Droghe, fra la propaganda e la realtà
Con quasi quattro mesi di ritardo rispetto alla canonica scadenza di Giugno, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) ha divulgato l’edizione 2025 del report annuale tramite cui il dipartimento delinea lo scenario nazionale in materia di sostanze illecite.
Il documento della DCSA conferma alcuni elementi di ordine generale già approfonditi nel report del 2024. Tra questi, spiccano l’attuale dimensione transnazionale del narcotraffico nonché l’assoluta centralità del traffico di sostanze illecite nell’ambito delle attività delle consorterie criminali, così come la tendenza al ricorso alle aree portuali e la digitalizzazione delle operazioni di vendita – aspetto, quest’ultimo, che si lega anche alle metodologia di riciclaggio dei proventi, per i quali la conversione in criptovaluta si conferma un’opzione divenuta prassi.
Alla luce dell’analisi proposta, appare evidente che produzione e vendita di droghe illegali rimangano il principale serbatoio economico per i cartelli criminali.
Ciò che invece emerge con potenza come aspetto di relativa novità ha a che fare con un significativo aumento di produzione e offerta di cocaina e di diffusione del crack, con una decrescita dei volumi di eroina trafficati e, infine, con una sensibile crescita dell’abuso di medicinali con principio attivo stupefacente. Per quanto riguarda droghe sintetiche e NPS, le statistiche portano a ritenere i consumi nazionali come ancora moderati, anche in considerazione della scelta dei network criminali di commerciare sostanze i cui mercati appaiono già consolidati.
Il mercato delle droghe in Italia
Il report si suddivide in tre parti. La prima parte è dedicata all’approfondimento circa i principali gruppi criminali attivi in Italia e le modalità operative attuate da questi ultimi, nonché riguardo le sostanze sequestrate.
Da questo punto di vista, il mercato maggiormente remunerativo è legato al business della cocaina. Nonostante tra 2023 e 2024 si sia registrato in Europa un crollo dei quantitativi sequestrati, a seguito di una evidente dislocazione delle rotte del traffico, disponibilità della sostanza e prezzi sono rimasti stabili.
In Italia, la cocaina continua a essere una delle droghe più diffuse, anche in ragione del fatto che la posizione geografica rende il nostro paese una delle principali destinazioni del transito della sostanza per l’Europa.
Ad ogni modo, nell’ultimo biennio è stata stimata una diminuzione complessiva di oltre 8 tonnellate di cocaina sequestrata. Nel 2024, i quantitativi sequestrati ammontano a 11 tonnellate: una riduzione pari al 44%, nonostante, al tempo stesso, sia stato registrato il record storico di operazioni di polizia (9.502, pari a un aumento del 10%). I valori del mercato all’ingrosso non sembrano rispecchiare quelli del mercato al dettaglio: prendendo in considerazione la fascia di sequestri tra gli 1 e i 100 kg, è stato osservato un incremento del 13,72%.
Anche i deferiti all’autorità giudiziaria risultano in aumento: in tutto, sono oltre 14mila (+8%). Prendendo in esame le modalità tramite cui la cocaina viene introdotta all’interno del territorio nazionale, si segnala un’assoluta predominanza della frontiera portuale, laddove i quantitativi sequestrati hanno sfiorato le 6 tonnellate, cifra nettamente più alta di quelle riscontrate per via aerea (291 kg) e terrestre (18 kg). Concentrando l’attenzione alle macroaree, i sequestri risultano distribuiti per il 28,97% al Nord Italia, per il 14,08% al Centro e per il 56,96% al Sud e nelle Isole. Accanto alla progressiva ascesa della cocaina, resta da sottolineare la tendenza più rilevante degli ultimi anni, associata all’aumento della presenza e del consumo di crack.
Il mercato della Cannabis, che si conferma la droga illecita più consumata sia a livello nazionale che a livello globale, nel confronto tra 2023 e 2024 evidenzia una situazione quasi sovrapponibile, con due categorie in lieve diminuzione in merito al traffico di piante: le operazioni di polizia, attestate al -2,69% (470 rispetto alle 483 del 2023), e i sequestri (-1,12%, con 154.819 piante sequestrate a fronte delle precedenti 156.577). Coltivazione e traffico di piante di cannabis sono stati prevalentemente appannaggio di cittadini italiani: per quanto riguarda questa statistica, gli stranieri incidono infatti per il solo 9%. Guardando alle statistiche relative alle infiorescenze, si registra una decrescita in quasi tutti i parametri. È così circa le persone deferite all’autorità giudiziaria (2.336, pari al -12%), le operazioni di polizia (2.378, pari al -9%) e i sequestri (28 tonnellate, pari al -28%). Tra i segnalati, il 54% è stato tratto in arresto, con un 23,63% che risulta di nazionalità straniera. Al contrario del caso delle infiorescenze, il contrasto al mercato illecito dell’hashish ha fatto segnare numeri in crescita. Sono state infatti condotte 7.095 operazioni di polizia giudiziaria (+6,5% rispetto alle 6.659 del 2023), che hanno portato al sequestro di 17.395,47 kg (-36,24%, rispetto ai 27.282,04 kg del 2023), ai quali si sono aggiunte le dosi sequestrate in contesti occasionali, per un totale di 3.458 (-50,22% rispetto alle 6.947 dosi del 2023), nonché al deferimento di 7.619 persone (+4,77%), 4.125 delle quali tratte in arresto (pari al 54,14%). Come indicato nel report, la questione dell’adulterazione dei prodotti venduti all’interno del mercato nero diviene ulteriormente problematica nel caso dei consumatori di Cannabis, esposti al rischio di assunzione involontaria di cannabinoidi sintetici.
Quello dell’eroina si configura invece come un mercato in contrazione, dislocato all’interno di quattro principali rotte: la rotta balcanica, la rotta meridionale – che dal Pakistan passa attraverso l’Africa Orientale, la rotta del Caucaso, infine la rotta settentrionale, ovvero Russia e Paesi Baltici. L’esame comparato degli ultimi due anni sul traffico di eroina in Italia fa emergere nel 2024 una flessione del 28% nelle operazioni di polizia, stimate in 858, a fronte delle 1.194 condotte nel 2023. In riduzione significativa anche il numero dei segnalati, calato del 39%. Quasi il 90% delle segnalazioni risultano riferite all’art. 73. Aumentano al contrario i quantitativi sequestrati all’ingrosso, passati dai 278 kg del 2023 ai 347 kg del 2024 (+24%).
Sebbene al momento il territorio italiano appaia meno interessata dal fenomeno della produzione di droghe sintetiche e NPS, emergono un paio di dinamiche da considerare. In primo luogo, l’abuso di benzodiazepine risulta sempre più diffuso, con particolare riferimento alle categorie dei professionisti urbani e della popolazione studentesca, dunque fasce sociali spinte prevalentemente dalla necessità di ottimizzazione delle prestazioni. In seconda battuta, si evidenzia come in Europa la domanda di fentanyl rimanga modesta, nonché limitata ai farmaci che contengono fentanili come principio attivo. Per quanto riguarda l’Italia, il report informa che “dai riscontri info-investigativi la situazione risulta ancora più sfumata sotto il profilo dell’abuso della sostanza commerciata illegalmente, non potendosi parlare di fenomeno.”
La repressione
Dopo aver proposto una panoramica delle principali operazioni antidroga concluse nel corso del 2024, la seconda parte del documento si concentra invece attorno agli esiti dell’attività di contrasto al narcotraffico in Italia, tradottasi in un numero totale di 21.299 azioni di polizia (+3% rispetto al 2023). Il 44% delle operazioni è stato registrato al Nord, il 28% al Sud e il 27% nel Centro Italia. Anche la cifra delle persone segnalate all’Autorità giudiziaria subisce un lieve aumento, passando dalle 27.902 del 2023 alle 27.989 del 2024. La fattispecie di reato più ricorrente è riconducibile all’art. 73: la percentuale di violazione dell’art. 74 non arriva a toccare neanche il 10% del totale. Analizzando il gender delle persone segnalate, il 7,36% risulta donna. Dal punto di vista anagrafico, invece, il 27% ha età uguale o maggiore di 40 anni, il 19% è compreso tra i 20 e i 24 anni, il 16% tra i 25 e i 29. Per quanto riguarda i minori, le percentuali indicano il 4%, stessa statistica di decremento rispetto all’anno precedente. Delle 27.989 persone segnalate all’Autorità giudiziaria, il 38,73% sono risultate straniere.
Concentrando l’attenzione sui quantitativi sequestrati, essi risultano in diminuzione (-34,66%): da 89.175,93 kg nel 2023 a 58.267,84 kg. Le sostanze per le quali si osserva maggior flessione nei sequestri si rivelano la cocaina, l’hashish, le droghe sintetiche all’ingrosso e le infiorescenze di Cannabis. In incremento, invece, i sequestri di eroina e di droghe sintetiche al dettaglio. Il 32,29% (18.816 kg) del totale dei sequestri è avvenuto presso le aree di frontiera, prevalentemente quelle marittime. Nel 2024 si registra comunque un decremento del 17,53% dei carichi intercettati alle frontiere rispetto al 2023.
Il report si chiude con un capitolo dedicato a elementi maggiormente tecnici, in cui le statistiche relative all’operato della DCSA vengono approfondite o messe in relazione a progetti e collaborazioni internazionali. A corollario, un’appendice che include una panoramica dedicata ai cartelli criminali di America Centrale e Sud America, così come delle schede di profilazione delle sostanze più comuni all’interno del mercato nero.
Fra l’allarme fentanyl e la realtà (del crack)
Il documento della DCSA, nella sua complessità, pone sotto i riflettori una serie di annose tematiche. In termini generali, dislocazione e digitalizzazione dei traffici rilanciano il bisogno di un quadro di regolamentazione legale di un fenomeno la cui portata globale continua a mettere ulteriormente a nudo tutta l’inadeguatezza dell’approccio proibizionista.
In particolare, desta preoccupazione l’ascesa della diffusione del crack, i cui sequestri sono passati dalle 6 tonnellate del 2019 alle 25 tonnellate del 2024. Nello stesso intervallo di tempo, i maggiorenni arrestati per spaccio di crack sono passati da 500 a 5000, con una percentuale di arresti di minorenni cresciuta dell’87% tra 2023 e 2024. La prevalente penetrazione della sostanza in contesti geograficamente decentrati, come periferie cittadine e quartieri popolari, si configura come il contrappasso di politiche poco attente al potenziamento dei servizi territoriali. Le polemiche seguite alla distribuzione di pipette per il consumo da parte del comune di Bologna sono del resto solo l’ultimo esempio dell’avversione istituzionale nei confronti della riduzione del danno.
Il secondo ordine di considerazioni si ricollega a quella che dalle nostre parti è stata a più riprese definita “emergenza fentanyl”: l’impatto marginale di produzione e diffusione della sostanza, in Europa come in Italia, inducono infatti una riflessione critica circa la posizione allarmista adottata dal governo, di fatto non corroborata dai numeri documentati dalla DCSA. Come informa il dipartimento, i decessi registrati a partire dal 2017 sono stati in tutto tre; allo stesso modo, i 71 sequestri di fentanyl condotti nel corso del 2024 hanno portato alla requisizione di soli 65 compresse, 4 cerotti e due scatole di medicinali. Riprendendo le dichiarazioni contenute nel report, “gli esami e le analisi tossicologiche effettuati non hanno rilevato la presenza di fentanyl e, quindi, la sua circolazione in Italia.” Pur costituendo senza dubbio una questione da continuare a mantenere sotto monitoraggio, la campagna mediatica portata avanti dall’esecutivo sul tema fentanyl, confluita nell’elaborazione del Piano Nazionale di Prevenzione e Contrasto, a fronte delle statistiche presentate appare allora più che altro come uno stratagemma di propaganda politica.
Analizzando poi le statistiche nel dettaglio, appare evidente come l’aumento dei numeri di azioni giudiziarie e persone denunciate, messo in relazione alla decrescita dei quantitativi sequestrati, denoti un ulteriore percepibile ampliamento nel ricorso all’azione penale. Del resto, l’assoluta sproporzione tra condanne per art. 73 e condanne per art. 74 conferma come la criminalizzazione continui a essere per la quasi totalità rivolta ai consumatori e ai venditori al dettaglio, in un contesto in cui i partenariati criminali acquisiscono di contro una sempre più tangibile radicazione a livello territoriale.
In tale scenario, l’ingente dispiegamento di uomini e mezzi sottrae sempre più risorse a percorsi alternativi e interventi di riduzione del danno, contraendo lo spazio destinato alle politiche sociali e marginalizzando il diritto alla salute dei consumatori.
Ed è questo, probabilmente, il più grave fallimento della War on Drugs.
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