Arrivano i “gringos” sulle coste del Venezuela ma trovano una sorpresa: navi da guerra Russe

di Luciano Lago

Si aspetta da un momento all’altro se Trump darà l’ordine di attaccare il Venezuela. Lo schieramento aeronavale USA attorno alle coste del Venezuela è sempre più imponente: portaerei, fregate lanciamissili, Caccia F-35 e bombrdieri B-52 che sorvolano la zona e nessuno crede che quella forza imponente sia destinata a reprimere i trafficanti di droga che si trovano nella zona.
Il Venezuela si sta preparando ad un attacco da parte degli Stati Uniti, con Maduro che ha addirittura approvato piani di “resistenza armata” e chiesto armi a Russia, Cina e Iran.
Tutti sanno che a Trump ed all’establishment di Washington interessano le riserve di petrolio del Venezuela, ben altro che la droga che viene trafficata nei Caraibi.

Per prendere il controllo di queste risorse occorre rovesciare il regime di Maduro e installare a Caracas un fantoccio di Washington, quale potrebbe essere la Corina Machado, opportunamente insignita del premio Nobel per la pace e che adesso invoca una invasione militare del suo paese.
Per intendere quale sia la strategia degli americani nell’emisfero bisogna comprendere cosa spinge Washington ad una mossa così sfacciata di aggressione conto un paese sovrano.
La continuità del governo USA viene data dalla psicologia dell’Impero: adesso che stanno perdendo terreno in ogni ambito, le elite ritornano al vecchio piano di impadronirsi delle risorse naturali di altri paesi. Questo spiega l’accumulo di mezzi militari vicino al Venezuela. Un ritorno alla vecchia mentalità coloniale.

Bombardieri USA sui Caraibi

La Russia, dal canto suo, ha una mentalità diversa: loro, i russi, privilegiano il concetto della difesa della Patria e per quello stanno incrementando e modernizzando il loro apparato militare, con particolare riguardo alle forze nucleari e missilistiche.
Un attacco contro il Venezuela, un paese con cui la Russia ha un accordo di cooperazione strategico, rappresenterebbe una vera sfida per Mosca che, assieme alla Cina, ha investito molte risorse in quel paese.

Caccia USA sorvolano zona Venezuela
Per dare un segnale preciso a Washington, la Russia ha trasferito molte armi in Venezuela. Non è noto quali tipologie di armi ma di sicuro sistemi antiaerei, probabilmente anche missili ipersonici e armi sofisticate in grado di infliggere grossi danni alla flotta USA. Inoltre da pochi giorni sono comparse navi da guerra russe vicino alle coste del Venezuela e questo è il fattore che potrebbe indurre Washinton alla cautela.
Un nuovo fronte di guerra in cui venga coinvolta anche la Russia sarebbe un grosso problema per gli USA che si troverebbero coinvolti in un conflitto con sbocchi imprevedibili, senza poter ricorrere ad una guerra per procura, come in Ucraina.
D’altra parte la Russia non può permettersi di perdere una base di appoggio nel continente sud americano dove anche altri paesi guardano alla Russia, alla Cina ed al blocco dei BRICS per trovare una alternativa al dominio dell’Impero USA.
In Venezuela è in corso una mobilitazione di massa e arruolamento nella Milizia Bolivariana di milioni di persone che, per respingere l’aggressione dei “gringos,” si stringono al governo ed alle forze armate, l’effetto opposto a quello che volevano ottenere a Washington per un cambio di regime.

Gente in piazza in Venezuela
Il paese con le sue caratteristiche naturali, selva, pianure, montagne, grossi fiumi, lagune marittime, si presterebbe molto bene ad una guerriglia contro gli invasori americani. Di conseguenza gli americani, nonostante le minacce ed i proclami di Trump, iniziano a considerare la possibilità di una marcia indietro e maggiore cautela.

veronulla