Ilan Pappé vede la speranza per il “crollo del progetto sionista”

Lo ha detto lo studioso israeliano antisionista autore di “Democracy Now”! il quale vede segni che una Palestina libera potrebbe essere possibile nel momento in cui il popolo ebraico e quello arabo potranno coesistere.
By Edoardo Carver
Common Dreams

Lo storico israeliano Ilan Pappé, un eminente intellettuale ebreo antisionista, ha espresso la speranza per un paese libero e democratico, la Palestina, in cui ebrei e arabi possano convivere, durante un’intervista martedì con Democracy Now! in seguito al suo interrogatorio da parte degli agenti federali statunitensi la scorsa settimana.

Pappé, direttore del Centro Europeo per gli Studi sulla Palestina presso l’Università di Exeter nel Regno Unito, veniva interrogato dagli agenti per due ore sulle sue opinioni dopo essere arrivato a Detroit su un volo da Londra il 13 maggio.

Gli agenti gli hanno portato via il telefono prima di restituirlo. Pappé inizialmente ha detto che il Federal Bureau of Investigation lo aveva interrogato, ma in seguito chiarito che non era sicuro di quale agenzia federale americana rappresentassero gli agenti.

Pappé ha citato l’interrogatorio di Detroit come un esempio del “puro stato di panico e disperazione”di Israele e delle lobby filo-israeliane che temono che il paese diventi uno “stato paria”. L’interrogatorio è arrivato nel mezzo giri di vite sulle manifestazioni filo-palestinesi nei campus universitari statunitensi, nonché sugli arresti di manifestanti e cancellazioni dell’attività intellettuale filo-palestinese in Europa.

Da martedì a colloquio, Pappé ha denunciato la politica storica di Israele nei confronti dei palestinesi, dichiarandola lucida nella sua crudeltà e intenzionale nei suoi metodi, come ha fatto a lungo nel suo lavoro accademico, in particolare nel suo libro del 2007, “La pulizia etnica della Palestina”.

Riferendosi agli eventi della fine degli anni Quaranta, ha raccontato Democracy Now! che “La Nakba è un termine un po’ fuorviante, perché in arabo significa ‘catastrofe’. Ma in realtà ciò che hanno sofferto i palestinesi non è stata una vera catastrofe, ma piuttosto una pulizia etnica, che è una politica chiara motivata da una chiara ideologia”.

“Non c’è un momento nella storia dei palestinesi in Palestina, dall’arrivo del sionismo in Palestina, in cui i palestinesi non siano stati potenzialmente in pericolo di perdere la loro casa, i loro campi, i loro affari e la loro patria”, ha aggiunto.

Pappé ha sostenuto, per quanto brutta possa essere la storia, che l’attuale guerra in corso Gaza è anche peggio: a suo avviso, un passo avanti dalla pulizia etnica al genocidio. Il suo prossimo libro, Lobbying per il sionismo su entrambe le sponde dell’Atlantico, documenta l’influenza dei lobbisti filo-sionisti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e altrove.

Nonostante questa influenza, Pappé ha affermato di vedere segnali che la presa ideologica del sionismo si sta indebolendo e che una Palestina più libera e democratica potrebbe essere possibile. Racconta Democracy Now!:

“Penso che stiamo assistendo a processi, processi importanti, che stanno portando al collasso del progetto sionista. Si spera che il movimento nazionale palestinese e chiunque altro sia coinvolto in Israele e Palestina riescano a sostituire questo stato di apartheid, questo regime oppressivo, con uno democratico per tutti coloro che vivono tra il fiume e il mare e per tutti i palestinesi che sono stati espulsi da lì dal 1948 fino ad oggi.”

“Sono davvero fiducioso che ci sarà un diverso tipo di vita”, ha aggiunto, “sia per gli ebrei che per gli arabi tra il fiume e il mare, sotto una Palestina democratica e libera”.

Edward Carver è uno scrittore dello staff di Common Dreams.

Fonte: Consortium News

Traduzione: Luciano Lago

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