Con l’arrivo di Draghi al Colle, l’uomo della grande Finanza, la commedia volge in tragedia

Con l’arrivo di Draghi al Colle, l’uomo della grande Finanza, la commedia volge in tragedia

di Luciano Lago

Si poteva prevedere in qualche modo l’esito finale della crisi politica italiana ? Forse non tutti lo prevedevano ma si doveva capire dall’inizio che la crisi politica italiana, con la sovrapposizione della pandemia, sarebbe stato un ottimo pretesto per far procedere quel meccanismo di controllo e di presa in carico del governo italiano direttamente dai guru della grande finanza di Bruxelles e Francoforte.
Certo non si poteva lasciare la gestione di un paese importante come l’Italia alla miserevole banda dei 5 Stelle, assieme al “Partitone” di Zingaretti e cespugli vari, tutti sdraiati sull’incarico a Giuseppe Conte. “Conte o morte”, era lo slogan che masticavano i Di Maio Zingaretti e Bonafede, fino alla noia ma, con la prospettiva di un ritorno alle elezioni, probabile che i 5 Stelle scopriranno il Bluff e troveranno il modo di appoggiare il nuovo “costruttore” scelto dai poteri forti. Questo sarà, come al momento sembra sicuro, Mario Draghi, e lo voteranno o si asterranno anche i 5 Stelle manifestando qualche tardivo mal di pancia.

L’estrema capacità di trasformismo dei personaggi al governo e la loro inaffidabilità sulle parole e dichiarazioni pronunciate, vedi Luigino Di Maio (“mai con il partito di Bibbiano, mai rinnovo concessione autostrade ai Benetton, mai con l’Ilva, mai la TAP”, ecc..) fanno capire che le ultime dichiarazioni fatte dal capo parlamentare, Vito Crimi, lasciano il tempo che trovano. Il bluff dei 5 stelle sarà scoperto non appena sarà nominato Draghi e questi chiederà la fiducia.
Piuttosto che andare allo scioglimento delle Camere con la prospettiva delle elezioni e del ritorno a casa, Di Maio e soci voterebbero la fiducia anche ad un marziano.

tRimini: meeting comunione liberazione 2020 con la presenza MARIO DRAGHI EX PRESIDENTE BCE Bernhard Scholz ANSA/PASQUALE BOVE

Quindi sulla scena arriva il “grande regolatore”, Mario Draghi, il personaggio che sarà accolto dalle principali forze politiche, di sinistra, di centro e di destra, come il “salvatore” e che sarà portato in processione come un santo da tutti i grandi media e Tv di regime, con manifestazioni di ossequio e di stima che riempiranno tutti i giornali, le TV ed i talkshow in onda nei prossimi giorni. Un coro conforme di pensiero unico che già si intravede dai primi commenti.
La trovata di Draghi è opera del presidente Mattarella il quale giustamente, ancora una volta, si è preoccupato di non mandare gli italiani alle elezioni. Un fatto “pericoloso” in questo momento, ha giudicato paternamente il capo dello Stato, visto che potrebbe esporre i cittadini a “pericoli di contagio”, pericolo di non avere i soldi dall’Europa in tempi brevi, pericolo di tempi morti, pericolo di assembramenti incontrollati, ecc.. Gli italiani sono fortunati ad avere un presidente che tanto si preoccupa per loro. Le elezioni possono fare male, meglio un governo tecnico finanziario, ce lo chiede l’Europa “per il nostro bene”.
Dopo tutto si sente un gran bisogno di riforme strutturali, quelle che ogni governo proclama e non riesce a fare. Chi meglio di Draghi potrebbe mettere mano alle riforme strutturali?

Fronteggiare la crisi tagliando tutte le spese superflue, adeguare il sistema alle regole europee, partendo dalle imposte sulla casa, con la riforma del catasto, liberalizzando lavoro e contratti, riducendo la burocrazia con tagli decisi al settore pubblico, applicando le regole bancarie che vuole Bruxelles, privatizzando quello che rimane delle aziende pubbliche, contrastando l’evasione fiscale dei commerciani, idraulici, meccanici e tappezzieri con norme severe, abolendo il contante e informatizzando la Pubblica Amministrazione. Tutti a lavorare da casa con il telelavoro. Fare del “debito buono”, come ha predicato Draghi anche al meeting di Rimini, quello che offre un ritorno di utili al capitale finanziario, invece del “debito cattivo”, quello che finisce nelle tasche dei cittadini ed alimenta la spesa pubblica.
Questi, ci possiamo scommettere, i principali compiti di Mario Draghi nell’ambito delle ultime ricette del neoliberismo e dei mercati aperti. Una sorta di Vangelo a cui tutti i banchieri di Francoforte si sono sempre attenuti.

Sarà una primavera di “lacrime e sangue” ma, con Mario Draghi al timone, si può essere certi che la considerazione dell’Italia nelle capitali che contano, Bruxelles, Berlino, Parigi e Londra, sarà molto più alta, visti i vantaggi che la gestione di Draghi apporterà negli ambienti finanziari di queste capitali.

veronulla

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