Cooperazione contro precarietà e disuguaglianze

Cooperazione contro precarietà e disuguaglianze
Nella storia della Repubblica non abbiamo mai vissuto una situazione così grave. Disuguaglianze, povertà, precarietà, sfruttamento lavorativo, dispersione scolastica e analfabetismo di ritorno continuano a crescere da troppi anni per non accorgerci di quanto siano drammatiche le condizioni in cui vivono la maggioranza degli italiani. L’economia è alla deriva: i prezzi al consumo di quasi tutti i prodotti in commercio sono in forte aumento e l’inflazione toglie valore al denaro.

Lavoro povero

Il tempo delle rinunce

Secondo un’analisi condotta da Altroconsumo, un italiano su cinque rinuncia all’acquisto di pesce e carne; il 16 per cento del campione intervistato non può permettersi le cure dentistiche necessarie; il 13 per cento non può sostenere i costi di una visita specialistica, l’8 per cento ha dovuto cancellare o rimandare le sedute di psicoterapia, mentre per il 10 per cento è diventato proibitivo l’acquisto di dispositivi medici essenziali come gli occhiali da vista o l’apparecchio acustico. E ancora, il 65 per cento ha cambiato abitudini di guida per ridurre i consumi del carburante; il 18 per cento si muove soprattutto a piedi o in bicicletta e il 10 per cento prende i mezzi pubblici con più frequenza. Il caro bollette condiziona anche le abitudini domestiche: l’80 per cento degli intervistati spreca meno energia, per esempio razionalizzando il riscaldamento in inverno e limitando l’uso di elettrodomestici e acqua. 
A fronte di una situazione economica molto delicata, in 21 dei 27 Stati membri dell’Unione europea è stato introdotto il salario minimo. L’Italia, invece, va controcorrente: gli stipendi continuano a scendere e oltre la metà dei lavoratori è in attesa del rinnovo del contratto collettivo nazionale. 

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Il ribaltamento delle responsabilità

Manca una visione politica che sappia mettere finalmente insieme giustizia sociale, ambientale ed ecologica, rispondendo all’urgenza di un nuovo paradigma di civilizzazione alimentato dalla consapevolezza che noi siamo la Terra, la vita è una rete di vite interconnesse e di relazioni inseparabili. Se qualcuno obietta e ritiene che sia folle pensare di chiedere alla Terra di adeguarsi ai ritmi di crescita del capitalismo e alla sua necessità di aumentare il prelievo di risorse, nonché il rilascio di rifiuti in un pianeta con risorse finite e limiti fisici; se qualcuno considera che il diritto all’esistenza vada garantito sempre e comunque e che le politiche sociali ed economiche debbono rispondere a questo imprescindibile obiettivo di civiltà, le risposte della politica sono sempre le stesse: non ci sono i soldi o non te lo meriti. Un accanimento nei confronti di milioni di cittadini impoveriti da dodici anni di politiche di austerità e dai tagli ai diritti sociali, che conferma il ribaltamento delle responsabilità. Come se non fosse più obbligo della Repubblica rimuovere gli ostacoli e compito prioritario della politica sconfiggere disuguaglianze e mafie per garantire dignità, coesione sociale e pace. 

Dare voce al Paese

Non c’è nessuno che ci salverà dall’alto e non abbiamo bisogno dell’ennesimo capo carismatico. La natura ci dice che siamo tutti unici e indispensabili, che non esistono scarti, perché la vita è ponderata in quanto tale. Il risultato migliore per tutti lo si ottiene attraverso la cooperazione e non con la competizione. Possiamo pensare a relazioni politiche in cui tutti e tutte siano importanti e a un modello economico che non produca scarti, perché fondato sull’ecologia integrale. Significa impegnarsi a costruire un grandissimo spazio pubblico che metta insieme coloro che condividono obiettivi e sono necessari a ridare credibilità alla democrazia. Uno spazio che sappia dare voce alle principali aspirazioni, paure, bisogni, passioni della stragrande maggioranza del Paese, partendo da obiettivi concreti e dalle competenze di reti territoriali che negli ultimi tempi hanno portato avanti alleanze a geometrie variabili, ma che raccontano di un formicolio sociale che dimostra l’esistenza di una geografia della speranza. 

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Cinque proposte

Non importano le differenze, che tra l’altro sono sempre una ricchezza quando riconosciute e rispettate, conta ciò che ci mette insieme e ci rende umani. L’impegno assunto dal tavolo di Contromafiecorruzione “Quali politiche sociali e lavoro per sconfiggere disuguaglianze e mafie” dà il suo piccolo contributo in questa direzione. Costruito da soggetti sociali diversi (Libera, Rete dei Numeri Pari, Cgil, Uil, Forum Disuguaglianze e Diversità, Unione Inquilini, Centro per la Riforma dello Stato, Salviamo la Costituzione, Fattorie Sociali), attraverso due mesi di riunioni e gruppi di lavoro, lo scorso 29 e 30 aprile all’Auditorium di Roma, ha presentato una serie di possibili soluzioni per dare risposta al peggioramento delle nostre condizioni di vita. Sono cinque proposte sulle quali mobilitarci insieme nei prossimi mesi: 1) riconoscimento dei pilastri sociali europei, maggiori investimenti nel Ssn e nella medicina territoriale; 2) istituzione del salario minimo; 3) riconversione ecologica ad alta intensità di lavoro (pianificata, inclusiva, equa e partecipata); 4) applicazione del metodo della co-programmazione e della co-progettazione; 5) istituzione di consulte cittadine sui beni confiscati sul modello di quello ottenuto dalle reti sociali a Roma. 
Senza una mobilitazione che favorisca la costruzione di spazi ampi e condivisi su obiettivi concreti, in grado di dare voce e risposte innanzitutto a quanti sono stati vittime delle ingiustizie sociali e dell’aumento delle disuguaglianze, non otterremo risultati. Per questo il tavolo di Contromafiecorruzione convocherà una riunione aperta a tutti i soggetti interessati a portare avanti le proposte indicate. L’obiettivo è ottenere risultati e lo si potrà raggiungere se saremo capaci di costruire una mobilitazione, la più allargata possibile, insieme a chiunque condivida le proposte e voglia rappresentarle in piazza 

Da lavialibera n° 15

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