Israele si prepara a trascinare Biden in un nuovo grande conflitto

Israele si prepara a trascinare Biden in un nuovo grande conflitto

di Luciano Lago

Una notizia trapelata da alcuni media rivela che “Israele sta spostando armi di difesa aerea, artiglieria a lungo raggio, elicotteri e caccia F-15 a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno per una guerra più ampia contro Iraq e Iran”-
La notizia, che è confermata anche da fonti dell’intelligence dell’Iran e della Russia, conferisce credibilità alle ipotesi fatte da alcuni analisti secondo cui la nuova Amministrazione Biden avrebbe poco tempo per decidere, sotto la spinta di Israele, di muovere una nuova guerra in Medio Oriente che sarebbe diretta contro lran e coinvolgerebbe le forze pro iraniane che si trovano in Iraq e nel Libano.
Netanyahu non intende perdere tempo e avrebbe probabilmente già previsto una provocazione che consiste in un attacco contro le truppe USA in Iraq di cui sarebbe incolpato l’Iran per spingere Washington ad intervenire massicciamente con le sue forze in una guerra generalizzata nello scacchiere fra Iran-Iraq e Libano.
Ancora una volta è Tel Aviv che tira i fili delle guerre nella regione mediante il suo forte potere di condizionamento delle amministrazioni USA, così come è avvenuto per le precedenti guerre sotto le amministrazioni Bush e Obama.

Il presidente Donald Trump aveva cercato di tenere calma l’elite di potere sionista concedendo tutto quello che era richiesto: 1) ritiro dall’accordo sul nucleare con l’Iran, 2) riconoscimento di Gerusalemme come capitale, 3) annessione del Golan siriano. 4) annessione della Cisgiordania e legalizzazione delle colonie ebraiche sul territorio della Palestina, 5) eliminazione fisica dei capi della resistenza, con l’omicidio del generale Soleimani e del vicecomandante iracheno Abu M. al-Muhandis, mentre questi si trovavano a Baghdad presso l’aeroporto internazionale.
Tuttavia Trump aveva evitato di entrare in guerra direttamente con l’Iran subito dopo l’attacco iraniano alla base USA in Iraq di al-Asad per non creare un grande conflitto alla fine della sua presidenza e, con ogni probabilità, si riprometteva di prendere tale decisione all’inizio del suo nuovo mandato (contando di essere rieletto). Trump si è “accontentato” di indurire le sanzioni ed il programma di massima pressione sull’Iran, che si sono però rivelati inefficaci.
La pandemia con il voto postale ed i conseguenti brogli hanno vanificato il programma di Trump e il “Deep State” ha creato anche il marchingegno dell’assalto al Campidoglio per guastare i suoi piani di rielezione ed ha spinto Trump nell’angolo.

Netanyahu con Trump

Nonostante questi avvenimenti, la questione della guerra all’Iran rimane in cima alla lista di questioni urgenti che l’Amministrazione USA ha in previsione e Netanyahu ha fretta. Il premier israeliano non può aspettare, stretto fra gli scandali interni di corruzione, il malcontento di larghi settori della sua opinione pubblica e le accuse di non aver affrontato le minacce alla sicurezza che incombono su Israele. Lui vuole immediatamente lanciarsi in una guerra con l’Iran con la protezione statunitense del nuovo presidente, anche come modo per metterlo alla prova dopo tutte le coperture che gli ha fornito. Biden è fortemente ricattabile e il Mossad dispone di molti documenti scottanti su di lui e sulla sua famiglia e, di conseguenza, per Biden è consigliabile non mettersi contro la possente lobby, ne pagherebbe il prezzo.
A questo fine l‘AIPAC, l’associazione che riunisce la potente lobby sionista in America, sta muovendo tutte le sue carte su questo obiettivo: distruggere l’Iran anche a costo di impiegare armi nucleari.

Non è un caso che, poco tempo prima, il Congresso ed il Senato degli Stati Uniti hanno approvato una dichiarazione preparata dal senatore repubblicano Lindsey Graham e dal democratico Robert Menéndez, affermando con enfasi che, “se Israele è costretto a difendersi e ad agire (contro l’Iran), gli Stati Uniti saranno al suo fianco (e comando ) per sostenere Israele militarmente e diplomaticamente ”.
Lo scenario è già predisposto: una provocazione di un finto attacco realizzato dal Mossad con vittime fra i militari statunitensi e la successiva azione di ritorsione USA che innescherà la guerra, con l’Iran che questa volta non si potrà tirare indietro, pur avendo subdorato la trappola, denunciata all’inizio del mese dal ministro degli esteri Zarif. Il vecchio ed esperto diplomatico iraniano aveva messo in guardia Washington dalla possibilità di un finto attacco contro le sue forze di occupazione in Iraq per creare il “casus belli” di Israele.
Gli iraniani ritenevano però che il pericolo fosse nelle ultime settimane dell’amministrazione Trump e per questo avevano dato ordine alle milizie sciite filo iraniane di non attaccare le basi e le truppe USA. Tuttavia avevano sottovalutato la furbizia di Netanyahu il quale vuole incastrare Biden prima che questi si accinga a negoziare con l’Iran un possibile rientro nel trattato sul nucleare.

Missili iraniani nei sotterranei protetti

D’altra parte Il governo Netanyahu aspira a resuscitare il vecchio piano sionista della “Grande Israele” (Eretz Israel), dal Nilo all’ Eufrate, una idea messianica ispirata ai sionisti dalla Genesi 15:18, il primo libro della Torah, in cui si afferma che “4.000 anni fa, il titolo di tutta la terra, tra il fiume Nilo d’Egitto e il fiume Eufrate, fu lasciato in eredità al patriarca ebraico Abramo e successivamente trasferito ai suoi discendenti”. Ecco quindi che la elite di potere sionista in Israele, fanaticamente ispirata, vuole muovere guerra ai governi sciiti di Iran, Iraq e del Libano per prendere possesso di quei territori che, secondo i “libri sacri”, spetterebbero di diritto al popolo ebraico. Una visione messianica che è condivisa anche da larghi strati dei settori americani più oltranzisti della setta neo-evangelica a cui appartengono personaggi come Mike Pompeo e Mike Pence.
Questo spiega il piano di Israele di impadronirsi furtivamente del Kurdistan iracheno, come primo passo per acquisire una base strategica da cui attaccare l’Iran, il grande nemico. Da anni Israele arma ed addestra i curdi del PKK in Kurdistan, li fornisce di armi e attrezzature ed adesso vede l’occasione di passare all’incasso e sospingere i curdi a proclamare l’indipendenza del Kurdistan dal governo sciita di Baghdad, nemico di Israele. La Turchia è in allarme e guarda con sospetto le mosse di Israele e degli USA in appoggio ai curdi, preparandosi ad intervenire e sarebbe in questo caso un alleato in più per l’Iran.

Tutto ritorna ed il grande puzzle del Medio Oriente inizia nuovamente a comporsi e scomporsi secondo i piani degli strateghi di USA e Israele che, per i loro interessi strategici, sono disposti a un nuovo grande conflitto che incendierà tutta la regione e rischia di coinvolgere anche la Russia, alleata dell’Iran e della Siria.
Il presidente Putin non potrebbe rimanere inerte poichè sa benissimo che, se gli USA dovessero riuscire a distruggere l’Iran, il passo successivo sarebbe quello di attaccare la Russia. L’Iran è un bastione sul Golfo Persico che indirettamente protegge anche la Russia e la caduta di questo avrebbe delle conseguenze strategiche molto negative per Mosca e
Inoltre l’Iran ha un accordo di cooperazione pluriennale con la Cina che vede nell’Iran un suo fornitore di energia e paese oggetto di grandi investimenti cinesi per la nuova Belton Road (400 miliardi di dollari preventivati) e, per Pechino, la via del rifornimento energetico è questione vitale, con la probabile chiusura del Golfo Persico che sarebbe conseguenza inevitabile di una guerra con l’Iran.

Forze israeliane sul Golan

Tutti fattori questi che dovrebbero sconsigliare un attacco all’Iran ma il fanatismo messianico della elite sionista di Israele non sente ragioni: loro credono di avere un destino di realizzare il sogno della “Eretz Israel” ed a quello sono disposti a sacrificare tutte le popolazioni che vivono nella regione.

Questa sorte di pulizia etnica è già toccata ai palestinesi, come testimoniato dallo storico israeliano Ilan Pape, nel suo libro “La pulizia etnica della Palestina”, e non è escluso che un altro piano simile sia riservato alle popolazioni che oggi vivono fra il Kurdistan e l’Eufrate, per lasciare spazio ai nuovi “colonizzatori” di Netanyahu e soci. Un fosco avvenire per i popoli stretti fra il fanatismo messianico e fondamentalismo religioso sobillato dalle potenze esterne.

veronulla

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com