Canapa, il DDL sicurezza relega all’illegalità un mercato che vale 2 miliardi

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Un nuovo rapporto sull’uso inalatorio della cannabis light: analisi e implicazioni, realizzato da MPG consulting per conto di Canapa Sativa Italia – CSI, è stato presentato oggi in sala stampa alla Camera dei Deputati. Il report, scaricabile qui, è intitolato “Cannabis Light Policy. Stima dell’impatto economico e proposte di regolamentazione per il mercato della canapa ad uso inalatorio” e rappresenta un contributo fondamentale per comprendere le dinamiche economiche emergenti del mercato della cannabis light in Italia. Attraverso un’analisi dettagliata dei dati disponibili, il documento mette in luce l’evoluzione dei modelli economici, le implicazioni normative e il potenziale di crescita di questo settore oggi drammaticamente sotto scacco dall’iter parlamentare del DDL Sicurezza, che prevede all’art. 18 il divieto di produzione e vendita delle infiorescenze di canapa industriale.

Negli ultimi anni, il mercato della cannabis light ha registrato una crescita significativa. Secondo un vecchio studio, il fatturato complessivo del settore in Italia era di circa 500 milioni di euro nel 2019. Il mercato da allora è in espansione, favorita in qualche modo da un quadro normativo incerto ma permissivo e soprattutto da una crescente domanda da parte dei consumatori. Nel 2023 i punti vendita erano oltre 3.000 nel 2023, dimostrando un interesse sempre maggiore sia da parte degli imprenditori che dei consumatori.

Un mercato che vale 2 miliardi di euro

Il rapporto analizza le diverse componenti della filiera economica della cannabis light, individuando due modelli principali di distribuzione, quello attuale e uno affidato al monopolio e quindi limitato alle tabaccherie. L’impatto economico dei due modelli è certemente diverso.

Secondo lo studio condotto dai ricercatori di MPG consulting la domanda italiana di cannabis light “ha un valore stimato di quasi un miliardo di euro e contribuisce alla creazione di almeno 12.500 posti di lavoro direttamente collegati alla filiera, quasi 10.000 sarebbero invece i lavoratori a tempo pieno dell’indotto. Tra i settori maggiormente beneficiati si trovano la coltivazione e la vendita, oltre ai comparti della lavorazione post-raccolta, distribuzione e amministrazione. L’impatto complessivo sull’economia nazionale ammonta ad almeno 1,94 miliardi di euro, con la generazione di un minimo di 22.379 posti di lavoro e un gettito fiscale di almeno 364 milioni di euro”.

Questi dati potrebbero certamente consolidarsi nel caso di una maggiore chiarezza normativa e con un effettiva valorizzazione delle produzioni nazionali di qualità. Al contrario in “uno scenario monopolistico, il giro d’affari che verrebbe perso tra impatto diretto e secondario si attesta ad oltre 1.4 miliardi di euro”. Anche l’occupazione generata passerebbe a sole 6.000 unità complessive.

La spada di damocle del DDL Sicurezza

Il rapporto fornisce quindi un quadro dettagliato e basato su dati concreti sull’evoluzione del mercato della cannabis light in Italia. Se adeguatamente regolamentato, il settore potrebbe continuare a crescere, creando nuove opportunità economiche e occupazionali. Questo studio rappresenta un punto di riferimento per imprenditori, decisori politici e consumatori, offrendo spunti fondamentali per lo sviluppo di un mercato più stabile e sicuro.

Purtroppo però il quadro politico sembra cupo: mentre si avvicina sempre più il passaggio in aula al Senato, pare che la maggioranza non abbia nessun ripensamento sulle norme sulla canapa. Mentre per i rilievi del Quirinale, trapelati in queste settimane sulla stampa, parrebbe esserci l’intenzione di intervenire (a partire dal carcere per le donne incinte), per quello che riguarda la cannabis light il silenzio è assordante.

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