La guerra di Trump ai senzatetto

Tempo di lettura: 3 minuti

Il 24 luglio 2025, il Presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Ending Crime and Disorder on America’s Streets”, che segna un duro attacco contro i diritti umani delle persone senza fissa dimora negli Stati Uniti. Presentato come una misura per ristabilire l’ordine e la sicurezza nelle città americane, l’ordine si configura nei fatti come una strategia repressiva che criminalizza la povertà e mina i diritti fondamentali delle persone più vulnerabili. La reazione delle organizzazioni per i diritti umani e della società civile non si è fatta attendere.

Un ordine “manifesto”

L’ordine esecutivo si inserisce nella retorica law-and-order che ha sempre contraddistinto Trump, ma ne amplia il raggio d’azione, andando a colpire in particolare chi vive in strada. Tra le misure principali previste:

  • Imposizione di restrizioni federali su programmi di housing che non prevedano trattamenti obbligatori, in particolare sotto attacco sono quelli ispirati all’approccio Housing First, ritenuti troppo permissivi.
  • Condizionamento dei fondi federali per città e stati all’adozione di politiche restrittive sul “vagabondaggio”, con il divieto di accampamenti, consumo di sostanze in luogo pubblico, permanenza prolungata in spazi urbani.
  • Espansione delle pratiche di civil commitment, ovvero la possibilità di sottoporre forzatamente le persone a trattamenti sanitari o ricoveri obbligatori se ritenute incapaci di prendersi cura di sé.
  • Incentivo all’uso dei tribunali per la salute mentale e la droga, con percorsi giudiziari paralleli volti al “recupero”, ma obbligatori e coercitivi.
  • Divieto di uso dei fondi discrezionali federali per le dipendenze per la riduzione del danno o per le stanze del consumo sicuro, “che facilitano solo l’uso illegale di droghe e i danni che ne derivano”.
  • Maggior condivisione dei dati sanitari tra strutture mediche e autorità pubbliche, in funzione della sicurezza e dell’ordine urbano, con evidente disinteresse per il diritto alla privacy.

Secondo l’amministrazione Trump, il piano è una risposta necessaria al crescente “disordine” delle città americane. Viene citato un aumento dei senzatetto, stimati in oltre 770.000 nel 2024, di cui circa il 36% senza alcuna forma di riparo. A detta della Casa Bianca, la tolleranza verso i “comportamenti devianti” in pubblico avrebbe reso interi quartieri invivibili e insicuri.

Le critiche: una guerra ai poveri

La reazione delle organizzazioni per i diritti civili è stata netta. La American Civil Liberties Union (ACLU) ha parlato di un attacco che “mostra un notevole disprezzo per i diritti e la dignità delle persone vulnerabili”, denunciando che “utilizzare i finanziamenti federali per alimentare approcci crudeli e inefficaci al problema dei senzatetto non risolverà questa crisi.”.

La National Coalition for the Homeless ha ribadito che le disposizioni di Trump “ignorano decenni di esperienza pratica nel campo dei servizi abitativi e di assistenza basati su dati concreti. Rappresentano un approccio punitivo che ha costantemente fallito nel risolvere il problema dei senzatetto e che invece aggrava le difficoltà affrontate dalle persone vulnerabili.”, accusando l’amministrazione Trump di voler usare la forza per nascondere il problema piuttosto che affrontarlo.

Una strategia già fallita

L’ordine di Trump non arriva dal nulla. Già durante il suo primo mandato si erano moltiplicate le pressioni sui sindaci per “ripulire le strade”, ma l’approccio coercitivo si era scontrato con i limiti imposti dalla Corte Suprema e dalle autorità locali. Negli anni successivi, diverse città – da Los Angeles a New York – avevano adottato politiche di allontanamento forzato delle persone senza dimora, con risultati controversi: aumento degli arresti, peggioramento delle condizioni di vita e spostamento degli accampamenti in aree più isolate e pericolose. Purtroppo una recente sentenza della Corte Suprema, fortemente politicizzata dalle nomine del primo mandato di Trump, ha stabilito che non è una “punizione crudele e inusuale” criminalizzare il campeggio in strada anche quando non sono disponibili altri ripari dando ragione alla città di Grants Pass, in Oregon, che aveva deciso di perseguire penalmente le persone che dormivano in luoghi pubblici.

L’attacco ai programmi Housing First appare evidentemente ideologico. Diversi studi hanno dimostrato come questo modello – che offre una casa stabile senza condizioni pregiudiziali – sia il più efficace nel ridurre l’homelessness cronica, a patto di essere adeguatamente finanziato. Ma per Trump e i suoi alleati, l’idea che la casa sia un diritto e non una ricompensa a seguito di chissà quali meriti è inaccettabile.

Uno scontro politico e culturale

L’ordine esecutivo si colloca nel quadro della campagna elettorale per le midterm del 2026, in cui Trump punta a riconquistare consenso con una linea dura sull’“ordine urbano”. La retorica è quella della guerra ai “criminali da marciapiede”, in continuità con le posizioni anti-immigrazione e anti-droga.

Ma il rischio, denunciano gli esperti, è quello di aprire una nuova stagione di repressione sociale, in cui la marginalità non viene compresa o assistita, ma semplicemente espulsa dalla vista. Un copione già visto, che rischia di trasformare le città in teatri di esclusione, sorveglianza e segregazione.

Mentre gli Stati Uniti si interrogano su come affrontare una crisi abitativa e sociale senza precedenti, l’ordine esecutivo di Trump segna una linea di demarcazione netta: da un lato l’esaltazione, puramente formale, del diritto alla sicurezza, sventolato per pura propaganda; dall’altra parte i diritti umani, a partire da quello alla dignità. Ma punire la povertà non significa certo cancellare i poveri: l’uso della repressione penale, dei trattamenti sanitari obbligatori, della marginalizzazione non farà altro che peggiorare la situazione.

L’articolo La guerra di Trump ai senzatetto proviene da Fuoriluogo.

veronulla