Carcere e lettere senza risposta
Con un comunicato diffuso oggi, la Società della Ragione ha espresso “grande preoccupazione” per le dimissioni dell’avvocato Michele Passione dal ruolo di legale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Una decisione, si legge nella nota, maturata dopo dieci anni di attività intensa e rigorosa, in cui l’avv. Passione – componente storico dell’associazione – ha rappresentato il Garante sia in sede giudiziaria, in processi cruciali come quello sul caso Santa Maria Capua Vetere, sia come esperto durante le visite nei luoghi di detenzione, comprese le strutture di detenzione amministrativa.
Le dimissioni arrivano dopo ripetuti segnali di discontinuità nell’azione del Garante, che l’avvocato ha definito incompatibili con il mandato istituzionale dell’Autorità: visite sempre più rare, assenza di ispezioni a sorpresa, riduzione del coinvolgimento di équipe multidisciplinari, fino alla totale mancanza di attività in contesti delicati come i centri di detenzione in Albania.
Il comunicato sottolinea inoltre la “scomparsa” della Relazione al Parlamento, considerata un atto fondamentale per la trasparenza e la funzione di controllo pubblico dell’operato del Garante. Secondo quanto riferito da Passione, questa criticità sarebbe stata più volte segnalata tramite lettere rimaste senza risposta, in un contesto di progressiva marginalizzazione e mancata interlocuzione.
“La situazione drammatica in cui versano le carceri italiane – si legge ancora nella nota – non consente di considerare questa vicenda una questione personale. Le motivazioni addotte dall’avvocato Passione sono gravi e circostanziate, e meritano un chiarimento pubblico da parte del Ministro Nordio, chiamato a riferire in Parlamento”.
La Società della Ragione ha infine annunciato che monitorerà con attenzione le scelte che verranno compiute in merito al proseguimento dell’attività processuale nei casi in cui il Garante si è costituito parte civile, come a Verona, Reggio Emilia, Firenze Sollicciano e San Gimignano. “Non si può arretrare sui diritti”, conclude il comunicato.
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