Olimpiadi Milano Cortina 2026, per non essere solo spettatori
Olimpiadi Milano-Cortina 2026, quel monitoraggio che non piace
Negli impianti la neve artificiale prenderà il posto di quella naturale, mentre le infrastrutture saranno realizzate in luoghi sempre più fragili dal punto di vista ambientale e con importanti ricadute sociali. Secondo gli enti organizzatori, la manifestazione porterà prestigio e benessere sul lungo periodo quando in realtà, a pochi mesi dalla cerimonia di apertura, tante ombre avvolgono sia la gestione delle gare, sia il futuro dei territori e delle opere. Che rischiano, come avvenuto in passato, di trasformarsi in ruderi a cielo aperto.
Giochi uguali in un mondo diverso
La vittoria della cordata italiana per la 25esima edizione dei Giochi è arrivata il 24 giugno 2019, grazie “all’esperienza organizzativa, l’offerta turistico-culturale e le località montane”. Ammodernamento di strutture già esistenti, valorizzazione e irrobustimento delle infrastrutture del territorio, oltre a una grande attenzione alle misure green, hanno accompagnato le pagine della candidatura con la missione di rendere i Giochi i “più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazione future”. L’ambizione è grande, come le possibili ricadute sui territori ospitanti.
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I Giochi hanno promesso “numerosi benefici a lungo termine per lo sport e la società”. Tuttavia l’anno dopo, la pandemia ha stravolto anche le procedure burocratiche negli appalti, con l’obiettivo di velocizzare la realizzazione delle opere. Decreto dopo decreto, dal 2020 a oggi, le Olimpiadi hanno preso forma attraverso commissariamenti di infrastrutture e deroghe alle valutazioni di impatto ambientale. Nel frattempo i costi sono lievitati: dal budget inizialmente previsto di 1,36 miliardi di euro, si è passati a 4 miliardi (dpcm del 26 settembre 2022).
A presiedere le attività di organizzazione, promozione e comunicazione degli eventi sportivi e culturali è la Fondazione Milano Cortina costituita nel 2019, mentre la costruzione delle opere pubbliche è stata affidata alla Società infrastrutture Milano-Cortina 2026 (Simico spa), nata nell’agosto 2021.
I ritardi e le mobilitazioni sulle Olimpiadi di Milano Cortina
Dal 2021 sono cominciati i primi importanti ritardi e le semplificazioni degli iter per la costruzione degli impianti, con la cosiddetta “clausola Pnrr”: di fatto un modo per accelerare i tempi ed evitare le procedure di controllo sulle opere pubbliche.
Con il passare del tempo, alcune strutture considerate di grande complessità progettuale sono state inserite in questa clausola, mentre a un certo punto nei documenti sono state distinte due categorie: le opere “essenziali-indifferibili”, da costruire prima dei Giochi, e quelle solo “essenziali”, da completare anche dopo marzo 2026. Negli ultimi mesi gli abitanti hanno faticato a comprendere cosa stesse accadendo, mentre sui territori hanno iniziato a comparire – e alcune volte anche a scomparire – i cantieri delle infrastrutture, con i camion che hanno portato sulle strade di montagna prefabbricati e materiali.
Al centro delle preoccupazioni ci sono i danni ambientali, il consumo di suolo e di altre risorse naturali come l’acqua, per giunta in ecosistemi fragili come quelli montani
I malumori di alcuni comitati civici, che già nel 2021 avevano manifestato le loro perplessità per le Olimpiadi, nel tempo si sono arricchiti di voci. Al centro delle preoccupazioni ci sono i danni ambientali, il consumo di suolo e di altre risorse naturali come l’acqua, per giunta in ecosistemi fragili come quelli montani. Ma anche lo spreco di risorse pubbliche a favore di interessi privati, infiltrazioni criminali e corruttive. A gennaio 2022 la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) ha scritto direttamente al Comitato olimpico internazionale per chiedere che i Giochi venissero riconsiderati e ridimensionati.
Milano-Cortina 2026, Open Olympics vuole trasparenza anche dalla Fondazione che organizza i Giochi
Anche l’allora commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevi?ius aveva auspicato di sottoporre a un adeguato procedimento di valutazione ambientale l’insieme delle opere olimpiche. Intanto, a luglio e settembre 2023 sono andate deserte le due gare per la riqualificazione della pista da bob Eugenio Monti, utilizzata per i Giochi di Cortina del 1956. Per riuscire a salvare la specialità e contenere i costi, alcuni comitati avevano allora chiesto che la gara fosse spostata in una pista fuori dall’Italia, ma per il governatore del Veneto Luca Zaia la pista da bob doveva essere ricostruita nel territorio. I lavori sono tuttora in corso.
Il modello Open Olympics
Viste le poche risposte da parte degli enti che gestiscono le risorse per i progetti milionari, a maggio 2024 è nata la rete Open Olympics 2026, di cui fanno parte Libera contro le mafie, Legambiente, Wwf Italia, Cipra Italia, Italia nostra, Mountain Wilderness Italia, Cai centrale e molti comitati e organizzazioni locali attivi sui territori interessati dal grande evento. Si tratta di una piattaforma attraverso cui la società civile organizzata chiede che i Giochi invernali siano trasparenti, legali e rendicontabili. Difatti, nonostante l’esistenza di un Piano delle opere ufficiale, i dati e i documenti sono risultati incompleti e suddivisi tra diversi siti istituzionali, tanto da rendere impossibile il monitoraggio di costi, appaltatori e avanzamento dei lavori.
Villaggio olimpico di Cortina, si cambia
Nell’ottobre 2024, l’azione coesa della rete ha portato a un primo risultato importante: la creazione del portale Open Milano Cortina 2026, ospitato da Simico, sul quale vengono pubblicate ogni 45 giorni informazioni cruciali sulla pianificazione e realizzazione dei lavori pubblici. È la prima volta nella storia che un evento olimpico e paralimpico si dota di una piattaforma del genere.
Questione di reputazione
Quando nel febbraio 2025 i report della rete civica hanno attirato l’attenzione pubblica, con i media che hanno riportato con enfasi le richieste e le perplessità di Open Olympics, Simico spa e Fondazione Milano Cortina hanno reagito con note ufficiali, dichiarandosi “disponibili” al confronto con i comitati, comunque accusati di “strumentalizzazioni inaccettabili”. Altre critiche ai comitati sono arrivate dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che si è scagliato contro gli “ambientalisti signori del no”, accusati del presunto sabotaggio di una delle opere più discusse dei Giochi: la pista da bob. Il casus belli è stato il ritrovamento, nella notte tra il 20 e il 21 febbraio, di un tubo di refrigerazione del peso di 500 chili nell’area di costruzione dell’impianto.
Salvini aveva parlato di “atto inquietante e grave”, appoggiato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, secondo cui si trattava di “un gesto di boicottaggio ideologico”. Nessuno di loro ha invece proferito parola quando, due mesi dopo, la procura di Belluno ha chiuso le indagini concludendo che si era trattato di un banale incidente
Salvini aveva parlato di “atto inquietante e grave”, appoggiato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, secondo cui si trattava di “un gesto di boicottaggio ideologico”. Nessuno di loro ha invece proferito parola quando, due mesi dopo, la procura di Belluno ha chiuso le indagini concludendo che si era trattato di un banale incidente. Intanto, sui social del ministro Salvini e di altri politici coinvolti nella gestione dei Giochi continuano a piovere accuse contro i comitati. Lo stesso Morelli, a fine febbraio, ha dichiarato: “Responsabilità dei media è quella di impegnarsi per far rendere conto dell’importanza di questa manifestazione internazionale”. Che tradotto significa: delle Olimpiadi si può solo parlare bene e le scelte su come vengono spesi i soldi pubblici vanno comunicate a partita conclusa.
A pochi mesi da febbraio 2026 le questioni aperte rimangono tante e il rischio che la frenesia per terminare le opere porti a una realizzazione poco trasparente è alto. Per confermare il pericolo è sufficiente leggere l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia): dai controlli effettuati nel 2024 sulle opere connesse all’evento olimpico sono infatti emersi 56 soggetti segnalati come vicini a organizzazioni mafiose.
La strada ancora da percorrere
Gestire i grandi eventi in modo paternalistico e poco trasparente può avere ripercussioni devastanti
Intanto sul portale Open Milano Cortina 2026 continuano a mancare i dati di molti progetti e investimenti ancillari legati ai Giochi, ma gestiti da enti locali o da privati e quindi non inclusi nel Piano delle opere. Si tratta di opere importanti, come ad esempio il villaggio olimpico di Milano, due collegamenti sciistici da Cortina, la linea ferroviaria Val di Riga. Intanto, il portale di Simico e gli altri database pubblici continuano a non parlarsi tra loro, rendendo difficile il controllo dei dati e il monitoraggio civico di quanto accade. Per questo motivo, la rete Open Olympics ha chiesto che il sito includa ulteriori informazioni, come quelle sulla spesa effettiva delle opere concluse e sull’impatto ambientale di ogni progetto, in termini di impronta di CO2.
Gestire i grandi eventi in modo paternalistico e poco trasparente può avere ripercussioni devastanti. Esclusi dalla possibilità di controllare e seguire le decisioni nelle sale del potere, cittadine e cittadini si potrebbero trovare a dover pagare i debiti della malagestione delle risorse. L’azione della rete Open Olympics ha creato un possibile scenario migliore, riuscendo a ottenere alcuni risultati importanti benché parziali. Uno stimolo affinché il pubblico delle Olimpiadi non sia solo spettatore, ma anche protagonista.
Da lavialibera n° 33, Giochi insostenibili