Droghe e proporzionalità delle pene: lettera a Cartabia

Droghe e proporzionalità delle pene: lettera a Cartabia
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Nei giorni scorsi Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe e Marco Perduca, Associazione Luca Coscioni hanno scritto una lettera aperta alla Ministra Marta Cartabia sul tema delle leggi sulle droghe e della proporzionalità delle pene. Ecco il testo scaricabile anche in versione pdf.


Gentile Ministra,

scriviamo relativamente a quanto da lei affermato nella Sua relazione programmatica al Parlamento, in merito alla proporzionalità delle pene e alla situazione carceraria, per segnalare quanto avviene da 30 anni in Italia a causa del Testo Unico sulle droghe del 1990.

Oltre un terzo dei detenuti in Italia sconta pene, o è in attesa di giudizio, per violazioni di quella legge, che da sempre prevede condanne severe per azioni che spesso non hanno vittima. Anche se col passare degli anni i comportamenti direttamente legati al consumo sono stati sostanzialmente depenalizzati (mantenendo però pesanti sanzioni amministrative) il T.U. 309/90 continua a far entrare nel circuito penale decine di migliaia di persone ogni anno!

Abbiamo apprezzato il Suo lavoro alla Corte, specie per i provvedimenti che hanno affrontato alcuni aspetti della legge sulle droghe. Oggi, e non solo a seguito della presentazione delle sue linee programmatiche ma anche alla luce degli sviluppi che in tutto il mondo stanno caratterizzando norme e politiche in materia di sostanze stupefacenti, ci permettiamo di sottoporre alla Sua attenzione alcuni degli aspetti particolarmente problematici della legge ex-Jervolino Vassalli:

  1. Pene sproporzionate. La condotta legata alla coltivazione domestica ad uso personale di cannabis rimane fra quelle oggetto di sanzione penale (da 2 a 6 anni, ovvero da 6 mesi a 4 anni in caso di riconoscimento della lieve entità del fatto) e amministrativa. Pur rilevando, in sede di giudizio, la recente pronuncia delle Sezioni Unite Penali della Cassazione, nella pratica continua l’azione repressiva nei confronti di persone che coltivano poche piante per uso personale. Oltre a punire molto più pesantemente coloro che fanno questa scelta per sottrarsi al mercato criminale, rispetto a coloro che vi si riforniscono, questa sproporzionalità della pena appesantisce l’azione delle forze dell’ordine e continua a produrre procedimenti che sperabilmente finiscono nell’assoluzione del reo. Per questo riteniamo utile una modifica legislativa che, sul solco della decisione della Cassazione, ne definisca meglio il perimetro e che decriminalizzi pienamente una condotta che è del tutto assimilabile al consumo personale. In questi giorni dovrebbe ripartire l’iter alla Camera su testi che anche di questo parlano.
  2. Carceri sovraffollate. Alla fine del 2020, in piena pandemia, su 53.364 detenuti presenti negli istituti di pena italiani, il 35% (quasi 19.000 persone) era dovuto alla violazione del Testo Unico sulle droghe (in particolare 12.143 per il solo art. 73 del Dpr 309/90), mentre il 26,5% viene classificato come tossicodipendente (14.148 persone). Senza detenuti per “droga”, ovvero prevedendo reali alternative a coloro che in carcere sono stati dichiarati “tossicodipendenti”, non avremmo il problema di sovraffollamento carcerario sanzionato più volte della Corte Europea per i Diritti Umani.
  3. Altre sanzioni. In 30 anni di applicazione della 309/90 si sono contate oltre 1.300.000 segnalazioni ai prefetti per violazione del suo articolo 75: di queste quasi un milione per cannabis! La reale efficacia di tale procedimento e delle sanzioni amministrative che ne possono conseguire resta oltremodo dubbia. Non abbiamo purtroppo a disposizione dati sulla recidiva, né ricerche sulle conseguenze di tali procedimenti. Sappiamo però che la funzione “disintossicante” di tale segnalazione è di fatto inesistente: 94 programmi terapeutici richiesti su oltre 30.000 segnalazioni ai prefetti nel solo 2020. Non è noto invece quanti delle migliaia di casi segnalati ai Servizi Dipendenze, SERD, avviino realmente un percorso trattamentale o affollino inutilmente i servizi già in difficoltà per risorse e personale. È indubbio invece che la funzione sanzionatoria abbia effetti deleteri e stigmatizzanti sulla vita delle persone segnalate. Al di là delle procedure e dei costi necessari per riottenerli, il ritiro di patente e/o passaporto, scollegato da un qualsiasi comportamento pericoloso come la guida in stato alterato, mette a rischio il posto di lavoro o la possibilità di ricercarlo, marginalizzando ulteriormente chi probabilmente ha piuttosto bisogno di mantenere e rafforzare i propri legami sociali ed introiti economici.
  4. Scarsità di dati. Ultimo ma non ultimo, nel pieno rispetto della privacy, riteniamo che il Suo Ministero debba proseguire nell’opera di miglioramento strutturale nella produzione, analisi e pubblicazione, in formato aperto, di dati relativi all’impatto della 309/90. Tale attività potrebbe consentire un sistematico apprezzamento del fenomeno, contribuire significativamente alla pubblicazione della Relazione al Parlamento sulle droghe e dipendenze e alla convocazione della Conferenza Nazionale sulle Droghe (che non si organizza dal 2009) nonché facilitare l’elaborazione di studi indipendenti che possano complementare le stime istituzionali valutandone l’impatto.

Come detto, in Commissione Giustizia della Camera è in corso un lavoro volto alla preparazione di un testo condiviso che possa trovare ampie convergenze relativamente alla depenalizzazione di fatti di lieve entità che hanno a che fare proprio con gli usi personali delle sostanze sotto controllo e la coltivazione domestica di cannabis. Pur consapevoli che si tratta di proposte di legge d’iniziativa parlamentare, un Suo intervento volto a declinare le Sue linee programmatiche anche in questa materia potrebbe contribuire a insistere sulla necessità della proporzionalità delle pene per certi comportamenti e del carcere come extrema ratio.

Nell’attesa di un Suo cortese riscontro alleghiamo in anteprima l’ultima edizione del Libro Bianco sulle Droghe che una decina di associazioni della società civile pubblicano da 12 anni per offrire al dibattito pubblico e istituzionale una valutazione indipendente dell’impatto di leggi e politiche nazionali sulle droghe, senza mai perdere d’occhio gli sviluppi in altri paesi e quanto accade in seno alle Nazioni Unite.

Cordialmente,

Marco Perduca, Associazione Luca Coscioni
Leonardo Fiorentini, Forum Droghe

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