Putin si riprende il controllo del Caucaso e beffa gli Stati Uniti e la NATO
di Luciano Lago
Nella Geostrategia si è svolta nei giorni scorsi una partita politico militare importante fra le potenze occidentali e la Russia per il controllo della zona del Caucaso fra Azerbajian, Karabakh ed Armenia. Ancora una volta è uscito fuori un vincitore: il presidente russo Vladimir Putin.
Questa ultima contesa geopolitica si è giocata nel Caucaso dove, anche in questa occasione, Putin ha atteso il momento propizio, si è inserito nel gioco nel momento opportuno e ha imposto la presenza della Russia dettando le sue regole.
Tutto questo è accaduto nel Nagorno Karabakh, come risultato delle ostilità fra Armenia ed Azerbajian quando, nell’ultima tappa, il conflitto è terminato dopo una conversazione fra le parti mediante la quale si è arrivati ad una accordo tra Armenia a e Azerbajian per un cessate il fuoco. Secondo tale accordo, propiziato dalla Russia, l’Armenia si è impegnata a restituire all’Azerbajian la regione del Krlbejar prima del 15/11 e la zona del Lachin prima del 1 dicembre.
Gli azeri non nascondono di sentirsi vincitori e hanno celebrato la vittoria con cui, secondo il presidente, Ilham Aliyev, si è messo fine al conflitto, mentre a loro volta in Armenia i cittadini scontenti per la decisione e l’esito del conflitto, sono riusciti a entrare in protesta nella sede del governo, devastando gli uffici e rubando alcuni articoli degli arredi. Gli armeni infuriati esigono le dimissioni del presidente Pashinyan.
Alla fine il presidente armeno risulta delegittimato e già può cercarsi un altro lavoro poichè non lo vuole più nessuno come primo ministro. Importante ricordare che questo personaggio era un russofobo che aveva intrallazzato con la NATO ed adesso si puntualizza che il vero trionfatore è Putin il quale con l’accordo sottoscritto, controlla tutta la regione contesa del Nagorno Karabakh con il suo esercito e le forze di sicurezza russe, mentre nessuna delle parti in conflitto è autorizzata a presidiare la zona visto che questa è sotto il controllo esclusivo della Russia.
Si è firmato il documento per la sospensione delle operazioni e in questo stesso documento si è messo nero su bianco che le forze russe passeranno 5 anni nel territorio del Karabach a garanzia della pace e si stabiliranno in esso circa un migliaio di truppe russe con mezzi blindati e armamento pesante, oltre a forze speciali e sistemi antiaerei che già sono arrivati sul posto. Questo mentre le immagini delle truppe russe che avanzano nella zona si stanno diffondendo nei social media .
I termini dell’accordo sono ormai conosciuti e si comprende che Putin si trovava dietro la siepe ed ha atteso l’occasione propizia che si è manifestata con l’abbattimento di un elicottero russo, episodio di cui si è scusato direttamente il presidente dell’Azererbajian il quale ha parlato di incidente non intenzionale, ha manifestato il suo rincrescimento per la tragedia, e si è detto disposto a pagare indennizzo ai familiari delle vittime.
Risulta che nella stessa ora Putin sapeva già chi aveva dato l’ordine di abbattere l’elicottero per mettere alla prova la Russia, ci si domanda chi possa essere stato.
La notizia che i media non hanno dato è quella che gli USA, poche settimane prima, avevano trasferito proprie truppe dall’Afghanistan all’Azerbajian e questo ha turbato lo scenario del conflitto. Le lunghe mani di Washington rischiavano di allungarsi sul Caucaso, alle porte della Russia.
Le fonti di intelligence russe hanno informato del trasferimento di queste forze statunitensi e il contesto è cambiato quando i primi aerei cargo USA hanno trasferito armi ed equipaggiamenti miltiari a Baku, per aiutare l’Azerbajian nel conflitto, incluso con la possibilità di intervento di truppe della NATO attualmente in Afghanistan.
Il presidente dell’ Armenia aveva invece chiesto aiuto alla Russia dietro le clausole dell’accordo della sicurezza collettiva (OTSC). Putin ha risposto che non aveva intenzione di intervenire nel Nagorno Karabach, salvo che l’Armenia fosse stata attaccata direttamente da una forza straniera, allora si sarebbe verificato un intervento su richiesta in forza del trattato.
Mosca tuttavia ha preso in serio la minaccia della Turchia di aiutare l’Ucraina a recuperare la Crimea, minaccia pronunciata dal presidente Erdogan che stava aiutando l’Azerbajian nel conflitto.
Ben sapendo che gli USA già stavano già trasferendo truppe dall’Afghanistan in Azerbajian, a quel punto Putin ha atteso l’occasione propizia ed ha rotto gli indugi quando questa è avvenuta con l’abbattimento dell’elicottero russo. Risulta che la Russia aveva già preparato un ponte aereo massiccio per trasferire le proprie truppe in Armenia e in Karabach per interporsi e stabilire il controllo russo dell’area. Questa mossa improvvisa quanto inaspettata, assieme all’accordo fatto firmare alle parti in guerra, ha permesso a Putin di intervenire e prendere il controllo della situazione.
Non è un caso che , due ore dopo l’abbattimento dell’elicottero, 2.000 soldati russi stavano entrando nel territorio, già preparati ed equipaggiati, questo mentre Putin contemporaneamente ha richiesto alle due parti di far sottoscrivere un accordo di pace dettato da Mosca. Il risultato incredibile è che la Russia adesso controlla il territorio e la NATO non ha fatto a tempo ad inserirsi e profittare della situazione, come dai suoi piani. Come risultato, il pres. armeno è già un cadavere politico e il presidente dell’Azerbajian è grato a Putin per non essere entrato in guerra con il suo paese.
Dopo la Georgia, la Crimea, l’ Ucraina, il Donbass, la Siria, la Libia e la Bieolrussia, ancora una volta Putin ha dimostrato di saper prendere il controllo del gioco geostrategico prima degli Anglo Americani e dei loro satelliti.
Washington, Londra e Berlino devono ancora riprendersi dalla sorpresa.