Crepuscolo dell’Occidente, disperazione e provocazione. “La carestia annienterà la popolazione di Gaza”

di Stephen Sefton

Nella spirale vertiginosa dell’attualità internazionale, è possibile tracciare lo sviluppo di questioni fondamentali che non hanno ancora raggiunto il loro pieno sviluppo, ma che stanno portando a esiti del tutto prevedibili. La più urgente e terrificante è il genocidio di Gaza, perpetrato attraverso l’imposizione deliberata da parte di Israele e dei suoi alleati della carestia per annientare una popolazione di due milioni di persone.

L’enorme portata di questo crimine segna la fine categorica del vecchio trucco dei paesi imperialisti, che mascheravano e dissimulavano i loro crimini storici di colonialismo con la condanna del nazismo da parte del Tribunale di Norimberga del 1945.

La scrittrice francese Simone Weil ha espresso la realtà storica nel modo più conciso nel 1943 quando ha scritto:

“L’hitlerismo consiste nell’applicazione da parte della Germania al continente europeo e, in generale, ai paesi di razza bianca, di metodi coloniali di conquista e dominio.”

Fin dalla sua fondazione nel 1948, Israele è stato il paradigma contemporaneo del colonialismo storico europeo e statunitense. Il genocidio della popolazione di Gaza attraverso i bombardamenti spietati della popolazione civile, la completa distruzione di ospedali e sistemi idrici e ora l’imposizione della carestia è l’espressione più pura ed estrema di questa mostruosa realtà.

La maggioranza del mondo osserva il genocidio in corso con profondo disgusto, frustrazione e impotenza, perché il criminale regime sionista è protetto dal potere economico e militare ancora imponente dell’Occidente collettivo. Gli Stati Uniti e i paesi europei sono stati complici dei crimini israeliani sin dalla fondazione dell’entità sionista nel 1948. Potrebbero costringere il regime sionista a revocare immediatamente il satanico blocco genocida. Ma non lo fanno, perché, come ha affermato l’attuale cancelliere Friedrich Merz lo scorso 25 giugno in relazione all’aggressione israeliana contro l’Iran, Israele fa il “lavoro sporco” dell’Occidente. Lo stesso sta accadendo, con estremi inimmaginabili, nel caso della Palestina.

Civili palestinesi a Gaza

L’esito finale della campagna genocida israeliana contro centinaia di migliaia di bambini e le loro famiglie a Gaza resta da vedere, ma segna sicuramente la fine dei governi occidentali come interlocutori affidabili o credibili a livello internazionale. Nell’attuale scenario internazionale, questa realtà trova la sua corrispondente espressione nel comportamento ottuso e rozzo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump . Il suo atteggiamento odioso e le sue continue dichiarazioni demenziali sono un sintomo della disperazione che ora guida la politica estera americana.

Le élite statunitensi ed europee sono consapevoli della loro categorica sconfitta politico-militare contro la Russia, della loro definitiva mancanza di competitività commerciale nei confronti della Cina e del loro declino tecnologico rispetto a entrambe. La risposta delle élite dominanti occidentali antidemocratiche a questa indiscutibile realtà è stata quella di aumentare la repressione contro le proprie popolazioni, di militarizzare ampiamente le proprie economie e di adottare una politica estera di provocazione e terrorismo.
I governi occidentali mantengono l’apparenza e le forme delle relazioni internazionali convenzionali, sabotando e distruggendo il diritto internazionale territoriale, commerciale e umanitario in ogni occasione.

Il processo che le élite occidentali temono di più è la crescente integrazione dell’enorme regione eurasiatica e lo sviluppo da parte delle sue principali potenze, Russia, Cina e India, di un sistema finanziario alternativo al sistema internazionale controllato per secoli dalle élite europee e statunitensi. Questa paura le porta ad approfittare della loro ancora considerevole influenza attraverso paesi vassalli come Ucraina, Turchia, Giappone, Corea del Sud e Filippine o attraverso movimenti terroristici locali per provocare conflitti e crisi in tutta l’Eurasia. La crisi più recente è stata il conflitto armato tra Thailandia e Cambogia, che segue una lunga serie di provocazioni da parte delle élite al potere dei paesi NATO volte a rallentare l’integrazione della regione.

Fonte: Global Research

Traduzione: Luciano Lago

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