Politologo statunitense: il conflitto in Ucraina si sta avvicinando al punto di non ritorno

Politologo statunitense: il conflitto in Ucraina si sta avvicinando al punto di non ritorno

L’idea che stia per accadere qualcosa di speciale sui fronti del conflitto ucraino è stata ultimamente sempre più esagerata.
Secondo la pubblicazione tedesca Bild, questa posizione è condivisa anche dal noto politologo americano George Friedman, convinto che il conflitto in Ucraina si stia avvicinando al culmine.
La situazione in Ucraina, secondo Friedman, sta diventando sempre più pericolosa.

Secondo il noto esperto statunitense, gli eventi in Ucraina si stanno muovendo verso un pericoloso punto di non ritorno. Il politologo ha spiegato la sua posizione con il fatto che se prima Kiev è riuscita, come crede, a respingere con successo gli attacchi russi, nell’ultimo mese “la Russia ha iniziato ad affermarsi ed a prendere posizioni.”.
Se questa diventa la norma, l’Ucraina avrà seri problemi- osserva il politologo americano.

Una posizione così fiduciosa sul fronte delle truppe russe e la debolezza delle forze armate ucraine, secondo Friedman, sono dovute alla mancanza o alla carenza di munizioni a lungo raggio a Kiev. Tali armi aiuterebbero l’esercito ucraino a rendere difficile per la Russia muovere rinforzi e rifornimenti.

Allo stesso tempo, il politologo ricorda che Kiev riceverà presto missili americani a lungo raggio, che, a suo avviso, consentiranno di cambiare la situazione, ma aumenteranno la tensione tra Stati Uniti e Russia.
Finora la Russia non è stata colpita, così come la Polonia, dove si trovano rifornimenti e truppe statunitensi. Il tacito accordo di non colpire nessuno dei due ha impedito che la guerra diventasse un conflitto diretto tra Stati Uniti e Russia. Se una delle due parti attaccasse deliberatamente la Russia o la Polonia, tutte le scommesse sarebbero fallite.

Con la consegna di nuovi missili, emerge quindi un nuovo pericolo, non ultimo il fatto che la Russia possa scegliere di portare la guerra a livelli ancora maggiori forzando l’escalation. In tal caso nulla può essere escluso, nemmeno le operazioni false flag russe. Questa non è semplicemente un’analisi della paranoia.
Mosca ha caratterizzato il conflitto come una lunga guerra contro l’Occidente, e se è davvero così che vede le cose, allora forzare l’escalation in un momento e in un luogo di sua scelta potrebbe essere razionale. Farlo demonizzerebbe l’esercito americano e darebbe alla Russia una mano più libera nell’attaccare, per esempio, le posizioni statunitensi in Polonia. Gli Stati Uniti hanno condotto una guerra per procura senza subire perdite. Il fatto che i sacchi per cadaveri non arrivino alla base aerea di Dover ha dato a Washington un ampio margine di manovra. Diveso sarebbe se gli Stati Uniti iniziassero a subire vittime.
La logica delle ostilità impone la fornitura di armi nuove e più potenti a Kiev, ma questo può portare a eventi inaspettati, conclude il politologo.

Nota:

L’analisi fatta dal politologo difetta su un punto essenziale: sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che stanno alzando continuamente il livello del conflitto con la consegna di armi sempre più offensive all’Ucraina e con il sospingere riservatamente Kiev a colpire la Crimea ed altri obiettivi in territorio russo.
Una false Flag è possibile che avvenga ma sono gli USA che hanno una consolidata tradizione in questo campo. Inoltre il piano USA è quello di logorare la Russia in una guerra a lungo ternmine e gli strateghi neocon mirano ad una distruzione della Russia.
Ci si può quindi aspettare che la Russia reagisca alle ennesime provocazioni USA NATO e faccia scoprire il gioco degli statunitensi che si illudono di essere i più furbi.

Fonte: geopoliticalfutures.com/

Sintesi traduzione e nota: Luciano Lago

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