Clima di attesa e nervosismo tra europei e Zelensky per il prossimo vertice Trump-Putin a Budapest
di Luciano Lago
Nell’élite politica europea si accresce il senso di angoscia per quanto si sta profilando nel prossimo annunciato vertice a due Putin-Trump. I leader europei non sono stati invitati e tanto meno il triste ex comico di Kiev, Zelensky, il quale, visibilmente irritato per il trattamento subito da Trump nella sua ultima visita a Washington, si trova in uno stato di terribile agitazione a causa delle sue prospettive sempre più cupe.
Questo nervosismo isterico lo porta a peggiorare il tutto, bruciandosi anche le sue ultime carte. Zelensky, in modo sconsiderato si è sfogato con i leader europei parlando dietro le spalle di Trump e criticando il presidente per la sua decisione di arrivare ad un accordo diretto USA-Russia alle spalle dell’Ucraina. L’ex comico considerava di poter convincere Trump a fornirgli i Tomahawk e si era portato dietro le mappe degli obiettivi per gli attacchi ucraini a lungo raggio contro la Russia. Sembra che Trump gli abbia risposto in malo modo e lo abbia cacciato dalla sala gettando via le preziose mappe.
Umiliato e frustrato per il trattamento ricevuto Zelensky ha fatto un nuovo sbaglio: si è subito lamentato di Trump con l’Europa di Bruxelles, e la notizia è stata immediatamente diffusa in tutto il mondo dai portavoce ufficiali dei responsabili europei. A questo punto lo “sputtanamento” di Zelensky è cosa fatta e sarà difficile che l’ex comico possa ancora essere ricevuto ed ascoltato alla Casa Bianca. Le porte della White House per lui si sono definitivamente chiuse.

Rimane incerta la situazione dei leader europei i quali, erroneamente indotti alla fiducia dalle dichiarazioni contraddittorie del presidente Trump (“L’Ucraina potrà tornare ai suoi confini originari, gli daremo i missili Tomahawk”, ecc..)si predisponevano al piano di riarmo ed alla prosecuzione della guerra con la Russia utilizzando la carne da cannone ucraina + mercenari vari.
Non è andata così. Gli interessi dell’Amministrazione Trump sono altri: tirarsi fuori dal conflitto in Ucraina e concludere un accordo di cooperazione con la Russia per lo sfruttamento delle risorse dell’Artico e di quelle minerarie, quelle che la Russia può offrire agli Stati Uniti in sostituzione dell’embargo fatto dalla Cina.
Zelensky, che non è così intelligente come vogliono far credere, non ha capito niente e continua a insistere nel richiedere armi e soldi all’Occidente per “sconfiggere” la Russia. Nessuno crede più alle sue argomentazioni, risulta ormai un personaggio screditato e si avvicina il momento in cui verrà “scaricato” non solo da Trump ma anche dagli altri interlocutori. Il rischio di una sua eliminazione fisica si avvicina e il soggetto è molto preoccupato. L’ora della resa dei conti prima o poi arriva.
Altro discorso è per i leader europei che, manovrati da dietro le quinte dal partito della guerra, condizionati dalle pressioni delle lobby, si trovano in grande inbarazzo a dover giustificare il loro fallimento e la loro inconcludenza che apre la strada ad una loro estromissione dalla scena politica e dal potere. Le formazioni sovraniste (finte o vere che siano) avanzano nei consensi in tutti i paesi europei e il partito della guerra viene messo sotto accusa.
La grande mobilitazione di proteste sperimentata per il genocidio a Gaza potrà servire anche per determinare una svolta nei governi che si sono sempre schierati in modo acritico con Israele e con la Nato.

La propaganda e la russofobia non basteranno a coprire il collegamento tra le guerre che USA e Israele conducono per mantenere il loro dominio egemonico, tanto che molta gente inizia ad aprire gli occhi e non si fida più dei vassalli dell’Impero. Si è aperta una breccia, emerge un nuovo ordine mondiale multipolare tutto indica che potremo assistere presto allo sgretolamento delle vecchie posizioni dei globalisti e dei loro vassalli.
