consapevolezza ma pochi ci ascoltano, in Italia si pensa solo e sempre agli affari».

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