Quel pasticciaccio brutto dello Stato di Israele
di Massimiliano Brancato
Che meravigliosa serie di cause e concause hanno portato alla creazione dello Stato sionista di Israele.
Un signore elegante e geniale, Theodor Herzl, sguardo severo, barba imponente, ebreo ashkenazita ungherese, studi presso il Ginnasio Evangelico di Budapest (sic!), nel 1896 pubblica il suo capolavoro: “Der Judenstaat”. La fantastica rivendicazione di uno Stato per un popolo, da millenni, senza Stato. Invocando gli antichi testi ebraici, particolarmente l’Antico Testamento “masoretico”, compilato, rimaneggiato, riscritto tra il II secolo a.C. fino al 1425 d.C., un poema epico come tanti altri, l’Iliade, l’Odissea, l’epopea di Gilgamesh etc., propone di risolvere il problema della persecuzione ebraica assegnando agli “ebrei” un qualche loro Stato; che sia in Palestina o in Argentina o altrove poco importa.
In fin dei conti siamo in piena “Belle Époque”, il secolo dove tutto sembra davvero possibile. Sorgono Stati nuovi in ogni dove, si intraprendono spedizioni archeologiche per validare questa o quella paternità arcaica a giustificazione di nuovi domini, si disegnano confini di Stati artificiosi coi righelli, sulle rovine di imperi multietnici immensi, come quello ottomano o asburgico; è il trionfo, in altre parole, del colonialismo occidentale, il suo culmine. Francia, Inghilterra e Stati Uniti si sentono, e sono, padroni del mondo, e ritengono di poter dare forma a qualsivoglia mostruosità etnica, culturale, genetica etc. etc..
Ed è un momento in cui in ogni dove, sempre in occidente ovviamente, si fa un gran parlare di “razze”, si tassonomizza, si costruiscono genealogie improbabili e, soprattutto, ovviamente si “gerarchizza”.
Herzl è figlio del suo tempo, ovviamente, e perora la causa della sua “razza”, cui, evidentemente (ma non è il solo) attribuisce grande valore e una indiscussa antichità, per non parlare della sua altrettanto indiscussa missione legata al compimento di una pletora di profezie più o meno apocalittiche. Insomma, la sua è una “razza” molto speciale, così come per altri personaggi saranno speciali gli “ariani” piuttosto che gli “indoeuropei” etc.
Missione primaria della sua razza è quella della “Terra Promessa”. Questione dibattuta dai tempi di Davide e Salomone, l’unico periodo in cui, sebbene le fonti archeologiche siano piuttosto vaghe, sarebbe storicamente esistito un regno di Israele, anzi, in realtà due, quello di Israele e quello di Giuda. Entità più o meno coeve del regno di Albalonga e di eguale estensione, grosso modo.
Certo, sarebbe sembrato assurdo che un abitante di Lanuvio potesse rivendicare seriamente il diritto a tornare ad avere il suo regno, conquistato dai romani nel 673 a.C. In effetti, per sua sfortuna, sembrerebbe non esistere una “razza” albalonghensis, sebbene l’abitante di Lanuvio possa contare anch’egli, come Herzl, su valide scritture antiche, tra cui l’Eneide, dove la fondazione di Alba Longa viene attribuita ai troiani di Enea attorno alla metà del XII secolo a.C., visto che la distruzione di Troia viene collocata attorno al 1184 a.C. Con ogni probabilità gli albalonghesi, dopo la distruzione e conquista romana, saranno diventati, molto semplicemente, romani, così come centinaia e centinaia di regni e imperi e tribù che hanno avuto lo stesso destino infausto nel corso della storia dell’umanità.
Ma per i Regni di Israele e Giuda ovviamente è tutto diverso, si sono formati attorno al 1030 a.C. (più o meno siamo ai tempi di Alba Longa) e sono stati, ohimè, conquistati nel 710 a.C. (il Regno di Israele da parte degli Assiri) e nel 587 a.C. (il Regno di Giuda da parte dei Babilonesi), quindi poco prima della nostra consueta Alba Longa. Niente di strano o di diverso, si potrebbe dire. Eh no. Qua’ c’è in ballo una “razza” e una “religione”, che purtroppo era assente ad Alba Longa.
Con la cacciata dei palestinesi dalle loro terre, nasce lo Stato colonialista di Israele
E poi, non dimentichiamocelo, c’è la tradizione biblica, costruita nel millennio successivo, e il concetto di “Terra Promessa”, che gli abitanti di Alba Longa, evidentemente, non potevano vantare.
E, in effetti, non c’è mai stato un Herzl di Lanuvio. Peccato.
Ma, accidenti, mi si dirà, ci sono stati i “pogrom”, le diaspore, i “genocidi” e la “shoah” che cavolo. Certo, non posso avere la controprova che, se nel caso in cui gli abitanti di Alba Longa avessero continuato a rivendicare per diritto divino la loro terra, non sarebbero stati soggetti a pogrom, diaspore, genocidi etc. Qualcosa mi fa pensare di sì, ma sono solo supposizioni.
Però, in questo caso, ci viene in aiuto un altro curioso e analogo fenomeno storico: la colonizzazione delle Americhe e lo sterminio degli amerindiani.
Qua’ i pogrom ci sono stati, il genocidio, direi, anche. In questo caso abbiamo anche il fattore “razziale”, se vogliamo, che mancava ad Alba Longa. Non abbiamo, purtroppo, il fattore del supporto delle tradizioni bibliche. Può darsi che i popoli amerindiani non si percepissero come “destinatari” per diritto divino di una “terra promessa”, anche su questo le fonti tacciono. Con ogni probabilità loro percepivano il loro esistere su un territorio come semplicemente casuale e transeunte. In fin dei conti è un loro problema.
E infatti non è mai esistito un Herzl Lakota. Peccato.
Se fosse esistito un Herzl Lakota, il popolo Lakota-Sioux si sarebbe organizzato diversamente, avrebbe utilizzato abilmente le sue leve all’interno degli Stati colonialisti favorendo una “dichiarazione Balfour-Lakota” che avrebbe, sacrosantamente riconosciuto il diritto al popolo Sioux ad una loro terra, diciamo l’attuale Nord e Sud Dakota. Considerate che la famosa battaglia di Little Bighorn, quella del generale Custer e del settimo cavalleria, è avvenuta il 25/26 giugno del 1876, siamo sempre nel contesto Herzl cronologicamente.
Un Herzl-Lakota avrebbe poi raccolto ingenti quantità di fondi per consentire a tutti i Sioux, i Cheyenne e gli Arapaho dispersi nelle riserve (leggi ghetti) del Nord America di spostarsi nel Dakota. Con quella grande quantità di soldi avrebbero iniziato ad acquistare dei grandi appezzamenti di terreno, ricomprandosi le loro praterie ancestrali, e avrebbero potuto insediarsi tranquillamente, costruendo i loro villaggi, sviluppando la loro economia locale e, perché no, mettendo in piedi la loro “Tsahal” (Tzva HaHagana Le Ysra’el) che in occasione, ad esempio, della battaglia, o, meglio, del massacro, di Wounded Knee il 29 dicembre del 1890, avrebbe fatto senz’altro comodo.
Espansione Iraele dal 1946 aad oggi
A, quasi dimenticavo, pensate alle bizzarrie della storia. Il massacro di Wounded Knee è stato causato dal timore dei colonizzatori bianchi per la diffusione di un nuovo culto “profetico” indiano: la religione della “Ghost Dance”. Propagata da uno sciamano Paiute di nome Wovoka che affermava di aver avuto una visione in cui il Messia cristiano Gesù Cristo gli avrebbe profetizzato il ritorno sulla terra in forma di nativo americano (sic!). Secondo questa profezia gli invasori bianchi sarebbero stati spazzati via da un enorme terremoto ed una inondazione e i fantasmi degli antenati dei nativi sarebbero tornati nelle loro terre (Ghost Dance) assieme ai bufali e al resto.
Mi chiedo se ci sia una poi così profonda differenza tra questa profezia Paiute e quanto citato in Genesi 17:8
“Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Cànaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio.”
Ora cosa dovremmo fare? Limitarci a biasimare Israele o dolerci del fatto che non sia esistito un Herzl Lanuviense o Lakota? Almeno fino ad ora, visto che le profezie non hanno una data di scadenza precisa.
Bangkok 14 novembre 2023