“Azzardomafie”, Ciotti: “Non chiamiamolo gioco”. Cittadini più poveri mentre mafie e Stato si arricchiscono
Storia di un giocatore d’azzardo patologico
“Il gioco d’azzardo, qualunque forma assuma, rischia di essere sempre e comunque un grande imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del profittoLuigi Ciotti – Presidente di Libera
Un paese in bilico, commenta Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera: “Da un lato, la voglia di riscatto sociale e di un benessere per molti irraggiungibile; dall’altro, un meccanismo che, legale o illegale che sia, continua a speculare sulla vita delle persone. Si dimentica che dietro ogni slot, dietro ogni casella argentata del gratta-e-vinci o piattaforma online, ci sono esseri umani in difficoltà”. I casi di cronaca di giovani calciatori di fama internazionale finiti in giri di giochi illegali e scommesse illecite raccontano di un problema che coinvolge anche giovani benestanti. “Ci sono adolescenti che scommettono di nascosto, anziani che si giocano la pensione, famiglie che si sfaldano nel silenzio – prosegue Ciotti – . Dobbiamo smascherare l’inganno. Perché in fondo il gioco d’azzardo – qualunque forma assuma – rischia di essere sempre e comunque un grande imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del profitto”.
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Volumi di gioco in crescita
La raccolta dei giochi legali in Italia nel 2024 è stata di 157.453.000 €, in crescita del 6,59% rispetto al 2023
Si spende sempre di più nell’azzardo. I dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, resi pubblici soltanto dopo un’interrogazione parlamentare dei deputati Pd Stefano Vaccari e Virginio Merola, dimostrano volumi in crescita.
Nel 2023 la raccolta era arrivata a 147,7 miliardi di euro, divisi tra 82,5 miliardi nel gioco digitale e 65,2 miliardi nel fisico (agenzie, sale, bar, tabaccai, gratta e vinci, ecc.). Nel 2024 si è saliti sopra i 157,4 miliardi, divisi tra 92,1 miliardi online, in fortissima crescita rispetto al 2023, e 65,4 miliardi nel fisico, sostanzialmente stabile. La crescita totale è dunque stata di 9,7 miliardi, pari al 6,59 per cento. E pensare che nel 1990 si era fermi alla quota di 19,8 miliardi di euro.
Aumentano però anche le possibilità di giocare. Dalle 44 lotterie istantanee del 2023 si è arrivati a 55, dai 24 gratta e vinci online si è giunti a 47 tipologie diverse, giusto per dare un assaggio.
Un circolo vizioso
Ben 147 clan mafiosi in Italia hanno interessi legati all’azzardo. Il dato emerge dalla rassegna delle relazioni istituzionali dal 2010 al 2024
Notoriamente alti sono gli interessi della criminalità organizzata del settore: passando in rassegna le relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia, pubblicate tra il 2010 e il 2024, sono stati censiti 147 clan mafiosi che si occupano di azzardo, presenti in quasi tutte le regioni, eccetto Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Molise. La maggior parte, ben 40, sono attivi in Campania, seguita a ruota da Calabria (39) e Sicilia (38). Al “tavolo verde” giocano e vincono le solite famiglie: dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo, dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Labate, dai Lo Piccolo ai Capriati. Non va dimenticato che questi affari coinvolgono anche altre realtà criminali estere, come la mafia cinese, albanese e turca.
In Azzardomafie, si ricordano anche le storie delle principali inchieste antimafia sul settore, come quella sull’imprenditore di Reggio Calabria, Gioacchino Campolo, il “re dei videopoker”, condannato definitivamente a sedici anni per truffa ed estorsione aggravata dalle modalità mafiose, a cui è stato confiscato un patrimonio di opere d’arte. Ci sono poi le inchieste Black Monkey sulle slot machine di Nicola “Rocco” Femia, uomo vicino alla cosca di ‘ndrangheta dei Mazzaferro in Emilia-Romagna; l’operazione Glicine-Acheronte della Dda di Catanzaro; o ancora l’operazione Jackpot sugli affari di Salvatore Nicitra, vicino al clan dei Ribisi, nell’Agrigentino, arrivato a Roma e diventato un volto importante della mala romana: “Io sono un boss, metto macchinette e slot machine dove voglio. In tutta Roma”, diceva in una conversazione telefonica intercettata.
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“Tavoli verdi” a Prato
“Dal 2024 a oggi le investigazioni hanno consentito di individuare la presenza e l’operatività, nel territorio della Chinatown pratese, di 17 bische clandestine”Luca Tescaroli – Procuratore di Prato
Si segnala anche la situazione di Prato. La città è la prima in Toscana per volumi di gioco legale: ogni abitante della città, minori compresi, ha speso in azzardo 4.298 euro. Nel 2023 la raccolta aveva raggiunto 849 milioni di euro (598 fisico e 251 online) e nel 2024 è salita a 885 milioni (619 fisico e 266 online), cifre superiori ai volumi registrati a Firenze.
Tuttavia cresce anche il gioco illegale, in 14 mesi tra il 2024 e il 2025 sono state sequestrate ben quindici bische gestite da cittadini cinesi e italiani per “giochi” tradizionali cinesi come il Pai Gow e il Mahjong (giochi con carte o tessere), ma anche scommesse illegali.
“Dal 2024 a oggi le investigazioni espletate – ha spiegato il procuratore Luca Tescaroli in un comunicato stampa del 3 maggio scorso – hanno consentito di individuare la presenza e l’operatività, nel territorio della Chinatown pratese, di 17 bische clandestine, dove sono risultati praticati il gioco d’azzardo, fra i quali il Pai Gow e il Mahjong, e scommesse illegali su larga scala, con il coinvolgimento di circa 160 persone tra giocatori e titolari/organizzatori delle attività, con un sequestro complessivo di circa 750mila euro in contanti, successivamente versati al Fondo Unico Giustizia”
Il settore permette di ripulire i guadagni illeciti provenienti da altre attività, di farne di nuovi evadendo occultando i ricavi e alimentare, poi, l’usura, con i prestiti a strozzo ai giocatori indebitati. Un circolo vizioso.
Calcio e scommesse, un affare per Stato e mafie
Società e operazioni sospette
Nel primo semestre del 2025, l’Unità di informazione finanziaria ha ricevuto 6.433 segnalazioni di operazioni sospette, per un importo di 728 milioni di euro, con un incremento del 37 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024
Al 2024, secondo i dati dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc), tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 – riguardano sale gioco e scommesse. In testa la Campania con 20 sale gioco e scommesse confiscate, seguita dal Lazio con 14, dalla Sicilia con nove. Prima regione del Nord Italia la Liguria, con quattro sale gioco confiscate. Nel periodo 2023-2025 sono state emesse quindici interdittive antimafia da sei prefetture del Nord, Centro e Sud (10 nel 2023, 2 nel 2024, 3 nel 2025). Altre sette sono state confermate dai Tar e dal Consiglio di Stato, che hanno respinto i ricorsi dei titolari delle aziende colpite dai provvedimenti, i quali comportano la decadenza dell’autorizzazione all’attività di azzardo.
In questo enorme giro di denaro, aumentano anche le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette (sos) provenienti dagli operatori del settore dei giochi e delle scommesse e riguardanti transazioni a rischio riciclaggio. Nel primo semestre del 2025, l’Unità di informazione finanziaria, l’autorità antiriciclaggio, ha ricevuto 6.433 segnalazioni, per un importo di 728 milioni di euro, con un incremento del 37 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano state 4.697 sos.
Uno Stato distratto dai guadagni
“Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario!”Luigi Ciotti
“Eppure, lo Stato – conclude Luigi Ciotti – sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle tasse sul gioco. Soldi che solo in minima parte vengono reinvestiti in percorsi di prevenzione, terapia e reinserimento per le vittime di questa dipendenza silenziosa e sottovalutata. C’è una grave contraddizione etica in tutto questo. Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario! Chiunque tragga profitto dall’azzardo, sia gli attori privati che il settore pubblico, ha una responsabilità morale nel limitarne gli effetti nocivi. Serve più prevenzione nelle scuole, servono spazi di sostegno psicologico nei territori, formazione per gli operatori. Serve soprattutto un cambio di sguardo: considerare il giocatore non come un colpevole, ma come la vittima di un sistema che alimenta certe fragilità per ricavarne un tornaconto economico”.
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Le proposte di Libera
Mentre lo Stato ignora i rischi sanitari, sociali ed economici connessi all’azzardo facendo un favore alle società del settore, ampliando l’offerta di giochi e la possibilità di pubblicizzarlo e riducendo gli strumenti di prevenzione e cura, Libera lancia delle proposte nell’ambito della campagna “Fame e sete di giustizia”. Bisogna
mantenere uno spazio di autonomia degli enti locali, per regolamentare in modo più restrittivo l’azzardo, sulla base di esigenze ed emergenze territoriali;
impedire realmente ogni tipo di pubblicità del gioco d’azzardo;
evitare la compartecipazione alle Regioni e agli Enti locali del 5 per cento del gettito delle slot e delle videolottery;
ricostituire l’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave presso il Ministero della Salute;
non aumentare l’offerta di giochi da parte dello Stato, neanche giustificandola con il bisogno di raccogliere fondi per emergenze o calamità naturali;
aumentare la rete di controlli tra concessionari, gestori, produttori ed esercenti;
non prorogare le concessioni e rimetterle, seppur con estremo ritardo, nuovamente a bando.
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