8 secondi per salvare il nostro rifugio

E niente, andiamo avanti a trattare queste truffe in dropshipping che stanno affollando i social. Le chiamiamo truffe per il modo con cui i prodotti vengono presentati al pubblico – poi magari l’azienda spedisce realmente, ma voi avete comperato spendendo più di quanto l’oggetto vale in altri negozi online perché pensavate di fare un bel gesto.

Ma vi starete domandando: di cosa cavolo parla maicolengel oggi?

Di questo:

Si tratta delle cosiddette Muubatte, che sono le compagne delle gattofole di cui abbiamo parlato a maggio. Ciabatte di scarsa qualità, made in China, vendute dando a intendere che col ricavato si aiutano anziani, rifugi per animali, fattorie, e chi più ne ha più ne metta.

Voi come sempre mi direte: ma dai, chi vuoi che ci caschi, giusto degli analfabeti digitali (che quindi se lo meritano)… e invece questo è il post di una donna tra i 40 e i 50 anni, che si definisce “creator digitale” e ha qualche migliaio di follower. Il post risale a maggio:

“Bellissima idea!!! Comprate le muubatte per aiutare questa bella iniziativa!!😁 Io le ho già ordinate!”

Post che quattro settimane fa ha avuto un aggiornamento con questo commento della stessa “creator digitale”:

“Lasciate stare è una fregatura!!” “a me sono arrivate dopo un attesa infinita, colore e numero errato! Dall’assistenza nessuna risposta. Ho segnalato la truffa ma nessuno ha fatto niente..”

Giusto per completezza, questa è la pagina di acquisto del prodotto – qui chiamato “Muuntofole” e non più “Muubatte” – sul sito rilanciato da video e reel per “aiutare il rifugio”:

Dove le pantofole vengono vendute a 24,90€; mentre questa è la pagina del market cinese che vende lo stesso identico prodotto:

L’unica differenza? Il prezzo, che passa da 24,90€ a 3,01. Non fatevi fregare. Qui è ancora peggio che coi braccialetti traccia squali e tartarughe, qui ci si mette anche una bella storia triste per impietosirci e farci aprire il cuore e il portafogli.

Che schifo di gente. Ma arriverà il giorno che l’UE si metterà a caccia di questi truffatori… o almeno lasciatemelo sperare.

In conclusione un minuscolo appunto: la content creator che a maggio spingeva i suoi follower a comperare le ciabatte e a giugno li avvertiva che è una truffa dovrebbe essere un filino più digitalmente alfabetizzata e modificare il post, perché se uno lo vede circolare senza aprire la sezione commenti continua a essere un post social che promuove la vendita di quella che lei stessa ha definito fregatura.

maicolengel at butac punto it

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veronulla