Chico Forti la storia di un italiano ingiustamente condannato all’ergastolo. Terza parte

Chico Forti la storia di un italiano ingiustamente condannato all’ergastolo. Terza parte

chico forti

di Valentina Magrin 

(LEGGI LA SECONDA PARTE) In assenza di prove, Chico Forti viene assolto dall’accusa di frode e circonvenzione di incapace. Logica vorrebbe che, venuto meno il movente, l’imputato venga assolto anche dall’altra e ben più grave accusa, quella di omicidio. I fatti, invece, prendono una piega assurda e Chico il 15 giugno del 2000 viene condannato all’ergastolo: La Corte non ha prove che Lei, signor Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che Lei sia stato l’istigatore del delitto. I suoi complici non sono stati trovati ma lo saranno un giorno e seguiranno il Suo destino. Portate quest’uomo al penitenziario di Stato. Lo condanno all’ergastolo senza condizionale!.

Non ci sono prove, solo una sensazione dietro la condanna di Chico. Una sensazione che deriva da un movente già smentito e dal fatto che la pistola calibro 22 che ha ammazzato Dale Pike, mai ritrovata, risulta di proprietà dell’italiano. Ma anche questo è falso: si tratta, infatti, della pistola che Chico tempo prima aveva pagato all’ex amico Thomas Knott, che quel giorno (tanto per cambiare) non aveva i soldi. Ma quella pistola, come testimonia anche il commesso del negozio dove è stata acquistata, l’aveva scelta e portata via con sé Knott, che di fatto ne era il proprietario.

Ecco che, ancora una volta, spunta il nome di Thomas Knott… Ma che fine ha fatto? Si tratta dell’uomo che disponeva dell’arma del delitto, si tratta dell’uomo che sapeva dell’arrivo di Dale Pike a Miami. Inotre, è con gli amici di Knott che Dale aveva detto di avere appuntamento… Ebbene, Knott mentre Chico è sotto processo viene arrestato e condannato a 15 anni di carcere per reati di truffa. Non verrà mai sentito “ufficialmente” in relazione alla vicenda Forti-Pike e poco dopo la condanna di Chico, grazie a un plea agreement (patteggiamento) verrà rimandato in Germania dove tuttora vive da uomo libero. Da notare che i contenuti di quel plea agreement sono rimasti segreti, tuttavia un compagno di cella di Knott ha dichiarato che si trattava di un accordo col procuratore Reid Rubin per incastrare Chico.

La domanda a questo punto è: perché? Cosa ha fatto questo ex campione di windsurf per meritarsi tutto questo? Sicuramente questo accanimento nei suoi confronti va oltre ogni ragionevole senso, tuttavia a ben guardare qualcosa sotto potrebbe esserci… Per capirlo bisogna tornare un po’ indietro, fino a Il sorriso della Medusa, il documentario di Forti sulla morte di Gianni Versace. Un documentario che mette in cattiva luce la polizia di Miami, insinuando che possa essere corrotta e che possa aver deviato le indagini sulla morte dello stilista. Sfortunata coincidenza vuole che il giudice Victoria Platzer, alla guida del processo che vede imputato Forti, avesse fatto parte della squadra d’indagine sul delitto Versace diretta da Gary Schiaffo. Della stessa squadra avevano fatto parte anche Catherine Carter e Confessor Gonzales, i detective che poco tempo dopo indagheranno su Chico. E Gary Schiaffo, che aveva rotto i rapporti con Forti per motivi economici, dopo essere andato in pensione era andato a lavorare come consulente al Dipartimento Criminale di Miami alle dipendenze di Reid Rubin, il prosecutor nel processo a Chico. Inutile a dirsi che le sorti dell’italiano non erano di certo in mano a persone che nutrivano per lui una grande simpatia… E infatti, racconta Chico, quando si era presentato al Dipartimento di polizia fornendo le proprie generalità gli era stato subito detto: <<Tu sei l’italiano che ha osato affermare che la polizia di Miami è corrotta? Nessuno può dire questo impunemente!>>.

chico robertaDa 12 anni ormai Chico Forti è rinchiuso in carcere. Sono tante le persone che credono alla sua innocenza e in questi giorni come non mai le loro voci iniziano a farsi sentire, grazie anche all’appoggio di personaggi famosi. Ricordiamo fra tutti Fiorello, Red Ronnie e soprattutto Roberta Bruzzone. Quest’ultima, che ha anche avuto modo di incontrare due volte Chico in carcere, ha presentato un report molto dettagliato su tutta la vicenda, nel quale sono contenute le prove dell’innocenza di Chico: la palla ora passa al nostro Ministro degli Esteri, la persona che più di tutti può intercedere affinché ci sia una revisione del processo.
Tra le iniziative “di piazza”, ricordiamo infine che il prossimo 9 giugno a Roma ci sarà un Flash Mob per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa triste storia. L’appuntamento, per chi vorrà parteciparvi, è alle ore 15 di fronte al Mc Donald della Stazione Termini(maggiori info QUI). FINE

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