Leoncavallo sotto attacco. Ma deciderà Milano!
Mentre Fratelli d’Italia bussa alle porte del Viminale per accelerare lo sgombero del Leoncavallo, a Milano si alza la tensione intorno al destino di uno degli spazi sociali più iconici d’Europa. Il movimento milanese e nazionale si mobilita, e la città è chiamata a scegliere: cultura autogestita o repressione securitaria?
Secondo quanto riportato da organi di stampa, una delegazione lombarda di Fratelli d’Italia si è recentemente incontrata con il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per sollecitare lo sgombero del centro sociale milanese. L’obiettivo dichiarato: far partire lo sfratto prima del 9 settembre, data a cui era stato rinviato dall’ufficiale giudiziario.
Un tempismo non casuale, se si considera che proprio nei primi giorni di settembre, nell’area di via Watteau dove ha sede il Leoncavallo, si terrà la festa nazionale di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). Una scelta esplicitamente politica quella di AVS, che ha voluto organizzare la propria kermesse annuale in uno dei luoghi simbolo dell’autogestione e dell’antifascismo milanese. Un segnale di schieramento in una fase delicata, segnata anche dalle turbolenze nella giunta di centrosinistra che governa la città, nel pieno del ciclone delle inchieste sulle scelte urbanistiche meneghine.
Da mesi il collettivo del Leoncavallo è impegnato in un confronto con l’amministrazione comunale per individuare percorsi alternativi e soluzioni condivise. In particolare, è stata esplorata l’ipotesi di un trasferimento nell’area di via San Dionigi, attualmente oggetto di un processo di bonifica. Tuttavia, permangono ritardi nell’indizione di un bando pubblico, complice l’impasse dell’urbanistica milanese. Nel frattempo, né la Prefettura né la Questura hanno risposto alle richieste di interlocuzione avanzate dal collettivo.
Il tentativo della destra di colpire il Leoncavallo non è nuovo: da decenni le forze conservatrici milanesi cercano di cancellare dalla città uno spazio che rappresenta 50 anni di storia delle controculture, dell’autorganizzazione giovanile e della produzione culturale dal basso. Uno spazio dove, come sottolineano gli attivisti, “la sperimentazione non ha barriere né censure ed è accessibile a tutt*, senza distinzione di genere, classe o vaghe idee di colorismi razzializzanti”.
In questo contesto, il concetto di sicurezza viene rovesciato: non è più sinonimo di controllo e repressione, ma di accesso ai diritti fondamentali – casa, scuola, salute – e alla cultura. “La sicurezza la fanno le persone libere di transitare ovunque desiderino”, scrivono dal Leoncavallo. “L’unica sicurezza sono gli spazi sociali”.
Nelle prossime settimane prenderà il via una campagna per la Cassa di resistenza in difesa del Leoncavallo, mentre proseguiranno le iniziative antisfratto. La posta in gioco è alta: non solo la sopravvivenza di uno spazio fisico, ma la difesa di un’idea di città aperta, solidale e antifascista.
Alla fine – come scrivono gli attivisti – “deciderà Milano”. La speranza è che lo faccia non inseguendo vecchi fantasmi d’ordine, ma riconoscendo il valore di un patrimonio collettivo che da mezzo secolo arricchisce il tessuto culturale e sociale della città.
L’articolo Leoncavallo sotto attacco. Ma deciderà Milano! proviene da Fuoriluogo.