Le promesse non mantenute alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 sono tante
Olimpiadi Milano-Cortina 2026, per non essere troppo spettatori
Tra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019 il Cio aveva commissionato due rilevamenti: dai risultati era emerso che l’83 per cento degli italiani vedeva positivamente la candidatura. Negli anni, con l’avvicinarsi della manifestazione, ne sono stati commissionati altri: il primo a febbraio 2025 condotto da Ipsos per Visa (rivolto a 300 piccole e medie imprese); il secondo, commissionato da Confcommercio tra aprile e maggio 2025, ha coinvolto 585 aziende e 838 privati provenienti da Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. I campioni però non hanno mai preso in considerazione la popolazione dei territori coinvolti, se non marginalmente, e negli ultimi casi sono stati rivolti alle aziende, che avevano tutto l’interesse – anche indiretto – a essere favorevoli.
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“I cittadini delle aree interessate dalle opere – dice a lavialibera Roberta De Zanna, consiglie ra comunale di Cortina Bene Comune – chiedevano di poter capire cosa accadesse e con quali ricadute per i territori. Invece, è stata un’Olimpiade calata dall’alto”.
Velocizzare le procedure
Il piano di realizzazione complessivo dei Giochi doveva essere sottoposto “a una specifica valutazione (la valutazione ambientale strategica, Vas, ndr) per evitare ogni possibile impatto sulla conservazione della biodiversità e del patrimonio culturale”. Ma a febbraio 2022, su richiesta di Simico, il ministero dell’Ambiente ha dichiarato che “il piano degli interventi non richiede la sottoposizione a procedura di Vas”, perché i singoli progetti erano già stati inclusi in piani o programmi pubblici sottoposti a questa valutazione.
Lo sliding center di Cortina, ossia la pista per bob, skeleton e slittino, che avrebbe dovuto essere riqualificato, è stato invece demolito e ricostruito da zero
Quindi, fanno fede quelle ottenute dalle regioni. Si passa poi alle opere. Nel dossier, si faceva riferimento soltanto a due nuovi impianti permanenti: il villaggio olimpico di Milano e l’arena PalaItalia di Milano Santa Giulia. Tutte le altre sedi sarebbero state ristrutturate da impianti esistenti o temporanee. Tra quelle citate, i piani sono andati come previsto per il forum di Assago, il villaggio olimpico di Livigno, allestito in strutture già costruite, e quello di Cortina, composto da casette prefabbricate e pensato come temporaneo, anche se lo scorso novembre il consiglio comunale ha approvato una convenzione che apre alla possibilità che la struttura rimanga fino a due anni dopo la fine dei Giochi.
Olimpiadi invernali e il cantiere Cortina
Lo sliding center di Cortina, ossia la pista per bob, skeleton e slittino, che avrebbe dovuto essere riqualificato, è stato invece demolito e ricostruito da zero nonostante il parere contrario del Comitato olimpico internazionale e la mancanza di un piano di gestione post-Giochi sostenibile.Il costo dell’operazione è più che raddoppiato rispetto a quanto preventivato nel dossier, arrivando a superare i 120 milioni di euro.
Anche la pista ghiaccio di Baselga di Piné (Trento) avrebbe dovuto essere ammodernata per ospitare le gare di pattinaggio di velocità, ma in corso d’opera è stata ritenuta non idonea: sarà comunque riqualificata, ma come sede di allenamento. Le gare si svolgeranno invece nel “Milano Ice Park”, allestito presso il polo fieristico di Rho con un investimento privato di più di 10 milioni di euro, non previsto inizialmente. Rispetto al dossier di candidatura è stata anche scartata la riqualificazione del PalaSharp di Lampugnano, che avrebbe dovuto ospitare alcune competizioni di hockey, spostate a Rho.
Anche la pista ghiaccio di Baselga di Piné (Trento) avrebbe dovuto essere ammodernata per ospitare le gare di pattinaggio di velocità, ma in corso d’opera è stata ritenuta non idonea: sarà comunque riqualificata, ma come sede di allenamento. Le gare si svolgeranno invece nel “Milano Ice Park”
Fondazione Milano Cortina ha concluso lo studio di incidenza lo scorso dicembre, ritenendo “che le attività previste abbiano effetti limitati nel tempo e relazionati all’ambito locale, per lo più costituiti da disturbo temporaneo e reversibile”. Ma in alcune cartine che indicano il rischio idrogeologico e il consumo di suolo nelle aree olimpiche “sembra mancare il riferimento ai movimenti franosi lenti”, ha commentato a lavialibera Silverio Lacedelli, dottore in Scienze forestali e attivista. Aspetto rilevante, dato che il 15 giugno a Borca di Cadore un violento temporale ha provocato una frana e lo stesso è successo a settembre 2024 a Livigno, a fine maggio a Blatten (Svizzera) e di nuovo in Cadore, sulla Cima Marcora.
Preoccupazioni e timori
Su Airbnb una notte a Cortina per le settimane delle Olimpiadi costa da 1500 a 30mila euro
La sensazione che aleggia a pochi mesi dalla cerimonia di apertura è di incertezza. “Non si può organizzare la montagna solo per i turisti o per gli eventi come questo: per un mese sarà l’inferno e poi cosa rimarrà?”, si è chiesto Enzo Bozza, medico di base di Borca di Cadore, che ha raccontato la difficoltà di gestire l’assistenza territoriale a causa dei lavori. Il progetto preliminare dei servizi sanitari, approvato dalla giunta veneta, è stato omesso dal documento pubblico e il sindacato autonomo dei vigili del fuoco ha segnalato una grave mancanza di personale con un “forte rischio operativo per l’evento”. Si deve aspettare, e sperare. Intanto, su Airbnb una notte a Cortina per le settimane delle Olimpiadi costa da 1500 a 30mila euro. “Chi potrà permettersi di comprare i biglietti a quei prezzi e affittare si godrà lo spettacolo. Gli altri avranno solo costi che si trasformeranno in debiti per la comunità”, ha chiosato Giovanna Ceiner di Italia nostra.
Da lavialibera n° 33, Giochi insostenibili