I fratelli Cobianchi, da Roma a Cortina per spacciare coca e fare affari in vista delle Olimpiadi 2026
A Roma, dopo Mafia capitale “abbiamo ricostruito i meccanismi delle criminalità”
Da Roma per spacciare coca a Cortina d’Ampezzo
“Questa cosa la risolviamo con le pistole. Non hai ancora capito che noi siamo della malavita romana”Leopoldo Cobianchi
L’indagine, chiamata Reset, è stata avviata nel giugno 2024 dalla Dda veneziana a partire da un’inchiesta della procura di Belluno sullo spaccio di cocaina nella località montana delle Dolomiti che, nel marzo 2024, aveva portato all’arresto di Leopoldo Cobianchi che, dal 2021 in poi, aveva messo in piedi una rete di pusher che vendevano cocaina e hashish a Cortina D’Ampezzo. Si ritiene che i due fratelli siano in rapporto con esponenti della criminalità romana, tra cui Piscitelli. I Cobianchi – si legge nel comunicato della procura di Venezia – avrebbero sfruttato queste relazioni e l’appartenenza agli ultras per intimorire gli interlocutori vantando la propria caratura criminale, soprattutto dopo l’omicidio di Diabolik, avvenuto nell’estate 2019.
I due fratelli romani “da tempo” frequentavano Cortina D’Ampezzo “soprattutto durante le vacanze natalizie”, dove rifornivano di coca i facoltosi clienti della località, tra cui molti vip. Qui si presentavano “quali ‘boss’ della ‘malavita romana’”: “Noi siamo dei mafiosi, non scherzare”, dicevano alle loro vittime. In questa maniera avevano acquisito il controllo dello spaccio imponendo la propria rete di pusher, ma anche riscuotendo con minacce e violenza i crediti dagli assuntori insolventi e dagli spacciatori estranei al loro giro. Un consumatore di droga che non aveva pagato le dosi – riepiloga la procura di Venezia in una nota stampa – era stato chiuso a forza nel portabagagli di un’auto e minacciato di morte. In precedenza, nel corso di un altro procedimento, erano stati documentati pestaggi a danni di due dipendenti di un ristorante e di un albergo perché spacciatori concorrenti.
Usavano toni intimidatori pure contro gli ufficiali dei carabinieri. Ad esempio, nell’ordinanza di custodia cautelare si racconta anche la reazione di Leopoldo Cobianchi nei confronti del comandante del Nucleo operativo, Alessandro Bui, quando il 38enne è stato fermato per aver violato il foglio di via da Cortina: ”Pezzo di m…, cagasotto, non vali un c…. Non hai capito con chi hai a che fare, non sono il delinquentello di paese, io sono il boss”. Poi minacciava in modo sempre più aggressivo: “So chi sei, sapevo chi eri ancora prima di venire, questa cosa la risolviamo con le pistole. Non hai ancora capito che noi siamo della malavita romana”.
Olimpiadi Milano-Cortina 2026, affitti alle stelle. Anche per i volontari
Dalla cocaina al racket dei locali notturni
Esercitavano un controllo diretto e indiretto di alcuni locali pubblici della movida ampezzana. Sempre con metodi intimidatori, imponevano l’ingaggio di pr, dj e buttafuori compiacenti, attraverso una società di schermatura, con sede legale a Roma, di cui è amministratore è il terzo uomo, destinatario della misura cautelare più leggere. Imporre all’interno dei locali i loro uomini serviva anche a favorire e monitorare lo spaccio. Il titolare di un noto rifugio, adibito a ristorante e discoteca, era stato minacciato di morte affinché accettasse l’imposizione dei loro “servizi”. Un organizzatore di eventi in un altro locale era stato portato in un bosco, picchiato e minacciato con una pistola “affinché interrompesse ogni attività non avallata dal sodalizio e rendicontasse gli incassi”.
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“Si delinea in questi punti un vero e proprio programma finalizzato a condizionare i politici del luogo a favorirlo come imprenditore, rinfacciando loro l’appoggio politico già fornito”Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Venezia
I fratelli Cobianchi avevano anche cercato di entrare negli affari degli eventi privati, già programmati a Cortina d’Ampezzo, in concomitanza delle prossime Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026, nonché il tentativo di infiltrarsi negli appalti legati ai Giochi olimpici. Nell’ordinanza di custodia cautelare si parla delle pressioni sull’assessore Stefano Ghezze per “costringerlo ad assegnare appalti connessi alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026”. I due fratelli avevano pressato un dipendente di Ghezze, un uomo che lavora anche come deejay, perché “organizzasse un incontro con lui – si legge nell’ordinanza –, candidato alle elezioni comunali del giugno”. Gli indagati avevano quindi costretto l’uomo a “organizzare l’incontro tra aprile e maggio 2022, prima delle elezioni, presso l’abitazione del dipendente in cui proponevano un voto di scambio in cambio di appalti connessi alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina”.
I due, inoltre, avevano minacciato Ghezze “a elezione avvenuta e a nomina di assessore conseguita, di ritorsioni in caso di mancato rispetto degli accordi, mediante un messaggio recapitato” da una terza persona. L’assessore, aggiunge il giudice per le indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza, “non ha ceduto” alle richieste dei due. Leopoldo Cobianchi, si legge ancora nelle carte, aveva pensato di presentarsi alle elezioni locali: ”Avrei voluto candidarmi io a sindaco, per il senso di appartenenza che provo per questa località, sentendo tantissime persone che mi avrebbero appoggiato. Ma non ho la presunzione di entrare in politica e quindi lascio fare a chi ha competenze. Noi da imprenditori possiamo dare una grande mano. Siamo persone molto conosciute e molto carismatiche”, aveva scritto negli appunti di un suo telefonino Cobianchi. “Si delinea in questi punti un vero e proprio programma finalizzato a condizionare i politici del luogo a favorirlo come imprenditore, rinfacciando loro l’appoggio politico già fornito”, scrive il gip del Tribunale di Venezia.
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Per paura, nessuna delle persone minacciate ha denunciato quanto subito alle autorità. Soltanto dopo le convocazioni dei carabinieri si sono lasciate andare e hanno raccontato quanto vissuto.
“Sappiamo che la fase pre-olimpica è sempre un periodo un po’ particolare – ha dichiarato all’Adnkronos il sindaco di Cortina D’Ampezzo, Gianluca Lorenzi – e dispiace vedere che per questo il nostro territorio attragga persone che vogliono fare affari di stampo criminale, ma plaudo all’ottimo lavoro svolto dagli inquirenti che ha fatto sì che queste intenzioni venissero bloccate ancora prima che attecchissero sul territorio e questo ci dà serenità”. “Dispiace anche vedere il coinvolgimento di una persona della mia giunta, ma ancora una volta si è dimostrata l’onestà di chi ha interagito con le forze dell’ordine per dare il suo contributo a una indagine che è stata una bella risposta da parte di un paese civile e responsabile”, conclude il sindaco.
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