Cento giorni al Potere: Biden e le minacce a Russia e Cina

Cento giorni al Potere: Biden e le minacce a Russia e Cina

Le dichiarazioni ostili di Joe Biden sulla Russia stanno spingendo Mosca e Pechino a un’alleanza forzata, il confronto con queste potenze coalizzate fra loro si rivelerebbe un disastro per Washington , scrive il The National Interest (Mark Episkopos).

In precedenza, durante un discorso al Congresso, il presidente americano ha affermato che gli Stati Uniti non cercano di intensificare la lotta con la Russia, ma hanno minacciato Mosca di “conseguenze” in caso di conflitto. Allo stesso tempo, ha osservato che i due paesi possono cooperare in aree di interesse comune.
Biden nel suo discorso ha ribadito il messaggio centrale delle sue osservazioni del Dipartimento di Stato di febbraio : non c’è più una linea netta tra politica estera e politica interna. Nella rivisitazione di Biden, il “sacro” compito di Washington è quello di condurre e vincere la guerra tra democrazia – una parola ripetuta sedici volte in tutto il discorso – e autocrazia, contro i nemici dentro e fuori. Biden si riferisce alla democrazia americana come un prodotto di esportazione. Il presidente cinese Xi Jimping, ha risposto dicendo che “la democrazia non è come la Coca Cola, un prodotto che ha lo stesso sapore in tutto il mondo” (n.d.r.).
L’autore dell’analisi sottolinea che con queste parole Biden ha lanciato un “ultimo avvertimento” a Putin. L’analista segnala che in caso di aggravamento dei rapporti, gli Stati Uniti dovranno “combattere su due fronti” sia con Russia che con Cina .

Coalizione fra Cina e Russia

“Mentre l’amministrazione Biden si prepara per una politica di confronto di valori con Mosca e Pechino, Washington non deve perdere di vista i rischi geopolitici al centro del triangolo strategico USA-Cina-Russia”, scrive il giornalista.
In precedenza, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva suggerito a Putin di tenere un incontro personale in un paese terzo per discutere le questioni accumulate nelle relazioni bilaterali. Successivamente, il Segretario di Stato Anthony Blinken ha chiarito che si trattava di un incontro che si dovrà svolgere delle prossime settimane.
Mosca , secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ha percepito positivamente questa idea e la sta studiando. L’addetto stampa del leader russo Dmitry Peskov, ha osservato che non ci sono ancora accordi sulle date, ma stiamo parlando dei mesi estivi. Ha sottolineato che l’idea del vertice richiede un’analisi approfondita: ogni volta le dichiarazioni di Washington sull’incontro sono affiancate da atre parole sulle sanzioni, in una forma quasi schizofrenica.
Parlando della Cina, Biden ha identificato la Cina come un concorrente più avanti nel discorso, affermando di voler sfidare i presunti abusi dei diritti umani di Pechino con un linguaggio duro che rispecchiava le sue precedenti osservazioni sulle questioni di giustizia sociale negli Stati Uniti: “E, gli ho detto [al leader cinese Xi Jinping] quello che ho ha detto a molti leader mondiali che l’America non si tirerà indietro dal nostro impegno per i diritti umani e le libertà fondamentali. Nessun presidente americano responsabile può tacere quando vengono violati i diritti umani fondamentali. Un presidente deve rappresentare l’essenza del nostro paese. L’America è un’idea, unica al mondo ……”

“diritti umani” a Guantanamo, carcre della CIA

Nella visione di Biden i diritti umani da difendere sono naturalmente soltanto quelli che si presumono violati nei paesi ostili agli USA, mentre non contano i diritti umani delle popolazioni aggredite dagli Stati Uniti e dai loro alleati, come quelli degli Yemeniti, dei siriani, degli iracheni o degli afgani. Tano meno Biden considera un diritto quello della alimentazione e delle medicine delle popolazioni strette dall’embargo e dalle sanzioni USA con cui Washington tenta di prendere per fame le persone che vivono in Venezuela, a Cuba, in Siria o nello Yemen. Diritti di serie A e di serie C secondo Biden e i suoi sodali europei della UE. (n.d.r,).
Le misure unilaterali di ritorsione sempre più audaci provenienti da Mosca e Pechino pongono una chiara sfida all’amministrazione Biden, ma una minaccia strategica ancora maggiore si profila all’orizzonte: la possibilità di un coordinamento sino-russo per contenere l’aggressività dell’Occidente.
Non a caso il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha avvertito che il deterioramento dei legami tra Mosca e Bruxelles favorirà la realizzazione di una coalizione di paesi uniti contro “sanzioni unilaterali”, come quelle imposte a Russia e Cina dai governi occidentali.
La coalizione si sta già formando con una serie di paesi, nei vari continenti, che voltano le spalle all’occidente e stringono legami di cooperazione economica con la Cina e si rivolgono alla Russia in particolare per acquisto di armamenti e forniture energetiche.
Le implicazioni sono chiare, scrive l’analista: mentre l’amministrazione Biden si prepara a una politica di confronto basata sui valori con Mosca e Pechino, Washington non può permettersi di perdere di vista i rischi geopolitici alla base del triangolo strategico USA-Cina-Russia.

https://nationalinterest.org/feature/biden-pushing-russia-and-china-closer-together-184224

Traduzione, sintesi e note: Luciano Lago

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