He-Man e i dominatori del wokeverso – Come la programmazione impostata sull’Agenda sta facendo perdere iscritti a Netflix

He-Man e i dominatori del wokeverso – Come la programmazione impostata sull’Agenda sta facendo perdere iscritti a Netflix

Netflix crede di essere veramente il “Dominatore dell’Universo”, ma gli spettatori scontenti stanno annullando in masso i propri abbonamenti mostrando forse che il servizio di streaming non ha “il potere” che pensa di avere.
In superficie, il reboot del classico cartone animato degli anni ’80 “He-Man e i dominatori dell’universo” sembrava avere tutto il necessario per avere un enorme successo. Un marchio amato, un’enorme base di fan affamati di nostalgia e un regista rispettato che lo supervisionava.

Ma ora che “Masters of the Universe: Revelation” è stato rilasciato, la ricezione è stata tutt’altro che buona. I fan sono indignati per il fatto che il personaggio principale, He-Man, sembra essere stato messo da parte in favore di un personaggio femminile (completo di un taglio di capelli che farebbe ingelosire Megan Rapinoe). Inoltre, non sono molto contenti che il capo sceneggiatore e showrunner, Kevin Smith, abbia apparentemente mentito su questa scelta in vista dell’uscita.

Il canale YouTube Clownfish TV e’ stato il primo a riferire del cambio prospettiva di “Masters of the Universe”, rilasciando spoiler come importanti morti di personaggi, il cambio di razza di alcuni personaggi e lo spostamento dell’attenzione sul personaggio di Teela invece che su He-Man. Gli sproloqui su Twitter di Smith dicendo che questi rapporti non erano veri non sono invecchiati bene, poiché sembra che tutto ciò che Clownfish TV ha riportato fosse accurato.

Ora che i primi cinque episodi della serie sono disponibili, il contraccolpo dei fan sulle modifiche a “Masters of the Universe” sta diventando difficile da ignorare. Mentre scrivo, il punteggio del pubblico per lo spettacolo su Rotten Tomatoes è di un abissale 32%. In risposta, i titoli dei media proclamano che “i fan di He-Man stanno bombardando di recensioni la serie”, ma è difficile conoscere la differenza tra “review bombing” – in cui una campagna coordinata di troll cerca di far sembrare intenzionalmente brutto un film – e semplicemente il fatto che molte persone condividono naturalmente recensioni negative perché sinceramente lo spettacolo fa schifo.

In effetti, questa sembra una pratica standard di Netflix, che ha una posizione totalmente centrata sullaa “diversità e inclusione”, con una strategia volta non solo a rendere la sua azienda più diversificata, ma anche a garantire che i contenuti che produce siano rappresentativi di una politica il piu’ identitaria possibile.

È difficile non ignorare il fatto che la stragrande maggioranza delle offerte originali di Netflix sembra inserire nella storia ogni singola minoranza demografica sottorappresentatA possibile, che abbia senso o meno. Tutto, da neri, asiatici, donne, trans, gay, lesbiche, non binari, ecc. è in qualche modo forzato nei suoi spettacoli e film originali, apparentemente per mandato. Se un creativo vuole realizzare qualcosa con Netflix, DEVE includere la “rappresentazione”.

La recente trilogia horror di Netflix, “Fear Street”, basata sui libri di R.L. Stein, presentava una coppia lesbica interrazziale come personaggi principali, qualcosa che non era presente nei libri su cui era basata. Lo spettacolo “Cursed”, basato sulla leggenda arturiana, ha inspiegabilmente reso Re Artù un uomo di colore, nonostante l’implausibilità storica di una cosa del genere. La serie di fantascienza “Sense8” presentava una lesbica trans come uno dei suoi ensemble e le “Chilling Adventures of Sabrina” avevano un “non binario” in un ruolo di primo piano.

“Star Trek: Discovery”, che è una coproduzione tra Netflix e CBS TV, mette i personaggi gay e non binari in prima linea nella serie. Anche il riavvio di Netflix di “The Dark Crystal” non è stato risparmiato dalla “wokification”, poiché due personaggi fantasy non umani truccati sembrano essere in una relazione gay nello spettacolo.

Per quanto riguarda “Masters of the Universe”: Revelations, questa tendenza continua, con il cambio di razza dell’antenato del principe Adam (nonostante Adam sia bianco come loro), così come il cambio di razza del personaggio di Andra, pur insinuando che potrebbe esserci una relazione lesbica tra lei e il personaggio principale di Teela. (Qualcosa che Kevin Smith ha apertamente negato.)

Questo non vuol dire che la diversità o l’inclusione siano una cosa negativa e che le storie non possano essere migliorate o arricchite aggiungendo personaggi interpretati da attori di minoranza o personaggi che rappresentano il non rappresentato. Ma Netflix sembra portare questo concetto all’estremo, al punto che è quasi una parodia. Non c’è bisogno di guardare oltre la recente serie originale “Bridgerton”, in cui gran parte dei nobili e’ di colore.

Fonte

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