I viaggi su Marte, il clickbait e le pagine Instagram

Una lettrice ci ha segnalato un’immagine, o meglio, il post su Instagram di cui vi mostriamo uno screenshot qui sopra.
Il post che l’accompagna – che non vi linkiamo, per evitare di dare visibilità a un profilo social a caccia di facili condivisioni – racconta:
Alyssa Carson ha 23 anni e sta dedicando la sua vita a un obiettivo straordinario: diventare una delle prime persone a mettere piede su Marte.
Per prepararsi a questa possibilità, ha iniziato fin da piccola un percorso che include:
– Partecipazione a tutti i programmi Space Camp della NASA
– Addestramento alla PoSSUM Academy per missioni suborbitali
– Brevetto da pilota a 18 anni
– Studi in astrobiologia e training in ambienti estremi
Una futura missione su Marte richiederà circa 9 mesi di viaggio solo andata.
Ad oggi, non è previsto alcun ritorno.
Il problema è che attualmente non è prevista nemmeno alcuna partenza, quindi men che meno possono essere previsti ritorni. Ma sostenere che Alyssa si stia preparando a un viaggio senza ritorno è disinformazione.
La NASA, con il programma Artemis-Mars e collaborazioni come quelle con SpaceX, prevede missioni con ritorno, ma non prima degli anni Trenta; mentre SpaceX, non esclude un ritorno, ma la prima missione potrebbe essere concepita come un soggiorno molto lungo senza ritorno immediato garantito. Sono cose diverse. Per essere ancora più chiari: il ritorno è nei piani, ma non sarà scontato nelle prime missioni, e potrebbe essere tecnicamente molto complicato da garantire fin da subito.
Ma ovviamente spiegare queste informazioni nella maniera corretta toglie l’effetto wow alla foto condivisa e limita le visualizzazioni, quando invece con quella frase ad effetto ecco che il post ha raggiunto oltre 40mila like.
L’altra cosa che vogliamo che sia chiara è che Alyssa, come riportato dalla sua bio su Wikipedia:
Sebbene spesso descritta dai media come un’astronauta in addestramento, Carson non è affiliata ad alcun programma spaziale nazionale. La NASA ha dichiarato pubblicamente che l’organizzazione “non ha legami ufficiali con Alyssa Carson”, e separatamente che “sebbene la signora Carson usi ‘NASA’ nel nome del suo sito web e nei suoi account Twitter e Instagram, non siamo affatto affiliati”
Sembrano dettagli, ma pensiamo siano importanti da spiegare.
Non crediamo di poter aggiungere altro se non che le pagine che condividono informazione come la gallery di cui sopra sono interessate a una sola cosa: i vostri click, i vostri like. Fossimo in voi gireremmo alla larga.
Guarda caso la stessa pagina che condivide quell’immagine condivide anche la bufala complottista della “scatola misteriosa di Nikola Tesla”:

Peccato che basti cercare in rete per scoprire che chi era incaricato di verificare gli oggetti trovati nella camera di Nikola Tesla non abbia trovato nulla di interesse militare o governativo, e che nella “scatola misteriosa” abbia trovato una scatola di resistenza a decadi.
redazione at butac punto it
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