Il piano di Israele diventa realtà e Biden di allinea del tutto con Israele

Come ha dichiarato di recente il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, quando ha affermato che, non appena “Hamas sarà sconfitto a Gaza, Israele dovrà entrare in guerra contro Hezbollah”, sembra che Netanyahu abbia anticipato tale situazione con il pretesto degli attacchi degli Houthi yemeniti contro le navi nel Mar Rosso dirette a Israele. Lo Yemen, il più piccolo e povero paese arabo è anche l’unico che ha messo in atto un boicottaggio contro Israele, dando una sonora lezione morale ai grandi paesi arabi (dall’Egitto all’Arabia Saudita ) che dicono solo parole ma mantengono le relazioni con Israele).
Non per caso, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, il Khazariano Jacob Sullivan , è volato in Israele, mentre l’ennesima guerra del primo ministro Netanyahu contro Hamas si aggiunge al fronte marittimo degli Houthi yemeniti di Ansaralah, che hanno bloccato selettivamente lo stretto super strategico di Bab al-Mandab, nello stesso momento in cui Israele minaccia di aprire un terzo fronte contro Hezbollah, membro dell’ Asse della Resistenza in Libano .Tzachi Hanegbi (TH), consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, ha pronunciato la sua minaccia, promettendo che, una volta sconfitto Hamas a Gaza, Israele dovrà entrare in guerra contro Hezbollah e possibilmente occupare parte del Libano (quello che non era riuscito a fare nel 2006).
Il piano della “Grande Israele” è quello di obbligare Hezbollah ad arretrare dalle attuali posizioni e singersi a 30 chilometri dietro il famoso fiume Litani – le cui acque fanno gola a Israele e che aspira a prenderne il controllo. “La situazione nel nord (di Israele) deve cambiare. E cambierà (…) Non abbiamo altra alternativa che imporre una nuova realtà”, ha dichiarato l’israeliano, alludendo al loro vecchio piano di espansione.

Sullivan

TH ha aggiunto che l’assassinio del leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, è un imperativo per Israele, come è consuetudine, Israele i suoi nemici li elimina fisicamente.

Sei giorni dopo la minaccia del TH, l’esercito israeliano prepara diversi scenari per combattere Hezbollah nel sud del Libano. Non è un Bluff poichè Israele conta sul sostegno degli USA.

Il diplomatico britannico Alastair Crook (AC), uno di coloro che meglio comprendono l’ipercomplessità del Medio Oriente, chiarisce l’osceno messaggio del TH israeliano per cambiare la situazione sul marcato confine con il Libano. Il suo punto di vista è che la resilienza di Hamas, oltre alla continua pressione internazionale a seguito del continuo massacro a Gaza, potrebbe costringere gli israeliani a negoziare, ma c’è una probabilità che saranno gli israeliani a intraprendere un’azione militare per cercare di cambiare lo status quo riguardo a Hezbollah.

AC ha fatto trapelare che “gli Stati Uniti hanno incaricato i propri inviati e quelli della Francia di offrire al Libano sostanziali incentivi finanziari per concordare la proposta ‘zona di sicurezza’ all’interno del Libano”, un espediente per ottenere l’assenso di Washington ad una espansione territoriale in Libano. Pertanto, Hezbollah si dovrebbe ritirare dietro il fiume Litani e il Libano meridionale verrebbe smilitarizzato.

AC stabilisce che la possibilità di un ritiro volontario (sic) di Hezbollah dal Libano meridionale è chiaramente pari a zero. E commenta che la lobby israeliana ha la maggiore influenza nel Congresso degli Stati Uniti che sosterrà gli interessi di Israele rispetto a quelli della Casa Bianca, poiché “ Netanyahu capisce questo più di chiunque altro, dal momento che si è spesso vantato del fatto che gli Stati Uniti sono facilmente manipolabili e lui sa meglio di chiunque altro come farlo.”

Akhbar Ahmed giudica (che una modifica al fronte settentrionale contro Hezbollah) può allentare la pressione per distrarre la controversa operazione israeliana a Gaza che ha avuto ben poco successo nell’indebolire i nemici di Israele, in sostanza un diversivo dall’obiettivo primario. Un diversivo che costerebbe molto caro a Israele visto il potere missilistico di Hebollah.

Emile Hokayem, membro dell’influente Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, commenta senza mezzi termini: “Qualche settimana fa ho valutato che le prospettive di una guerra tra Israele e Hezbollah erano basse, soprattutto perché vedevo l’Iran+Hezbollah come deterrente e riluttante. Ora considero queste prospettive elevate, in gran parte perché Israele sembra disposto e desideroso di farlo e perché la diplomazia e la deterrenza degli Stati Uniti rischiano di perdere slancio. (…) Gantz/Gallant/Hanegbi vogliono essere visti come coloro che hanno anticipato una minaccia crescente (contro Netanyahu). A quanto pare l’opinione pubblica israeliana sostiene l’attacco (…) Si prospettano tempi difficili e brutti…” .

Secondo il noto analista belga Elijah J. Magnier, Hezbollah ha inviato a Israele un elenco di obiettivi in ​​tutti i territori occupati (compresi Haifa e Tel Aviv) da distruggere se le forze di occupazione israeliane bombardano depositi di munizioni di Hezbollah in diverse parti del Libano, come hanno minacciato di fare nelle ultime 48 ore.
L’escalation di Israele su diversi fronti si intensifica quando la portaerei USS Dwight Eisenhower lascia improvvisamente il Golfo Persico e si dirige nel Mar Rosso.
Il vecchio Biden, non più in possesso di tutte le sue facoltà mentali, viene tirato per i capelli dalla triade Netanyahu, Blinken, Sullivan (il trio della setta dei Khazari) nella trappola della guerra a Hezbollah che coinvolgerà l’Iran e probabilmente la Russia. Lui però non lo ha compreso e lascia trascinare gli Sati Uniti nel disastro.

Fonti Varie

Traduzione e sintesi: Luciano Lago

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