Israele pianifica un prossimo attacco all’Iran. Trump deve dare il suo assenso
di Luciano Lago
L’apparente calma instauratasi in Medio Oriente nel conflitto tra Israele e l’Iran non deve ingannare chi analizza con freddezza la situazione di quella tormentata regione.
Il cessate il fuoco frettolosamente negoziato ha posto fine a 12 giorni di scontro tra Iran e Israele, nel giugno del 2025, cedendo il posto una apparente calma nella tensione tra i due paesi. In realtà dietro le quinte, entrambi gli eserciti stanno ancora studiando l’avvenuto scambio di fuoco senza precedenti di giugno, che potrebbe ripetersi in una forma apocalitticamente peggiore del primo conflitto.
Se Israele si predispone ad attaccare di nuovo l’Iran, quest’ultimo cerca l’occasione di presentare una resa dei conti all’entità sionista per vendicare i suoi caduti per mano delle forze israeliane.
La paura per Israele non è fuori luogo. L’Iran ha dimostrato capacità militari e tecnologiche che hanno stupito persino gli analisti dell’intelligence più esperti in combattimento, così come l’ex celebrato sistema di difesa aerea israeliano ha mostrato carenze che Teheran sfrutterà sicuramente nella prossima tornata. Nello stesso tempo, gli attacchi israeliani contro gli impianti nucleari iraniani non sono riusciti a neutralizzare definitivamente il programma nucleare di Teheran. La guerra di giugno è stata un’anticipazione e una prova, non il piatto forte. Entrambi i paesi ora hanno una consapevolezza ciascuno della potenza dell’altro che prima non avevano. Queste informazioni ottenute dalla sperimentazione sul campo, risultano efficaci in entrambi i sensi: possono scoraggiare o indurre Israele e gli USA a nuovi tentativi di aggressione.
Le armi ipersoniche
Il peggiore incubo per Israele è stato il lancio da parte degli iraniani dei loro missili ipersonici Fattah-1 e Fattah-2, che hanno avuto prestazioni molto migliori del previsto. Nelle 24 ore più combattute della guerra, il tasso di intercettazione di questi missili da parte di Israele è sceso dal normale 90% a un minimo del 65%. I numeri sono allarmanti. L’Iran ha lanciato oltre 400 missili durante i 12 giorni di conflitto, di cui più di 40 hanno causato danni o vittime, nonostante il sistema di difesa a più livelli di Israele. In uno scontro prolungato, questi numeri potrebbero moltiplicarsi esponenzialmente.
“La minaccia dei missili ipersonici costringe Israele a rifare completamente i calcoli”, come ha affermato il dott. Tal Kalisky, un esperto israeliano di difesa missilistica. Pur dichiarando che Israele ha abbattuto con successo la maggior parte dei missili ordinari, l’esperto ha riconosciuto la sfida senza precedenti rappresentata dai missili ipersonici iraniano che arrivano dall’atmosfera a velocità dieci volte superiori a quella del suono, spezzando le testate in volo.

Missili Iraniani
La difesa contraerea israeliana, gli Arrow 3 e i David’s Sling non sono in grado di intercettare questi missili che possono cambiare traettoria a mezz’aria per contrastare tali minacce, e dipendono dalle riserve di intercettori che si sono pericolosamente ridotte durante l’azione di giugno. Le stesse stime del Ministero della Difesa israeliano di inizio luglio ha riportato un tasso di successo generale dell’86% contro i missili balistici nel conflitto. Ma qui sta la domanda chiave: cosa succederebbe se l’Iran lanciasse non 400 missili in 12 giorni, ma 400 missili in 24 ore?
La questione nucleare
Contrariamente a quanto affermato dalla Casa Bianca, che si vantava di aver distrutto i siti nucleari iraniani gli analisti indipendenti descrivono uno scenario diverso che dovrebbe preoccupare entrambi gli schieramenti.
L’Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale di David Albright, analizzando le immagini satellitari scattate il 14 giugno, ha segnalato danni superficiali all’impianto di arricchimento iraniano di Fordow, ma ha rilevato la difficoltà di valutare i danni interni ai complessi sepolti in profondità. L’analisi della CNN , utilizzando testualmente le parole di Albright, ha suggerito che “un danno considerevole potrebbe essere stato inflitto alla sala di arricchimento e alle sale adiacenti che servono l’arricchimento”.
Tuttavia “danni sostanziali” non sono sinonimo di distruzione. Ancora più preoccupanti sono le recenti foto satellitari esaminate dal Wall Street Journal, che mostrano come l’Iran abbia avviato l’espansione dei lavori di costruzione presso l’impianto interrato di Fordow, “con lavori in corso” che vedono escavatori e personale posizionati ai pozzi di ingresso dell’impianto.
La difesa della leadership iraniana
L’aggressione israeliana di giugno ha fatto emergere una nuova pericolosa variabile che renderà qualsiasi guerra futura ancora più instabile: il deliberato attacco alla leadership iraniana. Il tentativo di decapitazione, attraverso cui Israele ha assassinato alti funzionari militari, politici e almeno nove scienziati nucleari, non è passato inosservato all’élite al potere a Teheran.
Lo stesso presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha ammesso pubblicamente di essere sulla lista nera di Israele, ma ha segretamente assicurato ai consiglieri che qualsiasi attentato alla vita dei leader di vertice sarebbe stato accolto con una risposta militare che avrebbe sconvolto la regione.
La crisi di successione alla leadership iraniana non fa che aumentare la posta in gioco. La Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, 85 anni, ha designato tre possibili successori, senza rivelarne l’identità. I responsabili dell’intelligence israeliana ritengono che un tale vuoto di potere radicalizzerebbe o modererebbe la risposta di Teheran, a seconda di chi alla fine salirà al potere. Le tattiche di decapitazione sono efficaci in entrambi i sensi. Israele ha dimostrato di poter penetrare in profondità nella gerarchia di comando iraniana. Tuttavia, tale capacità potrebbe in realtà aggravare il conflitto determinando una più forte reazione iraniana.
Se è vero che Israele ha dimostrato la sua capacità di colpire in profondità all’interno dei confini iraniani, colpendo impianti nucleari che Teheran riteneva sicuri, è anche vero che ci sono state circostanze non chiarite sul mancato intervento di forze alleate su altri fronti. Non sono entrate in azione le milizie di Hezbollah in Libano e altre milizie sostenute dall’Iran in Siria e Iraq che hanno per lo più atteso fuori dai combattimenti immediati, scegliendo di risparmiare le proprie forze piuttosto che aprire diversi fronti contro Israele. Il secondo conflitto potrebbe essere multifronte e coinvolgere le altre forze della resistenza. L’Iran ha imparato che tentare da solo non sarebbe stata una mossa vincente. Israele sapeva che i suoi deterrenti avrebbero potuto essere superati. Entrambe le indicazioni portano a uno scenario ancora peggiore per la volta successiva.

La posizione della Russia e della Cina sul conflitto con l’Iran
Russia e Cina è probabile che non interverranno direttamente in una nuova guerra tra Israele e Iran, ma difenderanno Teheran e introdurranno un pericoloso elemento di complicazione. La Russia, in particolare, ha un debito con l’Iran per aver fornito droni che si sono rivelati di cruciale efficacia in Ucraina. Tale debito viene ora ripagato con la fornitura di intelligence, munizioni e equipaggiamento per la guerra elettronica, che potrebbero essere utilizzati per contrastare alcuni degli svantaggi sperimentati dall’Iran a giugno. I russi non invieranno truppe, ma equipaggeranno Teheran in modo appropriato. Considerando ciò che l’Iran ha fatto per la Russia in Ucraina, considerano tale aiuto un investimento strategico.
L’interesse della Cina è meno appariscente, ma probabilmente anche più importante. L’obiettivo di Pechino sarà quello di prevenire un conflitto più ampio in Medio Oriente, che potrebbe minacciare di destabilizzare le forniture di petrolio e complicare la sua più ampia rivalità tra grandi potenze con Washington. Anche di fronte a questa rivalità, la Cina si impegnerà a impedire che l’Iran si disintegri sotto la pressione occidentale. La Cina considera Teheran un prezioso contrappeso all’influenza americana nella regione.
E’ iniziato un conto alla rovescia ?
Questo l’interrogativo che a Washington, e a Gerusalemme circola e si pongono gli esperti: quale evento darà il via alla prossima aggressione e quando Israele e gli USA lanceranno un attacco preventivo prima che sia troppo tardi?
Il conflitto limitato di giugno è derivato da una serie di escalation di attacchi per procura, omicidi ed errori di calcolo.
Una nuova ondata di assassinii dei massimi leader, dei comandanti militari o dei principali scienziati dell’Iran potrebbe sfuggire di mano e scatenare una guerra in tutta la regione.
Questo potrebbe accadere mentre il programma nucleare iraniano continua ad avanzare. Ogni mese porta Teheran sempre più vicino a un traguardo che Israele ha giurato di non permettergli mai di oltrepassare. Senza contare che ogni mese, i missili più numerosi e migliori sono disponibili per l’Iran, e metodi più sofisticati per lanciarli.
La apparente calma non deve ingannare; l’equilibrio non è stabile.
Non è prevedibile quali potranno essere gli sbocchi di un nuovo conflitto che potrebbe coinvolgere anche potenze esterne.
Sicuramente un nuovo conflitto potrebbe essere estremamente più distruttivo.
L’accumulo di forze militari, di aerei cisterna USA posizionati nelle basi in Medio Oriente, oltre alla permanenza della flotta USA nella regione con due portaerei e con unità navali missilistiche, non promette nulla di buono e l’Iran prepara le sue difese potenziate quanto mai prima.
Non è un fatto nuovo: se Israele chiude un fronte a Gaza, dietro intermediazione USA, ne apre uno nuovo con l’Iran. In ogni caso non sarà una “passeggiata”.