La cannabis e la Sindrome di Rett

Tempo di lettura: 14 minuti

La rubrica sulla Cannabis Terapeutica di Fuoriluogo.it

Numero 87 – Luglio 2025
Supplemento mensile alla
newsletter di Fuoriluogo.it – Droghe e Diritti
Ogni quarto lunedì del mese nella vostra mail
A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
www.medicalcannabis.it | ACT su Facebook


Israele. Pattern di prescrizioni diversi in pazienti diversi

Al Rabin Medical Center di Tel Aviv è stata condotta un’indagine osservazionale su 263 pazienti, suddivisi in tre gruppi in base alla loro condizione medica primaria: neurologica (n = 63), reumatologica (n  = 106) e gastrointestinale (n = 94). Ai pazienti con patologie gastrointestinali è stata prescritta la dose mensile media di cannabis più elevata (22,26 ± 13,60 g), mentre quelli con patologie neurologiche hanno registrato il consumo di olio più elevato. Sono state rilevate differenze significative in base al sesso, con i pazienti maschi a cui sono state prescritte dosi di cannabis significativamente più elevate e un contenuto di THC più elevato rispetto alle pazienti femmine. Secondo gli autori, “I modelli di utilizzo della cannabis terapeutica variano significativamente a seconda della patologia e del gruppo demografico. Piani di trattamento personalizzati, basati su fattori sia clinici che demografici, sono essenziali per ottimizzare i risultati per i pazienti.”
https://jcannabisresearch.biomedcentral.com/articles/10.1186/s42238-025-00307-6

Brasile: tipologie di pazienti

E’ stato condotto un sondaggio online anonimo tra individui che utilizzano cannabis prescritta a scopo medico, inclusi pazienti e caregiver. I dati sono stati raccolti tramite social media e gruppi online. Hanno partecipato complessivamente 1335 persone. Sono state individuate cinque classi: (1) Classe di pazienti con problemi di salute mentale (36%); (2) Classe di pazienti con problemi di dolore (24,3%); (3) Classe di pazienti con problemi neurologici (17,8%); (4) Classe di pazienti con sintomi multipli con precedente utilizzo (11,6%); e (5) Classe di pazienti con sintomi multipli con inizio recente (10,3%).
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0955395925002063?via%3Dihub

California: differenze fra uso solo medicinale e ricreativo/medicinale

Questo studio esplora i modelli di consumo delle persone che usano cannabis solo a scopo terapeutico o combinandola con l’uso ricreativo. Un questionario online ha coinvolto 4.020 attuali consumatori di cannabis. Questa analisi si concentra sui partecipanti che hanno dichiarato di usare cannabis esclusivamente a scopo terapeutico (n = 711) o sia a scopo terapeutico che ricreativo (M + R, n = 1.719). Il 61% degli attuali consumatori di cannabis dichiara di farne uso a scopo terapeutico. Il sollievo dal dolore era la ragione principale del consumo, seguita da sonno, ansia e sollievo dallo stress. Sebbene entrambi i gruppi abbiano riportato effetti positivi, i consumatori di cannabis M+R hanno sperimentato più effetti collaterali negativi. Un numero inferiore di consumatori che ne faceva uso esclusivamente a scopo terapeutico ha citato il desiderio di “sentire l’high”.  La spesa mensile per gli utilizzatori esclusivamente terapeutici è stata inferiore, ed era più probabile che questi ultimi, rispetto agli utilizzatori M + R, attendessero prima di sentirsi sicuri di guidare dopo aver consumato cannabis.
https://jcannabisresearch.biomedcentral.com/articles/10.1186/s42238-025-00285-9

Cannabis in gravidanza

All’università Drexel di Philadelphia sono state eseguite 24 interviste semi-strutturate con pazienti incinte e genitori che assumevano cannabis per uso medico. Ne risulta che le donne incinte che usano cannabis per uso medico affrontano difficoltà nel bilanciare il sollievo dai sintomi con le preoccupazioni relative alla cessazione, il che evidenzia la necessità di un’assistenza informata e senza pregiudizi. I genitori che usano cannabis traggono beneficio dall’alleviamento dello stress, ma temono lo stigma e le ripercussioni legali, il che sottolinea l’importanza di un’assistenza sanitaria di supporto. Linee guida chiare e basate sulla ricerca sulla cannabis perinatale sono essenziali per migliorare i risultati per le donne e le famiglie.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40646682/

Tourette degli adolescenti

Sidney: questo studio clinico in aperto, a braccio singolo, ha valutato la fattibilità, l’accettabilità e i segni di efficacia della cannabis terapeutica negli adolescenti (12-18 anni), utilizzando un rapporto Δ9-tetraidrocannabinolo:cannabidiolo di 10:15, con una dose variabile da 5 a 20 mg/die in base al peso corporeo e alla risposta. Lo studio ha dimostrato la fattibilità, l’accettabilità delle procedure di studio, i potenziali benefici e un profilo di sicurezza favorevole, senza eventi avversi gravi. Gli eventi avversi comunemente segnalati sono stati stanchezza e sonnolenza, seguiti da secchezza delle fauci. Un miglioramento statisticamente significativo è stato osservato nei resoconti dei genitori e del medico sui tic, sui problemi comportamentali ed emotivi e sulla qualità della vita riferita dal genitore e dal bambino.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12247065/

USA: cannabis nei sopravvissuti al cancro

Per questa ricerca si sono identificati i sopravvissuti al cancro in 23 stati, pazienti che hanno completato un modulo facoltativo sulla cannabis. Si tratta di 6.168.964 sopravvissuti al cancro. Ne è risultato che circa 1 sopravvissuto al cancro su 12 faceva uso di cannabis.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40632994/

Ansia e depressione

Secondo dati recentemente pubblicati sul Journal of Affective Disorders , il consumo di prodotti a base di cannabis con THC dominante è associato a riduzioni durature di ansia e depressione. Trentatre adulti con ansia e/o depressione clinicamente significative hanno iniziato l’uso di cannabis medicinale nel Maryland, USA. Le valutazioni della scala ospedaliera per l’ansia e la depressione (HADS) sono state completate all’inizio e a 1, 3 e 6 mesi dall’inizio dell’uso di cannabis medicinale. Le misurazioni dell’EMA sono state completate all’inizio e quotidianamente per 8 settimane dopo l’inizio dell’uso di cannabis, con misurazioni raccolte prima di ogni uso di cannabis e al momento del picco atteso dell’effetto. Sono state osservate riduzioni significative rispetto al basale di ansia e depressione, con punteggi medi scesi al di sotto dei livelli clinicamente significativi entro tre mesi dall’inizio.
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0165032725012716?via%3Dihub

L’uso di cannabis riduce le funzioni cognitive nella sclerosi multipla

Canada: in uno studio trasversale, 847 pazienti con Sclerosi Multipla SM hanno fornito informazioni sul consumo di cannabis e sono stati sottoposti a una batteria di valutazione delle funzioni cognitive che valutava memoria, funzioni esecutive, linguaggio e velocità di elaborazione. Sono state confrontate le prestazioni cognitive dei consumatori di cannabis (N = 254) e dei non consumatori (N = 593). L’uso di cannabis è associato a una riduzione della velocità di elaborazione e della memoria di lavoro nelle persone con SM, rappresentando quindi un possibile fattore di rischio aggiuntivo per il deterioramento cognitivo. Dallo studio però non si evince se la cannabis fosse stata prescritta da un medico e se i malati fossero seguiti da medici nell’uso della pianta, o se si trattasse di autoprescrizione e/o di uso ludico.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12228000/

Bambini con autismo

In Israele è stato condotto uno studio clinico in aperto su bambini autistici, trattati con olio di cannabis terapeutica con un rapporto THC:CBD di 1:20. I test sono stati condotti all’inizio e dopo 6 mesi di terapia. Su 109 partecipanti, 81 hanno completato il trattamento. Trenta hanno ricevuto cannabis come terapia aggiuntiva a un trattamento preesistente, mentre 51 hanno ricevuto cannabis in monoterapia. La dose massima media di CBD era di 3,1 mg/kg/die nel gruppo in monoterapia, rispetto a 2,8 mg/kg/die nel gruppo in aggiunta. Non sono state osservate differenze nella maggior parte dei parametri fisici e comportamentali. Inoltre, non sono state osservate differenze nei livelli ematici di CBD. La terapia aggiuntiva con cannabis è sicura quanto la monoterapia, senza differenze significative in termini di efficacia.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40613426/

La tolleranza alla cannabis riduce il sollievo dai sintomi

Nuovo Messico: i pazienti sperimentano un minore sollievo dai sintomi dopo l’uso ripetuto di cannabis terapeutica, controbilanciato da un miglioramento degli effetti collaterali negativi. Utilizzando l’app Releaf, i pazienti che assumevano cannabis terapeutica hanno registrato i loro sintomi, il tipo di prodotto, il metodo di consumo, i principali livelli di cannabinoidi, i modelli di dosaggio e l’intensità dei sintomi in tempo reale prima e dopo ogni sessione di somministrazione, nonché eventuali effetti collaterali derivanti dall’uso. Il campione è costituito dalle prime dieci sessioni di autosomministrazione di cannabis registrate da 16.395 pazienti che assumevano cannabis terapeutica, per un totale di 120.691 osservazioni specifiche per i sintomi. In media, le persone hanno sperimentato una diminuzione dello 0,5% del sollievo dai sintomi con ogni sessione successiva. I prodotti combustibili hanno offerto un maggiore sollievo terapeutico rispetto allo svapo, al cibo o alle bevande; dosi più elevate hanno offerto un sollievo maggiore; e la riduzione del sollievo dai sintomi con l’uso successivo è stata simile indipendentemente dal fatto che i pazienti stessero trattando dolore, depressione o ansia. I pazienti hanno aumentato la dose consumata man mano che completavano più sessioni. Nell’interessante discussione, gli autori riportano:” Alcuni dei chemovar più comuni della pianta di cannabis hanno dimostrato di produrre effetti unici sugli esiti dei pazienti, ad esempio, dimostrando che i fenotipi di cannabis con alti livelli di terpinolene, livelli moderati di THC e bassi livelli di CBD sono più efficaci per alleviare l’ansia e la depressione rispetto ai molti chemovar con altri contenuti di terpeni e cannabinoidi. È quindi probabile che i diversi chemiovarianti delle piante di cannabis non solo abbiano effetti distinti nei diversi individui, ma che molti altri fitochimici, oltre al solo THC, influenzino lo sviluppo e l’inversione della tolleranza alla cannabis. Per questo motivo, è fondamentale che l’industria della cannabis promuova e mantenga la diversità genetica naturalmente presente nella pianta di cannabis, piuttosto che seguire l’attuale paradigma convenzionale dei farmaci da prescrizione, in cui i farmaci standardizzati e non personalizzati sono le uniche opzioni di trattamento primario disponibili…Sebbene i principi scientifici alla base di come si forma la tolleranza alla cannabis e come può essere invertita rimangano elusivi, i risultati di questo studio hanno implicazioni cliniche evidenti e facilmente implementabili. In primo luogo, esistono chiari compromessi tra il sollievo dai sintomi e gli effetti collaterali negativi. Ai pazienti può essere data la speranza che, continuando il trattamento, gli effetti collaterali, come ansia, paranoia e vertigini, diventino meno evidenti nel tempo, aumentando l’aderenza alla terapia farmacologica. In secondo luogo, i fattori, inclusa la tolleranza, che riducono il sollievo dai sintomi, contribuiscono anche a ridurre gli effetti collaterali negativi e viceversa , così che un aumento di THC e dosi più elevate portano a un maggiore sollievo dai sintomi ma a un aumento degli effetti collaterali negativi. Se i pazienti riscontrano effetti collaterali della cannabis troppo intensi, possono semplicemente ridurre la potenza del THC o il volume di cannabis consumato. Regolando i livelli di THC e il volume di cannabis consumato, tenendo conto della rapida insorgenza della tolleranza, i medici possono personalizzare meglio la terapia con cannabis in base alle esigenze e alle sensibilità specifiche dei pazienti, ad esempio raccomandando intervalli di dosaggio variabili e strategie di rotazione dei prodotti…Sebbene l’osservazione statisticamente significativa di una riduzione dell’efficacia del trattamento con l’uso continuato di cannabis sia interessante, la sua rilevanza clinica a lungo termine (ad esempio, per il benessere quotidiano) rimane poco chiara…Lo studio analizza solo le prime 10 sessioni [questa è una limitazione fondamentale, NDR] di utilizzo entro un intervallo di tempo specifico, pertanto i risultati potrebbero non essere estrapolati all’uso ripetuto di cannabis a lungo termine (ad esempio, dopo mesi o anni)…” I ricercatori concludono:” La tolleranza agli effetti della cannabis può…dipendere dall’azione di una molteplicità di fitochimici sinergici, che agiscono in modo additivo o interattivo, al di là del ruolo discreto di un singolo cannabinoide (ad esempio, il THC); la riduzione della tolleranza e forse persino l’inversione della tolleranza possono essere facilitate dalla rotazione dei cannabinoidi e di altri fitochimici e, quindi, dal cambio regolare di tipo di prodotto. Analogamente alla gestione di altri farmaci, come gli oppioidi, i pazienti possono anche essere in grado di adattare i loro trattamenti a base di cannabis modificando i regimi posologici, utilizzando i dosaggi più bassi possibili e implementando una gestione multimodale dei sintomi.”
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12223318/

Neuropatia da chemio: effetti positivi e negativi

La neuropatia periferica indotta da taxani (TIPN) è presente nella maggior parte dei pazienti con cancro al seno e non esiste un trattamento efficace. Negli studi preclinici, la somministrazione concomitante di due costituenti della cannabis, Δ 9- tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD), riduce sinergicamente la TIPN. L’obiettivo di questo studio pilota randomizzato, in doppio cieco, della durata di 8 settimane, era di testare la fattibilità e la tollerabilità della cannabis orale (100 mg di CBD: 5 mg di THC, TID) rispetto al placebo sul dolore derivante dalla TIPN. Tutti i partecipanti (12 donne) randomizzati a placebo ( n = 6) o capsule di cannabis attiva ( n = 6) hanno completato lo studio. In una valutazione preliminare dell’efficacia, le misure di dolore, interferenza del dolore, sonno e benessere funzionale sono migliorate significativamente nel tempo, ma i partecipanti che hanno ricevuto cannabis hanno avuto valutazioni significativamente più elevate di neuropatia a ogni settimana e valutazioni più basse di benessere funzionale nelle ultime 3 settimane di trattamento rispetto ai partecipanti che hanno ricevuto placebo. Analogamente, la cannabis ha peggiorato significativamente le valutazioni di interferenza del sonno e del dolore rispetto al placebo. Questo studio dimostra che: (1) i test in doppio cieco controllati con placebo delle capsule di cannabis in questo intervallo di dosaggio sono fattibili e ben tollerati nelle donne con TIPN e (2) le valutazioni di dolore, neuropatia e benessere sono migliorate significativamente in 8 settimane, ma la cannabis ha peggiorato significativamente diversi endpoint rispetto al placebo. Studio effettuato a New York.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40611810/

Farmaci preferiti contro il dolore

Un questionario è stato somministrato a 301 adulti (≥ 40 anni) in tre regioni della California. I partecipanti hanno espresso preferenze per i farmaci antidolorifici in scenari di dolore lieve, moderato e grave. Ogni partecipante ha effettuato 16 scelte tra opzioni che variavano in base al tipo di farmaco (cannabis terapeutica, oppioidi, farmaci da banco o nessuno), efficacia, accessibilità, effetti collaterali, dipendenza e costo del farmaco. I risultati suggeriscono che, a parità di altre condizioni, i trattamenti da banco (OTC) sono risultati l’opzione preferita per la gestione del dolore. Tuttavia, gli individui erano anche disposti a considerare la cannabis come trattamento secondario. Gli intervistati con precedente esperienza con la cannabis, sia a scopo terapeutico che ricreativo, erano più propensi a sceglierla come trattamento primario.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12225370/

Preferenze di cannabinoidi e terpeni nell’ansia e nel dolore

Il campione (n = 1.060) era costituito da partecipanti che hanno auto-riferito di aver utilizzato cannabis negli ultimi 90 giorni per alleviare: solo dolore fisico (14,8%), solo sensazione di tensione/ansia (29,5%) o entrambe le condizioni (55,7%). Rispetto al gruppo trattato solo con ansia , i gruppi trattati con dolore erano più propensi a utilizzare prodotti a base di fiori/estratti ad alta potenza, creme/prodotti topici e CBD; il gruppo trattato con dolore/ansia era più propenso a utilizzare l’olio di Rick Simpson e a cercare CBD, CBN, CBG e CBC. I dati quantitativi e qualitativi supportavano le preferenze per CBD e cariofillene per il sollievo dal dolore, e mircene per il sollievo da dolore e ansia, mentre il gruppo trattato solo con ansia era meno propenso a preferire il terpinolene.
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/02791072.2025.2527292

USA: cannabis comune fra gli “ispanici e neri” con condizioni croniche

I neri e gli ispanici presentano tassi sproporzionatamente elevati di patologie croniche e potrebbero usare la cannabis per gestire i sintomi. Questo studio ha valutato le correlazioni individuali e relative alla salute dell’uso attuale di cannabis (negli ultimi 30 giorni) tra neri e ispanici con patologie croniche. I dati sono stati estratti da un campione nazionale di 1.982 neri e ispanici di età pari o superiore a 40 anni con almeno una patologia cronica. I partecipanti hanno completato le misurazioni del consumo di cannabis, della percezione della salute e delle diagnosi di patologie comunemente associate al consumo di cannabis medicinale: dolore cronico, depressione/ansia, artrite/malattia reumatica e cancro. L’uso era significativamente più comune tra i soggetti con dolore cronico, depressione/ansia e artrite. Nei modelli aggiustati, un dolore maggiore, uno stress più elevato e un maggior numero di condizioni croniche erano associati a maggiori probabilità di uso.
https://link.springer.com/article/10.1007/s10900-025-01500-7

Uso di cannabis riduce i danni da pancreatite

Su un campione di 907.790 pazienti americani ospedalizzati e analizzati in questa ricerca, 52.360 (5,8%) erano consumatori di cannabis. Dopo aggiustamento per fattori confondenti, l’uso di cannabis è stato associato a una riduzione del rischio di mortalità, Trombosi Venosa Profonda, Edema polmonare, ricovero in terapia intensiva e cancro al pancreas.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40580529/

Uso persistente di cannabis e salute oculare

Sebbene alcuni effetti oculari acuti della cannabis siano ben noti (ad esempio, riduzione della pressione intraoculare, vasodilatazione), si sa ancora poco sulle conseguenze dell’uso prolungato di cannabis sulla salute oculare. Lo scopo di questo studio era esaminare l’associazione tra l’uso persistente di cannabis in età adulta e le misure di salute oculare nella mezza età. I partecipanti erano membri dello studio Dunedin (n=1037), una coorte longitudinale seguita fin dalla nascita. Il consumo di cannabis è stato misurato tramite autovalutazione a ogni valutazione dai 18 ai 45 anni. L’uso persistente di cannabis non sembra essere né dannoso né benefico per gli occhi a 45 anni, sebbene alcuni dati nei consumatori di cannabis suggeriscano una neuroprotezione biologicamente plausibile.
https://www.ajpmonline.org/article/S0749-3797(25)00446-5/fulltext

Nuova patologia migliorata dalla cannabis: la Sindrome di Rett

La sindrome di Rett è una rara patologia neurologica dello sviluppo, che colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile. La malattia congenita interessa il sistema nervoso centrale, ed è una delle cause più diffuse di grave deficit cognitivo. Undici partecipanti di sesso femminile (5-16 anni) sono state reclutate a Sidney per questo studio, ricevendo NTI164 (un nuovo estratto di pianta di cannabis medicinale a spettro completo allo 0,08% di Δ-9-tetraidrocannabinolo) due volte al giorno per 12 settimane. NTI164 ha dimostrato sicurezza e ha migliorato alcuni risultati clinici e funzionali nella RTT. Questi miglioramenti giustificano la ricerca in corso su NTI164, che potrebbe rappresentare una potenziale terapia aggiuntiva nella RTT.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jpc.70122

Anche in Australia pazienti preoccupati per il costo e la guida

L’indagine in oggetto è stata svolta su pazienti con epilessia o loro caregiver (126 persone totali). Nel complesso, il 67% (83/124) degli intervistati ha riferito che la MC ha “migliorato” o “notevolmente migliorato” la propria epilessia, indipendentemente dal tipo di MC. Il principale ostacolo all’accesso alla MC prescritta era il “costo” (69%, 87/126), mentre le restrizioni alla guida correlate al tetraidrocannabinolo (THC) rappresentavano anch’esse una preoccupazione significativa. La maggior parte degli intervistat ha riferito di usare MC come coadiuvante ai farmaci antiepilettici convenzionali. I caregiver erano più propensi a somministrare prodotti prescritti ad alto contenuto di cannabidiolo ai bambini utilizzando vie di somministrazione orali. Al contrario,i pazienti facevano spesso uso di cannabis per via inalatoria.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12185916/

Germania: miglioramento del dolore

L’obiettivo primario di questo studio era valutare l’efficacia dell’estratto di cannabis ibrido THC25:CBD25 di Cannamedical®  sul dolore durante quattro visite, mentre gli obiettivi secondari chiave erano l’interferenza con il dolore e la qualità della vita. Lo studio ha incluso 64 pazienti con dolore cronico. L’intensità media del dolore è diminuita durante lo studio. Il punteggio medio di interferenza del dolore è diminuito. La salute fisica e mentale è migliorata in entrambi i gruppi e pazienti e medici hanno riportato un’elevata soddisfazione per l’estratto ibrido di cannabis.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40560527/

Studio italiano: effetti positivi nei sintomi gastrointestinali della fibromialgia

La fibromialgia (FM) è frequentemente associata a disturbi gastrointestinali (GI). Questo studio valuta l’impatto della cannabis terapeutica Bedrocan® sui pazienti con FM e sui sintomi gastrointestinali nell’arco di sei mesi. Sono stati arruolati sessanta pazienti affetti da fibromialgia (FM), sottoposti a trattamento con cannabis Bedrocan® per 6 mesi. Al momento dell’arruolamento e alle valutazioni di follow-up a 3 e 6 mesi, sono stati somministrati un questionario standardizzato per la valutazione dei sintomi gastrointestinali superiori e inferiori e il Revised Fibromyalgia Impact Questionnaire (FIQR), che valutava la gravità della fibromialgia.  Il punteggio di gravità è diminuito significativamente durante il periodo di confronto mese per mese. Tra i sintomi gastrointestinali, il dolore epigastrico, il bruciore epigastrico, il dolore addominale, la distensione addominale e il gonfiore sono diminuiti significativamente durante il periodo di confronto.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40556630/

Le esperienze di chi si prende cura dei bambini in terapia con cannabis

Canada: questo studio ha cercato di concettualizzare le esperienze dei caregiveri nell’uso della cannabis terapeutica per il trattamento delle condizioni neurologiche nei loro figli. Dodici caregiveri sono stati intervistati per identificare quattro temi: mancanza di supporto, percezione dell’efficacia, impatti positivi su bambini e caregiver e contributo dei caregiver alle evidenze di tipo real-world. I caregiver hanno riportato un miglioramento dei sintomi nei loro figli e una migliore qualità della vita per il loro bambino e la famiglia. Tuttavia, hanno identificato la mancanza di supporto da parte del sistema sanitario come una sfida.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40539408/

Miglioramenti con l’aggiunta di cannabis nei malati con dolore e disturbo da uso di oppioidi

Nei malati con dolore cronico l’uso di derivati della morfina può sfociare nel disturbo da uso di oppioidi. Questo studio osservazionale ha esaminato in che misura si siano osservate variazioni nei tassi di uso illecito di oppioidi e nel dolore e nel funzionamento psicosociale dopo i primi tre mesi di trattamento con MC. E’ stato indagato un campione di 47 adulti che assumevano buprenorfina/naloxone per disturbo da uso eccessivo di sostanze (OUD) con un punteggio minimo di gravità del dolore di 5/10. I partecipanti sono stati reclutati presso l’ambulatorio di un medico di medicina generale ambulatoriale e hanno ricevuto una capsula orale giornaliera scontata di tetraidrocannabinolo:cannabidiolo 1:1 5 mg:5 mg. Il trattamento con MC è stato associato a riduzioni della gravità del dolore e dell’interferenza e a miglioramenti nella qualità della vita e del sonno, ma non nell’uso illecito di oppioidi o nel “craving”.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12175341/

Anche dall’Argentina risultati positivi sul dolore

Lo scopo di questo lavoro era valutare l’efficacia degli estratti di cannabis a spettro completo (THC e CBD) come adiuvanti nel trattamento del dolore cronico. Si tratta di uno studio prospettico, in aperto e longitudinale. Sono stati inclusi ottantotto pazienti di età compresa tra 35 e 88 anni con dolore neuropatico, muscolo-scheletrico e oncologico. È stata osservata una significativa diminuzione sia del dolore che di altri parametri di qualità della vita tra il tempo zero e gli intervalli di tempo successivi, ad eccezione della variabile “appetito”. Complessivamente, 51 soggetti hanno riportato una diminuzione del dolore, 38 una diminuzione dell’ansia e 48 dell’insonnia, con “diminuzione” definita come una riduzione dei sintomi pari o superiore al 50% tra la prima e l’ultima visita. Inoltre, 23 soggetti hanno ridotto o interrotto l’assunzione di altri farmaci analgesici e/o antinfiammatori durante lo studio. Gli effetti avversi sono stati lievi e reversibili.
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/15360288.2025.2517778

Effetti nel dolore muscolo-scheletrico

Philadelphia: 129 pazienti con dolore muscolo-scheletrico sono stati studiati medianti un questionario. Un totale del 77% dei pazienti ha riferito di usare MC quotidianamente o quasi quotidianamente. Le formulazioni topiche sono state utilizzate più frequentemente (63,6%). Sono stati segnalati alti livelli di efficacia percepita, con oltre il 93% degli intervistati che concordava o era fortemente d’accordo sul fatto che la MC avesse migliorato i loro sintomi primari. Gli effetti cognitivi e motori sono stati minimi per la maggior parte degli utilizzatori, con il 72% che non ha segnalato alcun impatto. Inoltre, il 79% degli intervistati ha indicato modelli di utilizzo stabili nei tre mesi precedenti.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12164955/#sec3

Nessun legame tra uso di cannabis e infarto, secondo uno studio

Secondo i dati pubblicati sull’American Journal of Preventive Medicine (AJPM) Focus, gli adulti che ammettono di aver fatto uso di cannabis negli ultimi 30 giorni non presentano un rischio significativamente elevato di infarto rispetto ai non consumatori. Due ricercatori affiliati all’Hudson College of Public Health dell’Università dell’Oklahoma hanno valutato la relazione tra consumo di marijuana e asma, depressione e infarto del miocardio in un campione rappresentativo di 729.240 individui di minoranze sessuale e razziali. I modelli non aggiustati hanno determinato che gli attuali consumatori di marijuana presentavano un rischio ridotto di infarto e un rischio aumentato di asma; tuttavia, queste associazioni sono diventate non significative una volta che i ricercatori hanno corretto i dati in base alle covariate (ad esempio, età, condizioni di salute preesistenti, ecc.). Questi risultati “sembrano supportare studi precedenti che dimostrano che l’uso di marijuana non è associato all’infarto del miocardio”, hanno concluso gli autori dello studio. I ricercatori hanno individuato un legame statisticamente significativo tra l’uso attuale di cannabis e la depressione, ma hanno avvertito che questo risultato “non indica un’associazione causale”. Lo studio ha raccolto i dati del “BRFSS”, un’indagine nazionale di grandi dimensioni, quindi i risultati dovrebbero essere generalizzabili all’intera popolazione adulta statunitense non istituzionalizzata. I partecipanti sono stati selezionati utilizzando un campionamento probabilistico, che contribuisce a rendere il campione più rappresentativo dell’intera popolazione.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC12150090/

L’articolo La cannabis e la Sindrome di Rett proviene da Fuoriluogo.

veronulla