Ma voi ve la ricordate Bibbiano?

Premessa
L’articolo che state per leggere ho cominciato a scriverlo a inizio aprile 2025; la sentenza definitiva su Bibbiano, secondo le cronache, doveva arrivare a fine aprile, pertanto mi stavo portando avanti per raccontare una vicenda che ritenevo importantissima, visti gli attacchi che anche noi subimmo all’epoca dei fatti da parte dei tanti populisti che continuavano a ripetere a chiunque e a pappagallo “Parlateci di Bibbiano”. La sentenza finale ci ha messo qualche settimana in più ad arrivare, e ha sbriciolato quasi completamente il castello di accuse che era stato costruito all’epoca dei fatti.
Ad oggi non ci risulta che qualcuno dei tanti politici che all’epoca cavalcavano accuse non provate si sia preso una qualche responsabilità.
Nel corso dell’ultimo anno erano già uscite altre sentenze in merito, ma la stampa le aveva relegate perlopiù alle pagine interne evitando il più possibile di porvi l’attenzione, sia mai che qualcuno ci restasse male o si rendesse conto di quanto ci avessero preso in giro sia i media che una certa politica.
Con BUTAC all’epoca dei fatti ce ne eravamo occupati molto. E di odiatori che ci venivano a scrivere “Parlateci di Bibbiano” nel 2019 ne avevamo visti a centinaia. Come avevamo visto politici indossare magliette con scritte sulla stessa linea e organizzare eventi politici nel nome di Bibbiano, vincere elezioni sfruttando Bibbiano, tutta gente che poi ha smesso di parlarne e probabilmente gode del fatto che da cinque anni a questa parte si sia parlato pochissimo degli esiti della vicenda.
Cosa è successo davvero?
Tutto parte dall’inchiesta del 2019 chiamata “Angeli e Demoni”, aperta dalla procura di Reggio Emilia e incentrata sui presunti abusi nel sistema degli affidi dei minori nella Val D’Enza. L’accusa era gravissima: si parlava di bambini sottratti a famiglie “fragili” per essere affidati a nuclei giudicati più idonei, il tutto dietro quello che su certa stampa veniva definito un “disegno ideologico” con specifici colori politici.
L’inchiesta veniva raccontata dai media nazionali con titoli che parlavano di bambini strappati alle famiglie. Titoli che hanno generato poi libri e conferenze di vario genere in giro per il Paese. Tutti ne hanno parlato e tutt’oggi è possibile trovare articoli e servizi giornalistici realizzati in quei giorni solo e unicamente per monetizzare il momento, che si trattasse di guadagni economici o di popolarità poco interessava a chi ha firmato articoli, libri ed eventi vari.
L’unica cosa che contava era cavalcare l’onda, e lasciatemelo dire: che schifo.
Il processo mediatico
Le prove, in realtà, raccontavano fin da subito una storia molto diversa, che i fact-checker, BUTAC incluso, cercavano già allora di far emergere – ovviamente inascoltati. Perché mentre il processo giudiziario procedeva in silenzio, nel mondo di media e politici si celebrava quello mediatico, dove la sentenza è arrivata ben prima che il processo giudiziario giungesse a conclusione.
Chi lavorava nei servizi sociali si è trovato marchiato a fuoco. Minacce, insulti, isolamento. La narrazione – alimentata da certi media e amplificata da politici in cerca di visibilità – li ha trasformati in bersagli pubblici. E oggi che quella narrazione si sta sgonfiando, nessuno sembra voler raccogliere i cocci, e pochi sembrano avere il coraggio di raccontare i fatti. La vicenda ha fatto danni, e a pagare il conto sono stati quasi esclusivamente i condannati dal processo mediatico, anche se poi in quello giudiziario sono stati assolti.
La sentenza
La sentenza ha fatto finalmente chiarezza sulla vicenda. Su quattordici imputati undici sono stati assolti con formula piena (“i fatti non sussistono”, formula che conosciamo bene visto quante volte anche noi siamo stati assolti alla stessa maniera). Sono state comminate solo tre condanne, tutte con pena sospesa. Quella più pesante è per Federica Aghinolfi: due anni per falso amministrativo. La procura ne aveva chiesti quindici. Francesco Monopoli condannato a un anno e otto mesi, anche lui per falso; ne erano stati chiesti undici. A Floriana Murru cinque mesi per violazione del segreto d’ufficio.
Nadia Bolognini, ex moglie di Claudio Foti, definita da alcuni – anche politici che oggi stanno al governo, in cariche di rilevo – “la strega dell’elettroshock” è stata assolta da tutte le accuse, segno che poi così strega non era e che a qualcuno faceva comodo dipingerla così. L’elettroshock era un’invenzione mediatica. Foti stesso, ricordiamolo, era già stato assolto in via definitiva in Cassazione nel 2024.
Le parole dell’avvocato Canestrini
In aula l’avvocato Canestrini, difensore di Francesco Monopoli, ha parlato di “un’enorme balla giudiziaria” mentre contestava punto per punto le accuse, smontandole con documenti, testimonianze e perfino le parole della stessa procura.
Di tutta la vicenda, il caso simbolo, quello della bambina K., si è rivelato invece un allontanamento motivato da episodi gravi e documentati: solitudine, denutrizione, terrore, paura per la propria incolumità. Una vicenda complessa e delicata ridotta a meme da social.
Qualcuno pagherà?
Purtroppo non crediamo che chi veramente dovrebbe pagare le conseguenze di questo processo mediatico lo farà, come non pagano mai nulla i tanti giornalisti e politici che raccontano bugie per portare acqua al proprio mulino. Anche perché sulla graticola dovremmo vedere ad esempio il nostro attuale ministro dei Trasporti, che in un paese normale avrebbe perlomeno fatto il gesto di presentare le proprie dimissioni viste immagini come questa:
Restano delle domande aperte:
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Chi ripagherà i danni a chi è stato linciato mediaticamente?
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Chi risarcirà i professionisti che hanno perso tutto, dalla reputazione al lavoro?
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Chi restituirà credibilità ai servizi sociali, oggi ancora guardati con sospetto da troppi?
Concludendo
Bibbiano è stato un caso mediatico che ha contribuito alla popolarità e successo di alcuni politici che ora sono al governo; ora che è stato dimostrato dal Tribunale che si trattava di un caso nato per indignare e non per informare sarebbe opportuno che qualcuno facesse un bilancio onesto dei fatti. Per rispetto della verità che qui su BUTAC amiamo molto, e perché sappiamo che ci sarà una prossima volta. Noi stessi nel 2018 ci trovammo coinvolti in un processo che portò alla chiusura del nostro sito, processo da cui fummo assolti, ma i danni – sia in termini di visibilità che di affidabilità – li subiamo ancor oggi.
Davvero non c’è modo nel 2025 di avere una “giustizia più giusta” e un “giornalismo più imparziale”?
BUTAC si è occupato di Bibbiano, in maniera critica, una prima volta il 4 luglio 2019, in anticipo sulla maggior parte della stampa italiana che si limitava a rilanciare accuse; poi il 17 luglio, con un articolo dal titolo La calunnia è un venticello, e a seguire altri, tutti incentrati sullo spirito critico. Fa sorridere vedere quanti giornalisti e fact-checker sono arrivati ben dopo, ben guardandosi dal citarci. Ma ormai ci abbiamo fatto il callo.
E voi ve la ricordate Battipaglia?
maicolengel at butac punto it
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