Strage di Cutro: sale il numero delle vittime

Col ritrovamento, nella mattinata di martedì 7, dei corpi di una donna e di una bambina, il bilancio delle vittime della strage dei migranti di Cutro è salito a quota 72. Nel numero, 28 sono minori, mentre i superstiti sono 80. Di questi, 54 sono accolti nel locale Centro di accoglienza richiedenti asilo, 12 nel sistema Sai a Crotone, 8 sono ricoverati in ospedale, 2 minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e 3 soggetti sono attualmente in stato di fermo con l’accusa di essere presunti “scafisti”.

La strage di migranti di Crutro: tutte le falle nei soccorsi

L’informativa del Ministro Piantedosi

Martedì 7 marzo il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha letto alla Camera dei Deputati l’informativa sul naufragio avvenuto nella notte tra lo scorso 25 e il 26 febbraio. Alle 15 riferirà invece in Senato. Il capo del Viminale ha parlato di “gravi falsità” riportate da chi sostiene che il governo “abbia in qualche modo ostacolato o impedito l’attività di soccorso”. “L’esigenza di tutela della vita – ha aggiunto – ha sempre la priorità, quale che sia l’iniziale natura dell’intervento operativo in mare. In altre parole, le attività di law enforcement, che fanno capo al Ministero dell’Interno, e quelle di soccorso in mare, che competono al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, esigono la cooperazione e la sinergia tutte le volte che i contesti operativi concreti lo richiedono, e in primis quando si tratta di salvaguardare l’incolumità delle persone in mare”.

Decreto Meloni, le Ong: continueremo con i soccorsi in mare

Il ministro ha poi evidenziato come il quadro normativo nazionale in materia di soccorso in mare non sia stato modificato dal governo.  “Per la doverosa ricostruzione dei fatti, che in quella sede deve avvenire, sulla vicenda sta indagando la Procura della Repubblica di Crotone. Attenderemo con fiducia e rispetto gli esiti giudiziari”. Ribadita la linea secondo cui “il recente Decreto Ong non ha nulla a che fare” con quanto accaduto a Cutro, non essendo la rotta ionica interessata da navi di soccorso delle organizzazioni non governative. Nessun passo indietro, quindi, sulle dichiarazioni pronunciate in Calabria poco dopo la tragedia. Il ministro ha anzi rimarcato la linea del “non dovevano partire” leggendo una serie di dati relativi alle morti in mare, a suo dire, frutto dell’attività “delle organizzazioni criminali” che lucrano sul fenomeno migratorio. Anche in tal senso, ha rimarcato la volontà dell’esecutivo di continuare nel solco dell’interlocuzione e degli accordi coi Paesi di partenza o di origine delle persone che intraprendono i viaggi. L’intervento di Piantedosi, soffermandosi sulle “gravi condotte criminali” di quelli che definisce “scafisti”, ha richiamato la linea già espressa dalla stessa premier Giorgia Meloni che ha parlato di “nuove norme” per “fermare i trafficanti di esseri umani e le morti in mare”.  La risposta di Meloni rispetto ai fatti – l’unica, per adesso – è consistita con la fissazione di un Consiglio dei ministri a Cutro, che avrà luogo giovedì 9.

Le ipotesi di riforma al vaglio del governo

All’ordine del giorno di giovedì potrebbe esserci un pacchetto di norme in materia di immigrazione. Come riportato dall’agenzia Agi, dovrebbe trattarsi di misure “non solo di contrasto” con inasprimento delle sanzioni per chi viene riconosciuto responsabile di reati in materia di immigrazione clandestina, ma anche “con dei finanziamenti ad hoc per l’attività di controllo e di inclusione” oltre che “per la semplificazione delle procedure e sul tema dell’accoglienza, con una maggiore apertura ai flussi migratori regolari grazie anche al contributo e alla sponda di Bruxelles”.
Tra le ipotesi, come ventilato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche una possibile rivisitazione del decreto fllussi attraverso “una quota premio” per i Paesi che siglano accordi con l’Italia sul rimpatrio degli immigrati illegali, come emerso anche tra le righe dell’informativa di Piantedosi. 
Viceversa, l’Odg non dovrebbe prevedere alcuna discussione sul ripristino delle norme dei decreti sicurezza mentre rimane solo un’ipotesi poco verosimile quella di un “41-bis per gli scafisti”. 
Fanno da contraltare al pugno di ferro annunciato da parte del governo le parole pronunciate da Orlando Amodeo, medico esperto di soccorsi in mare, a lavialibera, secondo cui “gli scafisti li creiamo noi attraverso determinate politiche e modi di pensare”. Nel frattempo, come riporta la Repubblica, tramite il proprio legale di fiducia, l’avvocato Salvatore Perri, il fratello di uno dei ragazzi fermati con l’accusa di aver aiutato i “capitani” dell’imbarcazione arenatasi lungo le coste di Cutro, avrebbe reso noto un audio dove lo stesso chiede alla famiglia – in particolare al padre – di versare una seconda tranche di denaro per poter pagare il viaggio che lo avrebbe condotto in Italia.

Chi sono i trafficanti di uomini: uno, nessuno, centomila

La persona in questione potrebbe dunque anche essere ricompresa tra quelli che il report Dal mare al carcere, contro la così detta “criminalizzazione degli scafisti”, firmato da Arci Porco Rosso in collaborazione con Alarm Phone e Borderline Europe definisce “capitani forzati”. Un aspetto che rende il dibattito più sfumato di come appaia attraverso le ricostruzioni politiche di questi concitati giorni.
 

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