Il Sudafrica emerge come gigante morale a Gaza

Pretoria sta sfidando la pretesa di innocenza del governo israeliano, che per troppo tempo gli ha permesso di agire impunemente contro i palestinesi da lungo tempo sofferenti. (Nella foto: statua di Mandela)
Di John Wight
L’ Occidente collettivo resterà per sempre disonorato e esposto a causa del suo cieco sostegno al massacro genocida di civili palestinesi da parte di Israele a Gaza dal 7 ottobre.

Ciò che passa per governance a Washington, Berlino, Parigi, Londra e altri. ci ha costretti tutti a testimoniare infanticidi, gravi crimini e crimini di guerra senza fine negli ultimi mesi. Tali crimini sono stati commessi non in nome dell’autodifesa ma piuttosto in nome dell’etnonazionalismo, del colonialismo dei coloni e della supremazia bianca.

[Vedi: Craig Murray: uno spostamento contro l’impunità per il genocidio ]

La capacità di Israele di agire impunemente è una caratteristica dell’innocenza di cui dichiara di godere come patria nazionale di un popolo ebraico che Hitler destinò allo sterminio in un giudeocidio europeo considerato un crimine dei secoli.

L’aspetto tragico di questo orribile episodio della “storia europea” è il modo cinico con cui un movimento sionista, radicato nella pulizia etnica di un popolo ritenuto appartenere a un gradino più basso di una scala culturale maligna, lo ha manipolato per raggiungere i suoi obiettivi..

Il mantra “mai più!” da allora è stato utilizzato come una spada contro un popolo e una regione del tutto innocenti rispetto al tentativo di cancellare gli ebrei europei dalla carta geografica, piuttosto che come uno scudo per garantire che il crimine di genocidio non si ripeta mai contro nessun popolo, da nessuna parte, e in qualsiasi momento nelle vicende umane.
Il presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa nel 2019. (Kremlin.ru, Wikimedia Commons, CC BY 4.0)

Il che ci porta all’intervento piuttosto sorprendente dell’attuale governo della Repubblica del Sud Africa nell’avviare procedimenti legali contro lo stato di Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell’Aia, Paesi Bassi, sotto l’egida della Convenzione sul Genocidio , portata avanti nel diritto internazionale da parte delle nascenti Nazioni Unite nel 1948.

Israele, com’era prevedibile, si è scagliato contro quella che considera la temerarietà di qualsiasi governo nell’osare accusarlo di genocidio. A Pretoria è stata mossa l’accusa di diffamazione di sangue, in altre parole di razzismo antiebraico, insieme a una litania di insulti infondati.

Qui, ancora una volta, siamo invitati ad aderire a una versione dell’Olocausto secondo la quale la violenza scatenata dallo Stato di Israele viene esercitata in nome dei morti di Auschwitz, e quindi viene unta con l’aureola dell’impunità.

A scontrarsi con questo mito è stata la sfacciata e agghiacciante ingiunzione biblica del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, inclusa in un discorso tenuto al suo popolo all’inizio dell’operazione militare israeliana dentro e contro Gaza in ottobre.
Vale a dire:
“Ricorda ciò che ti ha fatto Amalek (Deuteronomio 25:17).”

Questa particolare ingiunzione dell’Antico Testamento sancisce lo sterminio dell’antica tribù, Amalek, da parte di Dio in nome del suo popolo eletto, gli ebrei, dopo che saranno emersi dalla schiavitù in Egitto.

Il fatto che Netanyahu, leader di uno stato del 21° secolo, abbia ritenuto opportuno includerlo nel suddetto discorso all’inizio dell’invasione di terra da parte di Israele costituisce, non è vero, un caso de facto di intento genocida?

Atti fondamentali all’Aia

Ciò, tra l’altro, costituisce la spina dorsale di quello che sarà un procedimento storico davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, previsto per l’11 e il 12 gennaio.

Il Sudafrica nero sostiene da tempo la lotta palestinese. Notoriamente, il suo figlio più illustre, Nelson Mandela, una volta dichiarò quanto segue durante un discorso del 1997 in occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese di quell’anno:

“Ma sappiamo troppo bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi”.

Proprio sulla base del semplice ritornello “ci vuole uno per conoscerne uno”, il Sudafrica post-apartheid non ha mai avuto alcun dubbio sul fatto che Israele sia uno stato di apartheid. In questo si sono ora uniti Human Rights Watch, Amnesty International e tutte le persone di coscienza e consapevolezza in tutto il mondo.

Il Sud Africa post-apartheid, con questa causa legale, ora accusa Israele di essere uno stato genocida apre una nuova strada. Ancora una volta, a livello morale e storico, ciò mette in discussione la pretesa di innocenza dello Stato di Israele che per troppo tempo gli ha permesso di agire impunemente contro i palestinesi da lungo tempo sofferenti.

A questo proposito è opportuno sottolineare che Hamas è un sintomo più che una causa. È il prodotto dell’oppressione strutturale, dell’apartheid, della pulizia etnica e degli innumerevoli 7 ottobre subiti dai palestinesi a partire dal 1948. Non ne è la causa.

In ultima analisi, il diritto internazionale o si applica ovunque oppure non si applica da nessuna parte. Nel portare avanti questa causa contro lo Stato di Israele, la Repubblica del Sud Africa si fa coraggio. Dove va lei, si spera che altri la seguano. [ La Turchia e la Malesia hanno espresso sostegno al caso di genocidio del Sud Africa contro Israele.]

John Wight, autore di Gaza Weeps , 2021, scrive di politica, cultura, sport e quant’altro.

Fonte: Medium

Traduzione: Luciano Lago

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