Rule of Rose e la disinformazione moralizzatrice

Oggi trattiamo una storia del passato, una storia che risale a quasi vent’anni fa. Siamo nel 2006; l’azienda Punchline insieme a Sony presenta un nuovo titolo per Playstation 2, Rule of Rose, un videogioco di genere “survival horror”. L’azione del gioco si svolge nella Gran Bretagna del 1930 e segue le vicissitudini di una ragazza di 19 anni che si trova intrappolata in un mondo dominato da altre giovani donne.
Punchline, per il gioco, si ispira alle fiabe dei fratelli Grimm e a titoli come Silent Hill. L’idea è di realizzare un prodotto che faccia paura, sì, ma non splatter: deve inquietare. Punchline però non ha tenuto conto dei moralizzatori sparsi per l’Europa, moralizzatori che non perdono occasione di dire la loro su qualcosa che non conoscono affatto. Moralizzatori che pur di portare acqua al proprio mulino non si vergognano di mentire spudoratamente.
Ed ecco che nella vecchia Europa, specie in Italia, escono recensioni ancor prima che il gioco sia uscito, recensioni che favoleggiano dei contenuti, pur non essendo ancora stato presentato alla stampa il gioco stesso. Le voci che circolano parlano di erotismo e violenza, il tutto in un prodotto con protagonisti dei bambini.
Quando finalmente il gioco esce, il 3 novembre 2006, i videogiocatori che riescono a metterci le mani sopra non ne restano particolarmente impressionati; le dinamiche di gioco lasciano gli acquirenti abbastanza insoddisfatti. La media dei voti per il titolo è bassina:
Eppure a distanza di quasi vent’anni il gioco è ricercatissimo tra i collezionisti:
Come dicevamo solo alcuni sono capaci di giocarci, ed è questo il motivo per cui oggi il gioco viene venduto su eBay alle cifre che vedete qui sopra. Come vi ho anticipato, ancor prima che il gioco uscisse si erano palesati moralizzatori vari sparsi per la vecchia Europa, politici e giornalisti in particolare, a dire la loro su quello che ritenevano un gioco inadatto a venire pubblicato.
Ad attaccare il gioco arrivò perfino il ministro della Giustizia dell’Unione Europea, all’epoca Franco Frattini, che ovviamente non l’aveva mai visto dal vivo né ci aveva mai giocato, eppure, come narrato all’epoca da Game Developer:
Frattini is asking for the topic to be discussed by interior and justice ministers when the groups meet next month in Brussels, and then as part of a meeting with the game industry itself in early 2007. Frattini noted in his letter that he was “shocked” by PS2 title Rule of Rose‘s “obscene cruelty and brutality”…
…Frattini has also urged the European Union to examine the established rules for video game labeling and sale to minors – though it appears that Rule Of Rose‘s 18+ PEGI rating makes it unavailable to minors in Europe.
Che tradotto:
Frattini sta chiedendo che l’argomento venga discusso dai ministri dell’Interno e della Giustizia quando i gruppi si riuniranno il mese prossimo a Bruxelles, e successivamente nell’ambito di un incontro con l’industria dei videogiochi previsto per l’inizio del 2007.
Frattini ha dichiarato nella sua lettera di essere “sconvolto” dalla “oscena crudeltà e brutalità” del titolo per PS2 Rule of Rose……Frattini ha inoltre esortato l’Unione Europea a esaminare le norme vigenti in materia di classificazione dei videogiochi e di vendita ai minori – anche se sembra che la classificazione PEGI 18+ di Rule of Rose lo renda comunque non disponibile ai minori in Europa.
Tutte cose che Frattini aveva scritto in una lettera aperta, lettera che fu pesantemente criticata da Viviane Reading – all’epoca alla guida della Commissione che si occupava delle norme delle classificazioni PEGI in UE.
Ma perché Frattini si era esposto così su un gioco a cui non aveva mai giocato? La certezza assoluta non l’avremo mai, ma c’è un precedente significativo che aiuta a capirlo. A metà ottobre – qualche settimana prima dell’uscita ufficiale del gioco in Europa – sulle pagine del settimanale Panorama, testata che ancora oggi trovate in edicola, comparve un articolo dal titolo:
Vince chi seppellisce viva la bambina
Sottotitolo:
Viaggio tra gli orrori del divertimento elettronico
L’articolo, firmato Guido Castellano, presentava Rule of Rose come un titolo dai contenuti aberranti, non adatti al pubblico di giovani che si apprestava a giocarlo. Secondo Castellano il gioco avrebbe messo in scena torture e violenze sui bambini con scene come quella del titolo del suo articolo. Secondo Multiplayer.it Castellano nel suo articolo scriveva che:
Ogni singolo fotogramma trasuda perversione
O ancora:
Ogni scena è pervasa da sottintesi omosessuali e sadici a cui non si è preparati.
Un racconto davvero agghiacciante, ma Castellano al gioco non aveva mai giocato e Punchline non aveva rilasciato alcun comunicato in tal senso. Da dove aveva ricavato il giornalista queste informazioni, così dettagliate da arrivare sulla prima pagina del settimanale? Magari da qualche gamer giapponese, visto che il gioco in Giappone era uscito a gennaio 2006? Possibile, visto che nello stesso articolo trovavano spazio anche dichiarazioni del designer del gioco, Yuya Takayama, dichiarazioni in cui lo stesso pareva vantarsi di aver realizzato un gioco così inopportuno. L’articolo, dopo l’attacco a Rule of Rose, si rivolge ad altri titoli, ma noi rimaniamo su Rule of Rose. Perché il problema stava proprio lì: Castellano non aveva veramente intervistato Takayama, e non aveva giocato al gioco, tutto ciò che veniva raccontato era inventato, o scopiazzato da altre parti senza alcuna verifica. Scrive Multiplayer.it:
Il risvolto ancora più amaro della storia, e oserei dire squisitamente italiano, è che Castellano quell’articolo l’aveva copiato. Che non avesse mai giocato a Rule of Rose era chiaro, ma c’è ben altro. Chris Darril, creatore della serie Remothered, ricorda, infatti, aver postato – quasi otto mesi prima – una recensione del gioco come utente del forum di Gamesradar, pubblicata poi, con qualche modifica, anche su Games.it. “Grazie ad amici dal Sol Levante, riuscì ad avere una copia in anteprima, anche perché all’epoca la distribuzione occidentale di Rule of Rose era incerta” commenta Chris. Castellano ha ripreso l’articolo di Darril nei contenuti, aggiungendo apposite note moraliste così da causare quanto più rumore possibile.
I lettori di GamesRadar si fecero sentire con Panorama, inondando la sezione commenti di critiche all’articolo, critiche che furono prontamente cancellate. Furono chieste scuse pubbliche per l’articolo inventato, ma nessuno le fece mai. In compenso, nel frattempo l’articolo stava facendo il giro della rete, e fu ripreso da altri giornali senza che nessuno facesse verifiche, sia in Italia che all’estero. Il sindaco di Roma Walter Veltroni, secondo MultiPlayer.it, chiese che il gioco venisse ritirato dal commercio. Furono annullate le uscite in Australia e Nuova Zelanda, e il gioco venne ritirato dagli scaffali nel Regno Unito.
Tutto grazie alle richieste di politici che al gioco non avevano mai giocato.
Epilogo
Arrivati a questo punto mio figlio mi direbbe: vabbè, ma tutta la gente che hai citato finora poi è stata licenziata e ha smesso di lavorare, giusto?
Voi che dite? Nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha pubblicato smentite e tutti – eccetto Frattini che è deceduto nel 2022 – hanno continuato a fare il proprio lavoro senza alcun problema. Perché il sistema funziona così: poco conta se disinformi, menti e inventi fatti, l’importante è che tu faccia quel che vuole il tuo pubblico di riferimento o il tuo elettorato. Se fai così, anche quando pesti la classica merda, nulla ti succede.
Atlas Ufo Robot
Ah, dimenticavo: nei giorni scorsi è tornato in tv il Goldrake di quando ero bambino. Anche su di lui a suo tempo si erano espressi soggetti come quelli citati qui sopra, ad esempio dopo poco dalla sua messa in onda Silverio Corvisieri lo definì ottimo esempio della degenerazione della TV italiana. Lo stesso fece Nilde Iotti che lo definì antidemocratico e violentissimo. Insomma, l’Italia è piena di moralizzatori a cui quello che i giovani fanno non piace quasi mai.
Concludendo
Occorre stare molto attenti quando qualcuno invoca la censura, perché può essere che non abbia mai nemmeno provato a leggere o guardare le cose che vorrebbe vietare agli altri. Anche nel caso di Goldrake i tanti che si scagliarono contro l’innocuo cartone giapponese continuarono con le loro carriere senza problemi.
L’ispirazione per quest’articolo mi è venuta da un post che riportava in forma lievemente più sintetica quanto vi ho narrato qui sopra, tutte informazioni che in passato erano già state raccontate da varie fonti. Ma il merito dell’articolo è di quel post che mi era apparso in bacheca. Sperando di non avervi annoiato.
maicolengel at butac punto it
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