Greenwashing e dentifricio

Mi è apparsa l’ennesima pubblicità Instagram che gioca sulla differenza tra chimico e naturale, sostenendo che il secondo sia molto meglio del primo. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Nel caso di oggi parliamo di un dentifricio, l’azienda che lo produce con lo stesso sistema fa moltissimi altri prodotti.

Nella pubblicità ci viene spiegato che, mentre il dentifricio tradizionale usa una formula degli anni Cinquanta, quello venduto da loro è molto meglio. Nello spot infatti ci raccontano:

Sono passata da un dentifricio del 1950 ad uno del 2025, e adesso vi mostro la differenza. Quando li usiamo sono praticamente uguali, la consistenza è la stessa, fanno entrambi schiuma, e hanno un sapore di menta fantastico, ma in realtà sono molto diversi! Questo è un tubetto di plastica usa e getta riempito di acqua, umettanti e ingredienti inutili e spesso nocivi come il diossido di titanio e il triclosan, questa è una bottiglia di vetro riutilizzabile che usiamo per tutta la vita! dentro basta mettere la ricarica in polvere concentrata e aggiungere l’acqua di casa. E qui gli ingredienti attivi sono di altissima qualità, oltre il 99% di origine naturale, che non ci fanno male. Se anche voi volete utilizzare prodotti migliori sia per voi che per l’ambiente il dentrificio XXXYYYY è disponibile nel kit scoperta insieme a cinque migliori prodotti di cura del corpo e della casa.

Ho pensato fosse utile fare un’analisi delle varie affermazioni.

“Plastica usa e getta riempita d’acqua e ingredienti nocivi”
Vero, ma solo in parte. I dentifrici tradizionali contengono molta acqua e umettanti (serve a mantenerli morbidi nel tempo), ma diossido di titanio e triclosan ormai sono stati eliminati dalla maggior parte delle formule moderne, da anni. Quindi “1950” è solo una data che serve per fare effetto. Negli Stati Uniti il triclosan è stato direttamente bandito, in Unione Europea no, in quanto prove della sua nocività negli ambiti e nelle concentrazioni in cui viene usato non sono così certe. 

“Bottiglia di vetro riutilizzabile + ricarica in polvere”
Questo come dicevamo è ottimo dal lato ambientale, sì. Ridurre plastica e trasporto d’acqua è un punto reale a favore del prodotto in questione. Ma la parte “basta aggiungere acqua di casa” significa che stai comunque ricreando un gel con tensioattivi e dolcificanti, non una pozione magica.

“99% di origine naturale”
Questo è quello che mi ha fatto girare le scatole: parlare di un 99% origine naturale non significa molto: anche l’arsenico e il piombo sono naturali, ma non per questo fanno bene. La definizione “origine naturale” in cosmetica è ampia come la Pianura Padana, basta che l’ingrediente derivi in parte da una fonte vegetale o minerale. Ma non significa che sia automaticamente innocuo per la nostra salute. Chi pubblicizza i proprio prodotti così conta sul fatto che voi non ve ne rendiate conto.

“Ingredienti di altissima qualità che non ci fanno male”
Questa invece è una frase da manuale del greenwashing: nessuna azienda scriverebbe come claim che nel loro prodotto ci sono “ingredienti mediocri che vi irritano le gengive”. La verità è che gli ingredienti elencati nel loro spot sono comuni in qualsiasi dentifricio “eco”, e non c’è nulla che dimostri siano più efficaci del fluoruro stannoso o degli aminofluoruri tradizionali.

Concludendo

L’univa vera innovazione del prodotto pubblicizzato è il packaging, sicuramente meno impattante per l’ambiente, e andrebbero premiati per questo; ma tutto il resto è pura narrazione falsata per convincervi che il loro prodotto – ma dovrei dire prodotti – siano migliori di quelli tradizionali.

maicolengel at butac punto it

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Foto di Anastasia Nikitina su Unsplash

L’articolo Greenwashing e dentifricio proviene da Butac – Bufale Un Tanto Al Chilo.

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