Gli Houthi tengono in scacco Israele e gli Stati Uniti

di Luciano Lago

In pochi potevano immaginare che la miccia che può incendiare un grande conflitto sarebbe stata determinata da un gruppo di guerriglieri, gli Houthi dello Yemen, che sono in grado di controllare i flussi del petrolio e delle merci che passano attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb e che, attraverso il Mar Rosso, sono diretti a Suez.
Eppure questo è quello che sta accadendo con gli attacchi alle navi dirette in Israele e con le potenze occidentali che, guidate dagli Stati Uniti, hanno messo in piedi una coalizione di 19 paesi per prendere d’assalto i covi degli Houthi nello Yemen e ripristinare il traffico marittimo.
Non sarà però un’impresa facile, vista la coriacea resistenza di questo gruppo di combattenti che fino ad ora, da oltre cinque anni, hanno messo in scacco l’Arabia Saudita e i paesi che hanno sostenuto la guerra contro lo Yemen (USA e Regno Unito).

Senza contare che, qualora volessero minare lo stretto di Bab el-Mandab, largo pochi chilometri, si bloccherebbe completamente la via di traffico navale che alimenta il trasporto marittimo di petrolio ed energia nel Mar Rosso e che collega il Mar Rosso con l’Oceano Indiano. Le conseguenze sarebbero enormi per l’economia mondiale, con un rialzo dei prezzi del petrolio e delle materie prime a livelli altissimi.
La soluzione ci sarebbe e sarebbe immediata: fa cessare il massacro e in genocidio di Gaza ed obbligare Israele e Stati Uniti ad accettare una tregua ed un accordo di pace. A quel punto gli Houthi si impegnano, come hanno dichiarato, a non attaccare più le navi dirette in Israele. Ma questa è una soluzione troppo semplice e non placherà la sete di sangue di Israele e la volontà di Washington di scatenare una guerra che rappresenta una fonte di nuovi profitti per l’apparato militare industriale USA.

Tuttavia gli stessi americani sono preoccupati per le conseguenze di una situazione che potrebbe finire fuori controllo con l’intervento dell’Iran, collegato agli Houthi dello Yemen, che a sua volta, per rappresaglia, potrebbe bloccare l’altro stretto, quello di Hormuz, che collega il Golfo Persico all’Oceano Indiano e attraverso cui passa oltre il 40% della produzione petrolifera mondiale. Si possono solo immaginare le conseguenze e lo stesso Biden sa bene che la sua rielezione è legata ai prezzi del petrolio negli Stati Uniti.
Questo è diventato un vero Puzzle e non dimentichiamo che è stato tutto creato dalla volontà omicida di Netanyahu e la sua cricca criminale che stanno attuando lo sterminio della popolazione di Gaza per realizzare il loro obiettivo: quello della pulizia etnica di Gaza e della Palestina.
Lo stesso Pentagono è preoccupato per i costi crescenti ed esorbitanti legati all’intercettazione e all’abbattimento di droni e missili lanciati dall’esercito yemenita.

Il sito americano Poltico ha riferito martedì che la Marina degli Stati Uniti ha intercettato circa 38 droni e missili che lo Yemen ha lanciato contro gli interessi del regime israeliano nella zona in difesa della Resistenza palestinese, e ha sottolineato il costo esorbitante che comportano. il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (il Pentagono).
In altre parole gli statunitensi non si preoccupano per il costo in vite umane, per la gente inerme massacrata a Gaza, no certo, loro si preoccupano per il costo del missili anti aerei e delle munizioni che devono impiegare per contrastare gli Houthi.
A questo punto ogni commento è superfluo.

veronulla

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