Caporalato, in Friuli l’osservatorio non è ancora partito

Poco più di sei settimane, che comprendono weekend e festività natalizie. È il tempo che l’osservatorio sul caporalato del Friuli Venezia Giulia ha ancora a disposizione per entrare in funzione, evitando che scadano i fondi per il 2025: 60mila euro previsti dalla legge di bilancio per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici in agricoltura. A oggi l’organismo è fermo, senza forma nè contenuti.

Anche il Friuli Venezia Giulia ha il suo caporalato

L’auspicio è che qualcosa possa cambiare il 17 novembre prossimo, quando la prefettura di Trieste convocherà l’atteso tavolo. Si tratta del secondo tentativo, dopo che il 6 ottobre, solo ai sindacati, era arrivata la richiesta di partecipare alla riunione, poi rinviata con la giustificazione di voler coinvolgere più attori. A dieci giorni dall’incontro, nessuna mail è stata inviata all’osservatorio antimafia e alle associazioni che avevano chiesto di prendere parte al percorso.

Caporalato in Friuli Venezia Giulia, parlarne per affrontare il fenomeno 

L’Osservatorio regionale sul caporalato è nato lo scorso luglio con l’obiettivo di monitorare, analizzare e proporre percorsi di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare e dello sfruttamento lavorativo. Vista l’indolenza nell’avviare i lavori, già a settembre Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil avevano inviato una nota congiunta per chiedere di attivare la collaborazione all’assessorato regionale al lavoro, guidato da Alessia Rosolen. Quindi le due convocazioni, la prima il 6 ottobre e l’altra il 17 novembre. 

Visto il ritardo a iniziare i lavori, già a settembre Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil avevano inviato una nota per chiedere di avviare la collaborazione all’assessorato regionale al lavoro. Quindi le due convocazioni, la prima il 6 ottobre, rinviata. l’altra il 17 novembre

La prefettura e l’assessorato avevano deciso di rinviare l’incontro, spiegando di voler coinvolgere anche altri attori, come è specificato nella delibera di istituzione dell’ente. In altre parole, intorno al tavolo dell’osservatorio sul caporalato dovrebbero sedersi non solo sindacati e istituzioni, ma anche enti locali e ispettivi, centri per l’impiego e organismi pubblici e privati impegnati ogni giorno in questioni che riguardano lavoro, legalità e inclusione sociale.  

Sfruttamento e incidenti, questo non è un bel lavoro

Osservatorio antimafia e associazioni aspettano la convocazione

Ciò che si vuole evitare è che i soldi non siano investiti. “La convocazione non è ancora arrivata, ma speriamo sia inviata nei prossimi giorni così da iniziare a mettere a sistema le diverse competenze”, commenta Paolo Tomasin, dell’Osservatorio regionale antimafia. 

“Iniziare a lavorare insieme è il primo passo per proporre poi azioni e politiche mirate per contrastare questo fenomeno”Giuliana Colussi – referente regionale Libera Friuli Venezia Giulia

Anche Giuliana Colussi, referente regionale di Libera Friuli Venezia Giulia, auspica che la situazione si sblocchi velocemente: “Lavorare insieme – dice – è il primo passo per proporre azioni e politiche mirate in grado di contrastare questo fenomeno. Speriamo che la prima riunione coinvolga tutti gli enti che agiscono sul territorio”.

Per allocare le risorse nel poco tempo a disposizione, l’associazione propone di investire sul progetto Commonground, che si pone proprio l’obiettivo di prevenire e contrastare il lavoro irregolare e sommerso, lo sfruttamento e il caporalato. “Il consiglio regionale – conclude Colussi – ha già deliberato per dare continuità a questo percorso, ma non ci sono ancora i finanziamenti. E nel 2026 serviranno altre risorse anche per l’Osservatorio”.

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