8 anni strappata da scuola

Ci è stato segnalato un post Facebook, nonché articoli che stanno cominciando a circolare e che riportano lo stesso testo del post (che difatti viene pubblicato come “comunicato stampa”). Ve lo riportiamo nella sua interezza:
COMUNICATO STAMPA
…Italia, una tragica storia. Una bimba di soli 8 anni è stata trascinata via con la forza, mentre era a Scuola ed è rinchiusa in un “Istituto speciale”, appellativo gentile per quello che di fatto non è altro che un “Manicomio per bambini”.A Scuola nessuno si è opposto. La scena, violenta, incredibile, è quella di una bambina di 8 anni trascinata via come una criminale dalle autorità. I presenti osservano, in un misto tra l’indifferenza, lo sconcerto, l’impotenza generale, a quello che è un delitto di gravità inaudita, una violazione dei Diritti Umani fondamentali di una innocente.E mentre tutto ciò avviene sempre più spesso, trasformando la Scuola italiana da “luogo sicuro” a luogo d’intervento delle “autorità”, nessuno grida, nessuno si frappone tra l’innocenza e l’ingiustizia, nessuno si oppone.D’altra parte, qual è la pena per chi ha provato ad opporsi?Ha provato ad opporsi la mamma. Che aveva affidato la propria figlia a una Istituzione che ha il compito di farla crescere – come giovane studente, come persona, come cittadina con Valori, Doveri e Diritti – in sicurezza.Cosa è accaduto, invece? Che la madre, fiduciosa nelle Istituzioni, ha perso la propria bambina proprio nel momento della fiducia, ad opera di chi di quella fiducia ha abusato con forza inusitata, con violenza.Lo strappo della Famiglia diviene così anche lo strappo della Fiducia.In cosa potrà credere quella bambina, allora?E perché nessuno – tranne la mamma improvvisamente privata di tutto – avanza alcuna richiesta, di fronte a tale ingiustizia, allo Stato e alle Istituzioni?Perché nessuno protesta? Perché nessuno grida che che la piccola Lina è stata prelevata con forza da scuola?E perché nessuno chiede al Ministero dell’Istruzione e del Merito: in questo caso il merito dove risiede?Cosa avrà fatto mai questa “bambina speciale” (e improvvisamente ancor di più, agli occhi dei compagni, del personale scolastico, degli insegnanti) per meritare di essere trascinata via con la forza?La risposta al perché nessuno alzi la voce di fronte a tale fatto sconsiderato è in ciò che è toccato alla mamma della piccola Lina, l’unica che abbia trovato la forza, nella disperazione, per opporsi.La mamma” ribelle” ha subito lo stesso destino della figlia: è stata portata via con la forza, ha subito un TSO, per poi essere condannata alla puntura depot mensile (una “bomba” di psicofarmaci a lento rilascio): di fatto un trattamento sanitario obbligatorio per tutta la vita.Accade questo in Italia, in una scuola italiana, a una bimba e ad una famiglia italiana.E “una” è una semplificazione giornalistica, perché in realtà sono cento, mille, migliaia di famiglie italiane. Famiglie cosiddette normali.Lina la ricordo con affetto. Si ricordava di me e, quando avevamo i nostri appuntamenti, mi chiamava per nome. Imparava a memoria con orgoglio tutte le poesie; e sin dagli inizi della prima elementare sapeva già leggere e parlava più lingue.Viveva in una grande casa con giardino, circondata da tanti giocattoli, nell’amore della famiglia.La mamma si era sempre opposta alla somministrazione di psicofarmaci, a Lina. Le dicevano che fossero una “stampellina” per le sue difficoltà, ma la mamma riteneva che fosse preferibile ricorrere ad altri mezzi: giocattoli educativi, musicali, programmi di didattica efficace.Questo, con ogni evidenza, stride con i meccanismi della Filiera e della Psichiatria, che ha stretto le proprie maglie d’acciaio attorno a una famiglia che ha avuto la colpa del dissenso, che ha provato gentilmente ma con fermezza ad opporsi: “oppositiva”, già, ecco la diagnosi.Lina non potrà più stare a scuola con i suoi compagni e non potrà – ecco la colpa, altro che merito! – permettersi d’essere, in nulla e per nulla, neanche un pizzico, un po’ “diversa”.Ecco il mondo in mano alla Filiera Psichiatrica: un mondo in cui i bambini non omologati devono essere rinchiusi negli istituti speciali.Negli anni 2000 non possiamo permetterci di essere Sparta – in cui i diversi, i bambini con handicap si buttavano giù dalla rupe – e allora abbiamo gli istituti speciali.Dove ha sbagliato questa bimba? Perché non ha diritto anche lei ad essere libera? Quanti bambini sono nelle stesse condizioni della piccola Lina? Quanti sono stati rapiti e trascinati lontano dai loro genitori solo perché portatori di una diversità?E quante mamme e papà hanno ricevuto un TSO perché cercavano di impedire con ogni mezzo, spinti dalla disperazione del momento, che il loro figlio venisse portato via?Quanti sono in Italia i genitori che difendono i propri figli dal prelievo forzato da Scuola, dall’Istituzione primaria che dovrebbe istruire e proteggere i nostri figli?Quando arrestiamo un bambino – è proprio vero – arrestiamo tutta la sua famiglia.E in questo caso la condanniamo ad un ergastolo devastante: la terapia psicofarmacologica lungo tutto l’arco della vita, per sempre.
Ma se per la Filiera non è ancora abbastanza, di certo lo è per noi.
Il lavoro – il nostro lavoro – va continuato senza soluzione di continuità, con l’energia di tutti, con la volontà di tutti, con le procedure corrette e con l’impegno umanitario che rappresenta l’unica via d’uscita: la Soluzione con la lettera maiuscola.
Il nostro impegno oggi e sempre è riabilitare la mamma e riportare a casa Lina. E, con loro, tutte le mamme, tutti i genitori e “tutte le Lina del mondo”.
Abbiamo deciso di parlarne con un’amica di BUTAC, un’assistente sociale professionista (e come lei ci tiene a ricordare, anche une bellissima donna), che ci ha aiutato a mettere ordine tra le leggi italiane e la realtà dei servizi sociali.
L’articolo 403 del Codice Civile
Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o si trova esposto, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità psicofisica, e vi è dunque emergenza di provvedere, la pubblica autorità lo colloca in luogo sicuro…
(Art. 403 c.c., modificato con Legge 206/2021)
Si tratta di una misura di emergenza che viene usata solo in situazioni gravi e comprovate, e il minore per cui viene attivato il 403 viene collocato temporaneamente in un luogo sicuro, non un “manicomio per bambini”: non caschiamo in questo genere di narrative. Il 403 si applica solo se tutti gli altri strumenti di tutela hanno fallito, e comunque serve anche il parere di un giudice che decide se confermare la misura proposta. Quindi non è un “rapimento improvviso”, bensì un atto d’urgenza previsto dalla legge che viene applicato sempre con verifica del tribunale. Non è il far west che vorrebbero farci credere.
Perché si prelevano da scuola?
Non si tratta di una scelta volutamente crudele come alcuni vorrebbero far credere, ma di quella che gli esperti definiscono la modalità più sicura e protetta per il minore per il quale sia necessario un allontanamento d’urgenza. A scuola il minore è tutelato da adulti che sono esterni alla famiglia; il genitore che potrebbe opporsi non è presente e così facendo si evita un conflitto diretto, che potrebbe essere sia violento che ancor più traumatico. Tutte informazioni che la persona che ha scritto il “comunicato stampa” di cui sopra dovrebbe essere a conoscenza, visto che si occupa proprio di pedagogia.
Non si tolgono i figli per capriccio
Le leggi italiane di base prevedono che il diritto del minore a restare con i propri cari sia prioritario. Oggi, seguendo la legge, il giudice che firma un allontanamento lo fa dopo mesi o anni di monitoraggio della situazione, e prima di arrivare a quella scelta vengono attivati altri strumenti di tutela. Solo quando tutti questi strumenti si rivelano inefficaci si procede all’allontanamento.
Il TSO alla madre
Nel comunicato stampa viene sostenuto che la madre sarebbe stata sottoposta a TSO per aver “osato opporsi”, ma questa – secondo chi ci ha fatto la consulenza – è una bugia. Chi conosce realmente i servizi di salute mentale sa che le cose non funzionano così. Il TSO è regolato dalla legge e può avvenire solo se:
-
una persona rifiuta le cure
-
si trova in condizioni psichiatriche gravi
-
rappresenta un pericolo per sé o per gli altri
Per poter procedere servono il parere di due medici e l’autorizzazione del sindaco. Non viene usato come “punizione” per chi dissente, come invece la persona che firma il comunicato stampa vorrebbe far intendere. Chi reagisce con aggressività all’allontanamento di un familiare non subisce un TSO, a meno che non vi siano motivi clinici gravi.
I manicomi per bambini
I “manicomi” in Italia sono chiusi dal 1978. I bambini che hanno bisogno di supporto vengono seguiti da centri di neuropsichiatria infantile, in strutture specializzate, sempre sotto il controllo di psicologi, medici, educatori e magistratura. Chi usa il termine “manicomio per bambini” sta solo cercando di avvelenare il pozzo sfruttando un termine che è utile per creare panico e indignazione.
Concludendo
Il modo in cui le cose vengono narrate nel comunicato stampa è tossico: non aiuta in alcun modo le famiglie in difficoltà, ma sfrutta artifizi narrativi per parlare alle pance di chi lo legge, diffondendo sfiducia nelle istituzioni. La vicenda, se aderente alla realtà dei fatti, meriterebbe come minimo di essere raccontata nella maniera corretta, evitando facili sensazionalismi e difendendo il lavoro dei tanti bravi assistenti sociali che operano nel nostro Paese. Imparate a diffidare di chi sfrutta questo modo di raccontare i fatti, evitate di condividere queste narrazioni. La verità non è quella dei comunicati stampa ma quella dei magistrati che hanno firmato le disposizioni, delle cartelle cliniche dei genitori a cui vengono sottratti i bambini, e del silenzioso (e anonimo) lavoro di chi cerca realmente di proteggere i più deboli: gli assistenti sociali.
maicolengel at butac punto it
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L’articolo 8 anni strappata da scuola proviene da Butac – Bufale Un Tanto Al Chilo.