Prospettive politiche del mondo post-Trump
di Luciano Lago
Con l’avvento della nuova amministrazione negli Stati Uniti, non è difficile comprendere quale sarà l’impostazione della politica estera di Washington nei prossimi anni facendo riferimento al discorso ufficiale di Joe Biden.
Questo vecchio politico in carriera che, nel corso degli anni quale senatore democratico, ha sempre appoggiato tutte le guerre di aggressione fatte dagli USA, dalla Serbia all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia e alla Siria, non ha nascosto la sua intenzione di ripristinare la leadership degli Stati Uniti sul mondo, basata questa sulla difesa dell’ordine liberale e sulla guida degli USA come modello per tutte le nazioni.
Si tratta della vecchia impostazione (che risale al presidente Wilson) della supremazia USA che deve rappresentare un modello per tutto il mondo e che ha una ” missione civilizzatrice da svolgere”. Una visione pseudo mistica che difficilmente può trovare accettazione nel mondo attuale.
Quando si tratta della politica estera, la Cina, il maggiore competitor degli USA, sarà fra le priorità delle questioni di cui Biden si dovrà occupare , assieme alla necessità di ripristinare e rinvigorire le alleanze gravemente logore. Tuttavia è facile notare che saranno i rapporti con la Russia e il suo presidente Vladimir Putin, quelli che dovrebbero essere in cima alla lista.
La Russia sotto Putin rappresenta, per Biden ed il suo entourage, “una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti e gli altri paesi dell’Occidente, come anche per i paesi vicini della Russia e il suo stesso popolo”, sostiene Biden.
Biden ha più volte definito la Russia la più grande minaccia per gli Stati Uniti e vede le politiche di Mosca come mirate all’indebolimento interno dei paesi occidentali; il neo presidente ritiene che la Russia voglia minare l’unità di istituzioni come la NATO e l’Unione Europea oltre a sovvertire l’ordine mondiale liberale. Una forma di fissazione paranoica di cui soffre lui ed altri del suo entourage
Sempre Biden ha promesso di convocare un vertice delle “democrazie” per unire le forze contro l’aumento dell’autoritarismo nel mondo. Naturalmente al vertice non è chiaro se parteciperanno anche paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e altri che, pur essendo monarchie ereditarie e dispotiche, sono considerati paesi alleati nell’orbita di Washington (perfettamente democratici).
All’inizio di quest’anno, Biden ha scritto : “Per contrastare l’aggressione russa, dobbiamo mantenere affilate le capacità militari [della NATO] espandendo al contempo la sua capacità di affrontare minacce non tradizionali, come la corruzione armata, la disinformazione e il furto informatico”. Ha continuato: “Dobbiamo imporre costi reali alla Russia per le sue violazioni delle norme internazionali e stare con la società civile russa che si è coraggiosamente opposta più volte al sistema autoritario cleptocratico del presidente Vladimir Putin” (sic).
In particolare Biden si riferiva alla incorporazione della Crimea nella Federazione Russa, ignorando che questo è stato dovuto al colpo di stato di Maidan, pilotato dagli USA e dalla Germania, che ha portato al referendum in Crimea ed al ritorno della penisola alla madrepatria a cui apparteneva da circa due secoli.
Questi discorsi fatti da Biden lasciano intuire che nel prossimo periodo si dovrà assistere ad un massiccio sforzo di propaganda che sarà veicolato dalle consuete ONG finanziate da Washington che intensificheranno al massimo i loro sforzi per sobillare rivoluzioni colorate, disordini, dimostrazioni e proteste all’interno di paesi non sottomessi al blocco occidentale, come in Bielorussia, in Serbia, in Moldavia e in alcune repubbliche asiatiche ex sovietiche, oltre che naturalmente in Russia. In quest’ultimo paese gli agenti americani avranno la vita più difficile in quanto il loro ruolo è ormai chiaro e le attività delle ONG occidentali sono sottoposte a stretto controllo e proibite se queste ricevono finanziamenti esteri.
Si sa che il nuovo segretario di Stato, quello che sarà nominato da Biden, sarà Antony Blinken , un fidato aiutante dell’ex senatore che avrà il compito di adempiere alla sua promessa elettorale di riaffermare la posizione dell’America sulla scena mondiale.
Blinken, 58 anni, ha lavorato a fianco del presidente entrante per quasi due decenni, nella commissione del Senato di cui Biden faceva parte, ed è un sicuro personaggio animato da fede nella “mission” degli USA oltre ad essere un altro elemento fortemente intriso da ostilità anti russa. Basta ascoltare i suoi discorsi che sono tutto un programma.
Sarà inevitabile, come evidenziato dalla retorica di Blinken, che Washington perseguirà i suoi obiettivi di predominio economico ed egemonia militare, ammantandoli della necessità di “diffondere la democrazia e combattere contro le minacce all’ordine liberale ed ai valori di cui l’America è portatrice”. Un copione abbondantemente già visto.
L’idea di condurre una guerra economica e politica asimmetrica contro Russia, Cina e chiunque altro si trovi sulla via dell’ordine liberale è l’idea fissa di trio Biden, Harris e delllo stesso Blinken, con sullo sfondo l’obiettivo di far tornare l’America al dominio del mondo, presupponendo un ordine mondiale unilaterale sotto direzione USA.
Questa non è una illazione o una teoria del complotto ma è quanto sostenuto dai principali organismi consultivi che a Washington dettano la linea dell’amministrazione americana.
Così si esprime il Council of Foreign Relations (CFR) che ha riconosciuto l’idea di un nuovo ordine, allo stesso modo ha fatto il “Brookings Institute“, gli stessi toni nella rivista “Foreign Affairs Magazine“, ed anche la Princeton University, così come tutti i principali think tank geopolitici del mondo anglosassone. Anche l’US Army War College ha una discussione approfondita su questo. E il New York Times proclama; L ‘” Ordine mondiale liberale è stato costruito con il sangue”. Quindi, non si tratta di una teoria ma di una impostazione di percorso ben stabilita.
Con Joe Biden in carica, la Russia può aspettarsi un aumento della pressione verso i suoi confini e che ci siano intromissioni ed ingerenze al suo interno fino al punto di rottura. L’amministrazione di Joe Biden potrebbe non essere ondeggiante come lo è stata quella di Trump ma porterà con le sue azioni all’eventualità di un enorme confronto USA / Russia che potrebbe essere un disastro di portata mondiale.
L’ordine liberale che gestisce questo gioco di carte di finta democrazia è determinato a dirigere l’intero spettacolo. E il Putin della Russia è il più grande ostacolo sul suo cammino.
L’Elite di potere USA inparticolare non perdona a Putin di essersi schierato con l’asse della Resistenza in Medio Oriente, quello costituito dalla Siria, da Hezbollah e dall’Iran, che ha fatto fallire il piano di USA e Israele di balcanizzazione della Siria e che oggi rappresenta, assieme alla resistenza dello Yemen e della Palestina, una spina nel fianco dell’alleanza USA/Sionista nella regione.
Le ultime azioni criminali di omicidi mirati condotte dal duo USA/Israele, l’assassinio del generale Soleimani in Gennaio e l’assassinio dello scienziato iraniano Mohsen Fajrizade, costituisce un gesto di disperazione degli israeliani e statunitensi, che ricorrono all’omicidio pur di ostacolare il progresso dell’Iran (nemico n. 1 di USA e Israele) nel suo programma nucleare. Una azione tipica dei gangster e che fa parte delle politiche criminali del sionismo e del modo di agire degli Stati Uniti, in palese disprezzo di ogni regola di diritto internazionale e di rispetto dei diritti degli altri popoli.
Sono azioni che però lasciano uno strascico di odio e di potenziale vendetta da parte di chi le subisce e non sarà facile sorvolare o tentare di minimizzare la portata di questi atti criminali che rivelano il vero volto dell’America “civilizzatrice” e faro di “democrazia” come si vorrebbe fare apparire.
Di questo il duo Biden- Harris dovrà tenere conto nel momento in cui dovrà sporcarsi gli stivali nell’attraversare le sabbie del Medio Orente, in paesi che hanno già conosciuto la scia di sangue lasciata dagli interventi degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Non sarà facile per Biden convincere quelle persone della missione civilizzatrice degli Stati Uniti ed è probabile che avranno delle amare sorprese ed un brusco risveglio.