Verona – Belgrado – Tivat unite nella protesta contro la NATO

di Eliseo Bertolasi

Nella serata del 31 marzo, in piazza Bra a Verona, si è tenuta l’ennesima azione di protesta contro l’invio di armi all’Ucraina e per l’uscita dell’Italia dalla NATO. L’evento, in questa occasione, è andato oltre gli abituali confini regionali assumendo una dimensione internazionale.
Dopo l’assembramento dei partecipanti, la piazza di Verona si è infatti unita, in contemporanea, tramite uno schermo gigante in video collegamento, con un’analoga protesta a Belgrado in Serbia e a Tivat in Montenegro. Letteralmente: “la libertà non ha confini e unisce i popoli”.
Vidoslav Cetojevic, serbo che vive in Italia, presidente dell’associazione umanitaria “Koreni” ha dato il suo sostegno ai “fratelli” veronesi facendo da tramite tra la piazza di Verona e le piazze serbe. L’associazione “Koreni” si occupa in modo particolare di aiuti umanitari al Kosovo e Metohija.

I serbi ricordano molto bene come la NATO agì contro il loro Paese, non dimenticheranno mai i bombardamenti “democratici” della NATO sulla Serbia: le tante vittime civili e gli effetti dei proiettili all’uranio impoverito ancora presenti.
Inizialmente era stato pianificato anche un collegamento con Chisinau, ma a causa della particolare situazione politica moldava, armai quasi ai limiti della guerra civile, col governo filo-occidentale e filo-NATO sempre più disposto a reprimere con la forza il dissenso popolare, il collegamento non è stato possibile per i probabili rischi che i manifestanti avrebbero potuto subire.

L’iniziativa è stata organizzata congiuntamente da Francesca Menin del movimento “Verona per la libertà” e da Palmarino Zoccatelli presidente dell’Associazione culturale “Veneto-Russia”. Il Movimento “Verona per la libertà” si è costituito ai tempi dei lockdown per dare vita alle proteste contro le politiche liberticide dei governi italiani in carica durante la pandemia. L’associazione “Veneto-Russia” è stata fondata nel 2016 come prima risposta al nascente clima sanzionatorio contro Mosca in seguito all’adesione della Crimea alla Russia.

Dopo i collegamenti con le piazze serbe, è stata la volta dei relatori.
Irina Socolova, che ha vissuto in Moldavia, segretaria dell’Associazione culturale “Toscana-Russia”, dopo una precisa introduzione sulla storia della Bessarabia, ha portato la sua testimonianza sulla situazione attuale in Moldavia:

“Il sistema economico moldavo è totalmente legato a quello russo, ipotizzare un distacco totale di tale sistema da Mosca, in questo momento è impensabile. Il sistema occidentale, lo vediamo coi nostri occhi, è in piena crisi strutturale: aumenti dei costi dell’energia e dei costi della vita, crisi bancaria, disoccupazione.. Questa opzione avrebbe conseguenze nefaste sulla popolazione moldava. In questo momento solo la Russia può garantire alla Moldavia forniture energetiche a basso costo. La Moldavia è un paese agricolo, la Russia il suo unico mercato. Aderendo alle sanzioni contro la Russia la Moldavia da una parte chiude il suo mercato verso Russia, dall’altra nemmeno entra sul mercato europeo, in tal modo porta alla rovina il settore agricolo, vitale per il paese..
Dall’Europa arrivano aiuti alla Moldavia, purtroppo questi aiuti non arrivano al popolo ma si fermano nelle tasche dei mediatori e dello stesso governo moldavo. Dov’è finita la somma di circa un miliardo di euro stanziata dall’Europa, quando la popolazione non ha nemmeno i soldi per pagarsi il riscaldamento e lo stato non aiuta! Ma ai livelli alti parlano invece di aumentare le spese per l’acquisto di armi dall’Occidente. Perché le armi? La Moldavia è un paese neutrale! Maria Sandu visita l’Ucraina, visita gli Stati Uniti, visita i paesi europei e appena torna in patria inizia a fare dichiarazioni contro la Russia. Perché invece non si confronta col proprio popolo! Addirittura vuole cancellare l’identità del suo popolo per sostituire la lingua moldava con quella rumena”.

Eliseo Bertolasi, nel mio intervento ho portato la mia testimonianza di reporter dal Donbass, ecco alcuni spunti:
“Dal 2014 si susseguono i bombardamenti da parte dell’esercito ucraino su obiettivi civili nel Donbass: mercati, scuole, ospedali, asili, chiese.. Qualche giorno fa l’ennesimo bombardamento sulla città martire di Donetsk!
Queste uccisioni di civili innocenti non sono i cosiddetti “effetti collaterali” di operazioni militari, queste uccisioni sono il reale obiettivo. Ma qual è il senso di questi continui bombardamenti sui civili? Lo fanno per odio, per cattiveria, per russofobia, col desiderio di seminare il terrore, di fiaccare il morale della popolazione civile per far cedere queste regioni. Non ci sono riusciti e non ci riusciranno! A Donetsk, sono forti, sono minatori.. Non si sono piegati e non si piegheranno nemmeno sotto queste terribili condizioni di vita.
Purtroppo, queste armi agli ucraini le mandiamo noi occidentali! Le mandiamo sulla scia di una costante escalation: sempre più armi, sempre più potenti.. alle quali la Russia risponde in maniera corrispondente. Ora si para di proiettili all’uranio impoverito, senza considerare gli effetti terribili che queste armi provocano nel lungo periodo sui territori che colpiscono: contaminazione, tumori, malformazioni di bambini alla nascita.. Il paradosso è che coloro che oggi in Occidente promuovono l’uso di questi ordigni sono gli stessi che per proteggerci dal Covid hanno imposto i vaccini genici, e che ora si preoccupano dell’effetto nocivo della CO2 nell’atmosfera”.

L’avvocato Gaia Fusai diFronte del Dissenso” ha continuato con una riflessione sull’assurdità delle logiche della guerra in corso:
“In un mondo che è diventato sempre più distopico e schizofrenico, dove la salute è malattia, la guerra è pace, l’invio di armi sempre più devastanti dovrebbe promuovere tavoli negoziali e diplomatici, dove tutti i governi di questo triste Occidente (e di quello che ne rimane) sono poco altro se non obbedienti esecutori, lacchè di Bruxelles e di Washington, dove disconoscere, mistificare persino cancellare la storia è diventato esercizio normale nella guerra per il predominio delle menti, ci ritroviamo smarriti, forse storditi, avviliti, eppure consapevoli degli obblighi morali e delle responsabilità enormi che portiamo.
Così ci tocca, abbiamo anzi l’obbligo di affrontare il tema nella sua nuda e cruda realtà. E abbiamo l’obbligo morale di parlare, di illuminare e ridare vita alla verità. Perché la verità è rivoluzionaria. È di fatto il primo atto rivoluzionario. E quindi di raccontare come stanno davvero le cose. Di far comprendere che quella guerreggiata in Ucraina, non è solo una guerra per procura degli Stati Uniti e della NATO contro la Russia. Ma è una guerra di civiltà, tra diversi sistemi economici e valoriali di riferimento. Tra diverse concezioni del mondo”.

Pietro Minute, titolare di un canale Telegram, infine, ha fatto il punto su quanto sia dannoso per l’Italia continuare a far parte della NATO. Tra le numerose informazioni fornite ha colpito il suo riferimento alle conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito: “Sarebbero circa 7.600 militari italiani ammalati di cancro a causa dell’uranio impoverito utilizzato dalla NATO nei bombardamenti del 1999 Jugoslavia, di questi, 400 sono deceduti”.

Alla fine degli interventi alcuni attivisti di “Verona per la libertà” come segno di protesta hanno tagliato la bandiera dell’UE e la bandiera della NATO.
La manifestazione si è conclusa sulle note dell’inno russo che nella commozione generale ha echeggiato su tutta piazza Bra.

veronulla

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com