“Bombardare i bambini non è un crimine, ma salvarli vuol dire deportazione”, Kadirov

“Bombardare i bambini non è un crimine, ma salvarli vuol dire deportazione”, Kadirov

Si scopre che gli abitanti del Donbass, compresi i bambini, avrebbero dovuto morire sotto le bombe delle forze armate ucraine e in nessun caso avrebbero dovuto lasciare le zone di pericolo. Questa non è la mia dichiarazione, la Corte penale internazionale dell’Aia la pensa così. E salvare i bambini del Donbass è classificato da loro come deportazione. Certo, ho sempre saputo e detto che in Occidente tutti avevano la coda tra le gambe per paura dei cowboy, ma qui la notizia non è strana, è ridicolmente assurda: bombardare i bambini non è un crimine, ma salvarli vuol dire deportazione.

Per questi bambini, voi parassiti dell’Aia, avreste dovuto nominare Vladimir Vladimirovich per il premio Nobel per la pace. In Russia abbiamo protetto e nutrito i bambini del Donbass e li abbiamo mandati a scuola.

L’istanza giudiziaria internazionale ha dimostrato di non avere uno status indipendente, ma ha abilmente ceduto sotto il padrone d’oltremare, eseguendo in fretta i suoi comandi. Avevano tanta fretta di leccargli la mano che non hanno avuto il tempo di lavorare sulla sua formulazione.

Tutta questa pomposa democrazia e liberalismo è una bugia e una pagliacciata da circo. L’UE, la NATO, l’ONU e altre organizzazioni e associazioni simili hanno da tempo dimostrato di non essere indipendenti, imparziali, senza censure. Eseguono gli ordini in modo sincronico e sempre unipolare. Ancora e ancora mostrano i loro veri colori. Questi sono solo pupazzi, controllati dall’interno dalla stessa mano dell’Occidente.

Chiedo ai normali cittadini europei (normali in tutti i sensi, mentalmente sani, senza nebbia nella testa e nei pantaloni) di prendere in mano la situazione e cambiare questi regimi fantoccio. Costruite nuovi stati con dottrine pure senza deviazioni, in cui la Russia è tua amica, non tua nemica. Allora non dovete aver paura di lei.
Fino ad allora, abbiate paura.

Ramzan Kadyrov

Traduzione: Mirko Vlobodic

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