La Francia ha scavato la sua fossa con i denti in Africa

di Nassimo

Un noto adagio recita: “L’uomo si scava la tomba con i denti”.

In realtà, questa massima non si applica solo al settore sanitario. E non riguarda solo l’uomo a livello individuale che, come avrete certamente capito, potrebbe andare in rovina se non rispetta alcune prescrizioni come quella di non esagerare con lo zucchero quando la sua glicemia è alta, al limite superiore della norma, per esempio. Il diabete, questa patologia dei tempi moderni, delle società ricche in particolare, potrebbe causare danni irreversibili. Anche altre patologie, il prezzo della modernità, lo aspettano… se ancora non sta attento.

Ma lasciamo da parte questo ambito della salute e le sfortunate conseguenze del mancato rispetto di questa massima sulla salute dell’uomo goloso, dell’uomo che tende ad esagerare con dolci e altre ricette dolci.

Perché quello che mi interessa qui è l’estrapolazione di questa massima, intendo dire, su alcuni paesi che da secoli sono impegnati in un vero e proprio saccheggio delle risorse naturali (idrocarburi, oro, uranio, terre rare, ecc.) dalle loro ex colonie africane. Per rendere la mia idea più esplicita, più comprensibile, diciamo che questi paesi si comportano come l’uomo sopra citato. Non smettono di “mangiare”. Non rispettano alcuna misura dietetica, abbuffandosi sempre di più di tutto ciò che capita loro tra le mani. Senza che lo sappiano, stanno scavando la loro tomba.

Questa è un’allegoria, ovviamente.

Ma bisogna riconoscere che questi paesi e in particolare la Francia hanno fatto dell’Africa una grande cucina, o meglio una grande terrina, dalla quale non si stancano mai di spillare a grandi mestoli tutto quello che pancia. E il problema è che non si preoccupano troppo dello stato di sottosviluppo cronico delle popolazioni locali. Quelle che non sono affatto invitate al tavolo. Tranne la loro “élite politica” che si accontenta delle briciole che vorremmo lasciare loro.

Africani in rivolta

La narrativa occidentale che fa credere alle persone negli aiuti allo sviluppo per gli africani sta iniziando a sgretolarsi. Perché dopo più di mezzo secolo dalla loro indipendenza, i paesi africani che erano sotto la dominazione coloniale francese non hanno visto il minimo segno socioeconomico che attestasse questo sviluppo. Tuttavia, i rispettivi paesi contengono enormi ricchezze naturali. Ma chi beneficia di questa ricchezza? La risposta è chiara: ai loro ex coloni che hanno saputo appropriarsi dell’indipendenza africana utilizzando un nuovo concetto neocoloniale sotto il nome di “Françafrique”.

Quindi, prendendo il coraggio a due mani, gli africani del Sahel stanno reagendo. È così semplice, vero? Non chiedono niente di più e niente di meno che poter prendere in mano il proprio destino. E gestire la ricchezza della loro cantina con partner, russi o cinesi, non importa, che li rispettino. Gli africani del Sahel hanno tutto il diritto di riconsiderare le loro relazioni diplomatiche ed economiche con la Francia. Hanno il diritto di stabilire altri partenariati vantaggiosi per tutti con i paesi di loro scelta.

Dopo il Mali e il Burkina Faso, è toccato ai nigerini alzare le mani e dire forte e chiaro: “basta, siamo stufi, ritirate i vostri soldati dal nostro Paese”. Ovviamente la reazione del paese target, in questo caso la Francia, non si è fatta attendere. Inizialmente si trattava di una negazione categorica che si opponeva ai golpisti con la discutibile argomentazione che questi ultimi non avevano legittimità. In realtà, è stato proprio il presidente Emmanuel Macron ad aver semplicemente ignorato il diritto internazionale, permettendosi allo stesso tempo di farsi beffe, come ha riportato François Asselineau in uno dei suoi video, dell’articolo 9 della Convenzione di Vienna del 1961, mantenendo al suo posto la Ambasciatore francese a Niamey dichiarato persona non grata dalle nuove autorità nigerine.

Un’altra richiesta dei golpisti: la partenza dei soldati francesi dalla base che occupano da diversi anni con il pretesto che combattono il terrorismo. Anche qui possiamo dire che non si è mai trattato di altro che di facciata perché il terrorismo non è mai scomparso da questa parte del continente africano e anzi il terrorismo trova lì terreno fertile a causa del sottosviluppo socio-economico e quindi della miseria in cui si trova vegeta la grande massa dei nigerini, costretti del resto a prendere la tangente verso il Nord, in particolare verso l’Algeria. La Francia si trova così di fronte ad una situazione molto imbarazzante. Cedere o non cedere a questa richiesta dei golpisti? Ciò fa presagire la fine della Françafrique? Solo il tempo lo dirà.

Fonte: Reseau International

Traduzione: Gerar Trousson

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