Augurarsi la guerra sociale è l’unico modo per augurarsi buon anno?

Augurarsi la guerra sociale è l’unico modo per augurarsi buon anno?

di Riccardo Paccosi

Da domani, 4 gennaio, tutti coloro che nel 2021 rischiano di finire sul lastrico e tutti coloro che trovano inamissibile la prospettiva del distanziamento sociale permanente, devono iniziare a stringere i contatti reciproci, parlarsi, vedersi fisicamente, mettere in condivisione idee e iniziative. Non per trovare “la linea”, bensì per connettere le linee esistenti di opposizione sociale.
Per quanto mi riguarda, quindi, da domattina scriverò privatamente ad alcuni ed esporrò qui, pubblicamente, qualche suggerimento generale sul “che fare” o, meglio ancora, sul “come fare”.

Mi limito, qui, a spiegare perché non sia pensabile perdere un solo giorno:
1) Come già sapevamo ma come ha comunque confermato due giorni fa Walter Ricciardi dell’OMS, le misure di distanziamento sociale permarranno fino alla fine del 2021. Questo significa dodici mesi di disoccupazione per tutti i lavoratori di spettacolo e intrattenimento, nonché per la stragrande maggioranza di quelli del terziario.
Il tutto, come è risultato palese negli ultimi mesi, senza alcun tipo d’intervento di protezione sociale per i disoccupati e per le attività a rischio chiusura (diffido quindi, con la più assoluta fermezza, i miei contatti filo-governativi dal fare provocazioni e cioè dal menzionare su questa pagina interventi una tantum, lotterie, rimborsi percentuali sullo shopping e altre puttanate).
Una situazione del genere, implica che il mezzo milione di disoccupati in più generatosi nel 2020, alla fine del 2021 dovrebbe come minimo essere quadruplicato.
2) Sono in fase d’avvio un insieme di misure volte a irregimentare il comando autoritario sul lavoro e a renderlo più ricattabile, nonché volte a espellere verso il piano dell’esclusione sociale quegli ampi segmenti di popolazione che si trovano già ora in difficoltà.

Stato di Polizia

Le misure in questione sono:
a) il blocco del conto corrente ai danni di coloro che avranno mandato quest’ultimo in rosso, anche per cifre irrisorie;
b) il licenziamento o la decurtazione dello stipendio per i dipendenti pubblici che dissentono dalla narrazione sanitaria istituzionale;
c) introduzione della competitività all’interno dei settori pubblici, con attribuzione di valenza premiale al telelavoro, destinato ai soli “meritevoli”.
3) I poteri economici sovranazionali, tramite le istituzioni sanitarie da essi finanziate e controllate, hanno comunicato ufficialmente l’avvio di una seconda e più grave pandemia entro il 2021. Quantunque non abbiano ancora trovato accordo sul tipo di patologia (c’è chi parla di febbre gialla, chi di gonorrea), sembra esserci comunanza di vedute riguardo a quale sia la spiegazione “scientifica” da somministrare all’opinione pubblica: a livello di massa, sono stati assunti negli anni troppi antibiotici e, quindi, questo fatto, secondo le élite sanitarie-rinanziarie, dovrebbe generare una sequenza infinita di pandemie una dietro l’altra.

Possibili rivolte sociali ?

Come potete vedere, qui si sta parlando di sopravvivenza personale per alcuni e di tenuta della civiltà umana per chiunque non sia ormai irreversibilmente ottenebrato dall’ideologia neoliberale e/o instupidito dalla propaganda di media e governo.
Di conseguenza agli aedi progressisti della società del distanziamento, chiarisco subito che non intendo fornire loro alcuna fonte rispetto alle cose che ho citato (anche perché le fonti le ho pubblicate in precedenti interventi) e che, anzi, mi auguro essi capiscano quando è il momento di risparmiare il fiato.

A tutti gli altri, rinnovo l’esortazione a non perdere tempo nonché a fare un po’ di autocritica: tutti coloro che si oppongono al processo in atto – me compreso – stanno esprimendo una connivente inazione, un’inerziale tendenza a lasciarsi andare al d’imbozzolamento domestico-telematico.
E’ quindi necessario che ciascuno di noi faccia un salto di qualità e che lo cominci a fare da ieri.
Sulla base di tutto questo, concludo con la sola, unica, possibile attribuzione di senso che l’espressione “buon anno” può avere in questo 1° gennaio 2021: sarà un buon anno, se si creerà conflitto sociale.
Sarà un buon anno, per chi preferirà combattere e rischiare l’incolumità fisica e giuridica.
Sarà invece un anno spaventoso per chi, pur consapevole della posta in gioco, resterà a scrivere su facebook senza fare nient’altro.
Dunque, con l’ipotesi della guerra sociale davanti agli occhi, posso finalmente dire: BUON 2021.

Fonte: Riccardo Paccosi

veronulla

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